“Ed allora comprendo che non è la mia insofferenza a spingermi, ma la voglia di vivere, il desiderio di respirarmi, di cercare qualcosa dentro di me che non sia quotidiana banalità"'
Gigantografie mozzafiato, colori, paesaggi ed emozioni. A Museo Mallé di Dronero sta riscuotendo grande successo la mostra “L’eterna spinta ad andar per i monti” delle fotografie in Alta Valle Maira di Bruno Rosano, pioniere dello scialpinismo, scrittore e fotografo deceduto nell’aprile del 2022.
Fortemente voluta dalla direttrice e storica delle arti Ivana Mulatero, la mostra è un omaggio dedicato, il ricordo ma soprattutto la riconoscenza verso colui che della sua valle è stato amante e profondo conoscitore. Un viaggio di stupore, storia di bellezza e tenacia, scorci di vita vissuta con grande dignità oltre la paura e gli ostacoli, ma soprattutto alte vedute che restano nel tempo, con panorami incredibili fuori e dentro sé.
Nato a Pratorotondo di Acceglio nel 1954, otre ai libri e meravigliosi calendari della Valle Maira, a Rosano si devono anche le cartine geografiche per l'inverno e per l'estate. Si deve a lui, per questo, non soltanto la conoscenza, ma la vera valorizzazione della montagna. Il suo ricco archivio fotografico è stato riaperto in occasione dell’esposizione presso il Mallé dalla moglie Carla Giordana e dalle figlie Marta e Silvia. “A loro va la gratitudine più grande - dice la direttrice Ivana Mulatero - per la scelta di condividereuna trentina di scatti che mai erano stato finora visti, riuniti nella mostra monografica allestita in tre diverse sedi: Museo Mallé a Dronero, Corsotorino ad Alba e Confraternita di Chiappera ad Acceglio.”
Proprio Chiappera era la base di partenza di molte escursioni di Bruno Rosano. Ammirava il paesaggio lui, cercava attraverso le fotografie e le pubblicazioni delle sue imprese di montagna di offrire strumenti inediti, mai visti prima, per rispondere a quell’esigenza interiore di autenticità, al suo bisogno di conoscenza ed alla bellezza. Il suo metodo fotografico consisteva nel salire sulle vette, anche quelle più inaccessibili, cogliendo scorci incredibili e restando lì, in attesa di un particolare momento, di quel qualcosa di unico che solo la natura sa offrire. Amava creare fotografie con un orizzonte largo, che somigliassero il più possibile al movimento dell'occhio umano, come ampiezza di raggio visuale. Per fare tutto questo non usava mai degli obiettivi grandangolari, che deformano l'immagine sui bordi, ma, grazie al cavalletto che si portava sempre nello zaino, eseguiva una serie di fotografie da sinistra a destra, o viceversa, per poi, in fase di postproduzione, con il computer unirle ad altissima precisione da farle sembrare un solo scatto.
IRRINUNCIABILE PASSIONE
Nel 1993 fu colpito da un infarto. Inevitabilmente fu per lui molto brutto, ma la volontà, che in lui era sempre stata voce vitale, più che mai in quel momento si unì a quella irrinunciabile passione. La sua attività fotografica escursionistica ed editoriale non si fermò ed epica fu l'impresa che compì con l'amico Gibi (GianBattista Rossato di Busca) nel 2005: ad essere percorse e salite le 25 vette sui tremila metri in 5 giorni, pianificando ogni percorso onde mai scendere di quota. Con l’aiuto di alcuni amici nel provvedere ai viveri nei vari bivacchi, Rosano potè completare questa avventura, pubblicata poi sul libro "Val Maira a Pé" e la chiamò "A fil de ciel (25 tremila no stop)".
Nel 2013 le sue condizioni di salute peggiorarono e nel novembre 2016, all'Ospedale Molinette di Torino, gli venne eseguito il trapianto al cuore. In seguito all’intervento non utilizzò più gli sci, ma continuò le escursioni. Nel 2018 partecipò agli europei dei trapiantati vincendo due medaglie d'oro nella corsa. Partecipò inoltre a diverse sfide a livello mondiale, le "The Billion Steps Challenge", ossia gare per sensibilizzare i pazienti a fare attività fisica quale aiuto al cervello e di beneficio psicologico ner accettare e convivere meglio col nuovo organo, in cui registrò una media di diciottomila passi al giorno. Arrivò ad aver scalato tutte le montagne oltre i tremila metri delle Alpi occidentali e desiderava scalare il Cervino. Pochi giorni prima di morire, aveva completato i 140 km della «Via degli Dei» sugli Appennini tra Bologna e Firenze.
UNA STORIA NELLA STORIA
“L'eterna spinta ad andar per monti - dice la direttrice del Museo Mallé Ivana Mulatero - portava Bruno Rosano a ricercare sé stesso, in un dialogo interiore bilanciato dalle imprese realizzate da alpinista ed escursionista con un cuore dimezzato e poi trapiantato senza mai saziarsi delle vette conquistate, collezionando circa 277 Tremila scalati quasi sempre in solitaria su quelle dita di roccia puntate al cielo, senza mai andare in Tibet. I paesaggi dell'Alta Valle Maira, nel suo stile fotografico, hanno una accentuata estensione orizzontale come i dipinti dei macchiaioli. Un arco/occhio, grande e spalancato su una serie di quinte naturali colte in una estrema vividezza di colori, dal verde dell'erba magra al bianco cremoso della neve fino all'azzurro di un cielo dipinto. Bruno organizza le sue fotografie dando alla figura umana, quelle poche volte in cui c'è (lui mai che non amava essere ripreso) una posizione precisa all'interno dell'immagine per ottenere degli specifici effetti pittorici.
Che siano due camminatori lungo il sentiero che costeggia il lago superiore di Roburent o uno sciatore in discesa dal Monte Piutàs, piuttosto che uno scalatore sulla cresta che dal Colle Sautron sale al Vallonasso, rivive sempre un riferimento dimensionale, la loro presenza enfatizza la grandezza del vasto paesaggio sullo sfondo, come nei dipinti dei pittori romantici di inizio Ottocento.
Il Museo Mallé valorizza la produzione fotografica fin dall'apertura nel 1995: uno dei primi interventi di Milli Chegai, al tempo curatrice, fu proprio quello di inventariare le fotografie della famiglia Mallé, per poi gettare le basi per la creazione di un archivio fotografico stabile. Fu il frutto di una ricerca tra tutti i cittadini di Dronero, invitati a reperire nelle proprie case vecchie fotografie concernenti i diversi aspetti della vita, del territorio dronerese e della Valle Maira, nel periodo compreso fra la seconda metà dell'Ottocento e le due guerre mondiali. Qualcuno ricorderà ancora la mostra ‘Dronero. Memorie di un secolo’ che si apri al Museo Mallé nel 2001 facendo raggiungere il record di visitatori. Ancora oggi, nel trentennale del Museo, la fotografia è al centro dei nostri impegni puntati a rivelare la poetica di vita e di sguardi di Bruno Rosano, tradotta in immagini spettacolari.”
E sono tanti gli appassionati di montagna e le persone che lo hanno conosciuto ad andare a visitare la mostra presso il museo dronerese. Tra i visitatori, ieri pomeriggio anche Lorella D’Ercole e Claudio Tortone, due amici e compagni di avventure in alta quota di Bruno Rosano. Gli occhi lucidi guardando le fotografie ed il loro grande affetto.
Lorella ripercorre con noi una giornata indelebile e, rivolgendosi proprio a Bruno, dice: “Nonostante il trapianto di cuore sei ancora riuscito a portarmi a fare la cresta est del Pelvo, che non avevamo mai fatto: Eravamo io e te: io avevo subito un intervento con delle viti alla schiena, tu il trapianto al cuore. Ad un certo punto io non stavo tanto bene, tu neanche, ma ci siamo guardati ed abbiamo continuato fino alla cima. È stato uno dei più bei ricordi, tra i tanti e belli che ho di te. Ciao Bruno! Pensaci da lassù, noi ti portiamo sempre a sciare con noi.”
Claudio, emozionato, ci racconta invece: “Ricordo che c’eravamo visti camminando in montagna e che mi aveva detto: ‘Dai vieni con noi, non fermarti al Colle’. Mi ero lasciato convincere ed avevamo fatto un bellissimo giro in Alta Valle Maira, dove mi aveva illustrato tutte le punte, tutti gli angoli che non conoscevo. Era una persona straordinaria Bruno, perché oltre ad un’immensa conoscenza aveva anche una grande umiltà.”
Quella di Bruno Rosano è senza dubbio la storia di un uomo, ma è anche la storia di una valle, l’insegnamento a conoscere e custodire, ad essere innovativi come lui stesso ha saputo esserlo, per esempio con i calendari e le cartine. È l’inconfondibile tocco, il riconoscerlo nelle fotografie, la nostalgia. Nello stesso tempo è presenza e sguardo verso il futuro: quella ricerca dentro sé, grazie al suo esempio, di qualcosa di unico da tirare fuori e che sa restare.
La mostra “L’eterna spinta ad andar per i monti”, a cura di Ivana Mulatero, Francesco Revello e Carmen Valoti, è ad ingresso libero e gratuito e rientra nel circuito Abbonamento Musei. Visitabile fino al 4 maggio, è sostenuta dal Comune di Dronero, dalla Mamo Educational Foundation, dalla Galleria Corsotorino18, dalla Banca di Caraglio e dalla Regione Piemonte.
Orari di visita: ogni sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 19. Visite guidate e possibilità di aperture straordinarie infrasettimanali su prenotazione per singoli, gruppi e scolaresche.
Dopo Dronero, sarà ad Alba presso la Galleria Corsotorino18 (10 maggio-15 giugno), ed infine ad Acceglio presso la Confraternita di Chiappera (19 luglio-31 agosto). Ad arricchire la mostra presso il Museo Mallé, un programma ricco di incontri, visite guidate, conferenze e laboratori.