Non solo Fumetti - 23 marzo 2025, 06:30

“Flow - Un mondo da salvare”: un gatto da Premio Oscar

Una piccola produzione lettone vince la statuetta per il miglior film d’animazione

“Flow - Un mondo da salvare”: un gatto da Premio Oscar

Non sempre il fumetto e i suoi derivati vengono considerati prodotti di serie b. Ci sono, per fortuna, circostanze in cui il gotha della cultura, lì, da qualche parte nel mondo, decide di elevarli a opere d’arte (una cosa che, secondo me e probabilmente anche secondo voi che leggete abitualmente questa rubrica, dovrebbe accadere sempre).

Con un leggerissimo ritardo l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, nel 2001, ha deciso finalmente di assegnare una statuetta anche al miglior film di animazione.

Le nominations di quest’anno erano “Inside Out 2”, “Il robot selvaggio”, “Flow - Un mondo da salvare”, “Memor of a Snail” e “Wallace e Gromit - Le piume della vendetta”.

Dei primi due vi ho tra l’altro parlato in due articoli di qualche tempo fa; non nascondo di aver tifato per la vittoria de “Il robot selvaggio”, film che ho trovato estremamente pregevole.

Il trailer di “Flow - Un mondo da salvare”

Invece ha vinto "Flow" e la cosa fa ugualmente molto piacere. Sì, perché, credo per la prima volta nella storia del cinema, un piccolo film nato nel nord Europa, in Lettonia, ha sconfitto le grandi major (Disney, Pixar, Sony, Dreamworks...).

La premiazione di “Flow - Un mondo da salvare” nella notte degli Oscar

Un film dai costi davvero contenuti: su "Flow" hanno lavorato soltanto 45 persone, 20 delle quali erano animatori. Il budget impegnato è stato modesto: tre milioni e mezzo. Per darvi un’idea delle proporzioni, pensate che il costo di “Inside Out 2” ha toccato i trenta milioni.

Un altro esempio che rende bene l’idea dei costi: secondo quanto dichiarato da Gints Zilbalodis, che del film è regista, sceneggiatore e produttore, "Flow" è stato interamente realizzato con Blender, un software di modellazione in grafica 3D e rendering totalmente open source, quindi gratuito. Ciò ha comportato un notevole risparmio di tempo: niente bozzetti, niente storyboards. Tutto è stato delegato al programma.


Una scena di “Flow - Un mondo da salvare” all’interno di una schermata del software Blender

Ma nell’economia di quest’opera, quella appena citata è la scelta meno rivoluzionaria se pensiamo che in tutto il film non v’è traccia di voce umana. Versi di animali, rumori e colonna sonora (anche quest’ultima composta da quel geniaccio di Zilbalodis insieme a Rihards Zaļupe) sono gli unici elementi audio che accompagnano la storia.

Trailer di “Away”, il primo film di Gints Zilbalodis

Già. La storia. Non meno originale di “Away”, il precedente successo del regista lettone (2019), “Flow”racconta la storia di un’inondazione mondiale, una sorta di diluvio biblico. Infatti anche qui c’è un’arca. Si tratta di una barca a vela alla deriva sulla quale un gatto riesce fortunosamente a salire insieme ad altri animali: un cane, un lemure, un capibara e un uccello serpentario. Potremmo considerarla una metafora toccante del mondo, dato che, nel corso della narrazione, caratterizzata da un susseguirsi ansioso di piani sequenza, questi cinque animali affrontano ogni difficoltà imparando lentamente a stare tutti sullo stesso legno, non solo rispettandosi, ma anche aiutandosi l’un l’altro.

La scelta di non utilizzare dialoghi e voci umane ha comportato la necessità di un disegno preciso, verosimile e snello al limite del maniacale, in quanto lo spettatore recepisce il film esclusivamente dai corpi e dai movimenti dei personaggi. In quella di non dare un nome ai personaggi la critica ha invece visto un profondo valore simbolico: non c’è specie o razza che tenga, seppur diversi siamo tutti uguali, apparteniamo tutti a questo mondo e tutti abbiamo diritto di viverci.

Come spesso accade, considerare i film di animazione come prodotti destinati solo ai bambini e ragazzi è un grave errore e “Flow” ne è la prova. E’ un film comunque adulto, non mancano, anzi, momenti di tensione un po’ disturbanti. La regia, con una sapiente gestione delle inquadrature, riesce a consegnare allo spettatore una visione quasi in soggettiva. L’enorme massa d’acqua, resa in maniera estremamente realistica, riesce a trasmettere inquietudine e un grande senso di solitudine, di naufragio (di migrazione?); non è solo ambiente, è un personaggio, per mezzo di lei gli eventi si susseguono fluidi, quasi trasportati dalla corrente.

C’è poi anche una balena, ma… Rischierei di farvi spoiler. Vi dico solo che vi si inumidiranno gli occhi.

L’Oscar è solo l’ultimo dei premi vinti da quest’opera. Dopo una trionfale accoglienza al Festival di Cannes ha conseguito, tra gli altri, il Golden Globe e una serie di prestigiosi riconoscimenti presso il Festival Internazionale del film di animazione di Annecy.

Insomma, “Flow - Un mondo da salvare” è ancora nelle sale, andatelo a vedere.

Noi ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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