Tutto nacque quando uno dei nove figli raccontò alle sue insegnanti che cosa succedeva a casa: suo fratello maggiore lo toccava in modo strano. Da qui, le indagini condotte della Procura di Torino che portarono all’arresto del ragazzo e alla scoperta che quelle “strane carezze” in realtà erano anche rapporti sessuali, consumati con le sorelline più piccole. Fatti, questi, che si sono trascinati per anni e anni rimanendo nei silenzi più assordanti dei segreti famigliari.
Una madre, nove figli e un’abitazione di fortuna costruita dal padre nelle campagne di un centro delle Langhe. Un’educazione religiosa rigidissima, che si sarebbe risolta anche in botte con la cinghia, preghiere, redenzione e il silenzio dei genitori che non avrebbero impedito nulla di tutto ciò che avvenne sotto il loro tetto e che la Corte di Cassazione ha confermato in toto.
C’è tutto questo nell’inchiesta giudiziaria nata al tribunale di Torino, piombata sulle spalle di una famiglia di origini romena. Qualche mese fa la corte d’Assise d’Appello, per madre e figlio, aveva messo un punto alla loro posizione processuale. Per il padre, invece, il lungo travaglio processuale dovrà ricominciare di fronte a un altro di palazzo di giustizia, quello di Cuneo.
Le violenze per cui il ragazzo era stato processato e condannato in abbreviato a otto anni di reclusione dal “tribunale degli adulti” andavano dal 2017 al 2021, anno in cui è diventato maggiorenne. Gli episodi pregressi, invece, quelli che si sarebbero consumati a partire dal 2006, sono al vaglio del tribunale per i minorenni.
Attualmente in carcere al Cerialdo, era stato anche condannato per la detenzione di materiale pedopornografico, motivo per cui le indagini erano state svolte a Torino. Ad aggravare le accuse nei suoi confronti si aggiunse il fatto che le sue sorelle ai tempi avessero meno di dieci anni. Ad oggi, alcune di loro si trovano in comunità mentre un'altra ha preso i voti e vive in un convento in Romania con due fratelli. “Sì, è vero. Io queste cose le ho fatte – aveva confessato il ragazzo di fronte al giudice per l'udienza preliminare-. Mi sento responsabile. Sono pronto ad affrontare la pena. Qualunque pena mi vogliate dare” .
Il legale bolognese Claudio Cenacchi aveva presentato il ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione e nei giorni scorsi la decisione dei giudici del "Palazzaccio": rigettato. La pena finale inflitta al giovane in secondo grado è stata di 8 anni di carcere. Per la pena definitiva, però, il magistrato dell’esecuzione dovrà tenere anche conto del periodo del pre-sofferto, ossia il tempo trascorso dal ragazzo in misura cautelare, nel caso specifico, si tratta di 2 anni e 9 mesi di gli arresti domiciliari. Il fine peneaè previsto per il 24 giugno del 2030 fa sapere l'avvocato.
Assieme a lui, era stata condannata in abbreviato di fronte al tribunale di Torino anche la mamma, assistita dall’avvocato di Cuneo Mauro Mantelli. La Corte di Appello aveva abbassato la pena a 3 anni e 8 mesi di carcere. Su di lei pendevano le accuse di maltrattamenti e violenza sessuale omissiva perché, pur sapendo che cosa accadeva fra le mura di quella cascina, è sempre rimasta in silenzio.
Quanto al padre, assistito dall’avvocato Alice Battisti di Torino, su di lui erano cadute le accuse che rendevano il reato distrettuale: pertanto sarà la Procura di Cuneo e non più quella di Torino a occuparsi del processo.
Intanto, l’avvocato Michela Giraudo, che assisteva un fratello e due sorelle (ad oggi di età comprese fra i 15 e i 35 anni), aveva ottenuto in appello un risarcimento per circa 125mila euro. In Corte di Cassazione, invece, le conclusioni per le parti civili costituite, tre fratelli (ad oggi di età compresa tra 12 e 19 anni), sono state rassegnate dall'avvocato cheraschese Massimo Rossi del foro di Asti.