Siamo entrati da poco nell’itinerario liturgico della Quaresima che prepara alla Pasqua, durante il quale, oltre alla preghiera, sono previsti per i cristiani momenti di digiuno.
Rompe il digiuno una tazza di cioccolato in Quaresima? Ci fu un tempo in cui la disputa fu molto sentito soprattutto in Spagna e Italia, tra il XVII e XVIII secolo, e impegnò gli esperti a colpi di trattati, con i Domenicani assolutamente contrari e i Gesuiti a favore, anche per i loro interessi nelle piantagioni di cacao del Brasile.
La polemica era scoppiata nel 1591, quando il medico messicano Juan de Cardenas si era chiesto se fosse da considerare bevanda qualunque alimento allo stato liquido, anche se ricco di sostanze nutrienti. La cioccolata era da escludere comunque perché troppo sostanziosa per essere considerata solo come bevanda e troppo gradevole da non rappresentare una “mortificazione della carne”. Non si trattava di discussioni puramente accademiche, in quanto nell’America latina si poteva bere cioccolata anche in chiesa, durante le funzioni più lunghe.
Immediata fu la reazione di chi amava il cioccolato o aveva investito sul suo commercio. Nella disputa furono coinvolti Cardinali e Papi fino a quando non si giunse a un compromesso: nei periodi di digiuno si poteva consumare una tazza di cioccolata al giorno, perché era liquida e quindi da considerarsi bevanda. La querelle, tuttavia. continuò ancora a lungo: il medico genovese, Francesco Felici, da buon “cioccolatiero christiano”, nel 1676 dava alle stampe la Risposta dimostrativa che la cioccolata rompe il digiuno, mentre lo spagnolo Solorzano y Pereyra definiva la cioccolata peccaminosa perché risvegliava ardori sessuali.
Si era in piena Controriforma e, nonostante la Chiesa dettasse misure austere in ogni campo, per la cioccolata non si tornò indietro. Si sostenne con convinzione che era gradita a Dio tanto è vero che, come raccontava nel 1680 Giovanni Batista Gudenfridi (pseudonimo dietro il quale si nascondeva forse un gesuita), un angelo aveva rinvigorito con una tazza di cioccolato Santa Rosa di Lima, la “vergine del Perù”, un giorno in cui era sfinita dal rapimento mistico. Poteva un angelo di Dio attentare alla sua castità e offrirle una bevanda peccaminosa?
La cioccolata dunque è permessa ma, se per digiuno si intende la rinuncia volontaria a qualcosa di molto gradito, si può scegliere nel periodo quaresimale di non assaggiare neppure un cioccolatino. Un bel sacrificio, ma non impossibile, anche se le uova di cioccolato con le loro decorazioni di fiori, coniglietti, chiocce e pulcini ammiccano già dalle vetrine delle pasticcerie.
Poi a Pasqua ci si rifarà abbondantemente…