Cronaca - 19 marzo 2025, 13:57

Bimbo perse la mano nell’incidente dello scuolabus: dopo otto anni si chiude il processo civile

Nel procedimento penale che seguì al fatto autista e legale rappresentante della ditta di trasporto erano ricorsi alla messa alla prova. Ora si va verso un accordo transattivo dopo il primo risarcimento della società di assicurazioni

Il processo è stato rinviato all'udienza del prossimo 7 aprile

Il processo è stato rinviato all'udienza del prossimo 7 aprile

A distanza di oltre otto anni dai fatti è prossima alla chiusura la vicenda processuale originata dal terribile incidente che ebbe come involontario protagonista un ragazzo che all’epoca dei fatti, occorsi il 28 ottobre 2016, aveva appena sei anni.

Il procedimento in sede civile è quello che fa seguito al sinistro che il 28 ottobre 2016 coinvolse uno scuolabus di servizio a Bra per conto del Comune. Un incidente dall’esito particolarmente grave, giacché per sua conseguenza un bambino che viaggiava a bordo del mezzo, di ritorno a casa dopo la mattinata trascorsa a scuola, subì la perdita della mano destra, rimasta "intrappolata" nella guarnizione di un finestrino e quindi sub-amputata per effetto della manovra compiuta dall’autista ravvicinandosi a minima distanza da un muretto.

Al fatto fece seguito un processo penale con imputati l’autista del mezzo, S. D., e il legale rappresentante della società di trasporti coinvolta, G. B., cui l’accusa contestò la fattispecie colposa delle lesioni gravissime

Nell’udienza tenuta nel gennaio 2020 le difese dei due – rappresentate rispettivamente dagli avvocati Fernanda Portulano e Carlo Mussa – avevano richiesto per i loro assistiti l’ammissione alla "messa alla prova": istituto che, previsto dall’articolo 168 Bis del Codice Penale, qualora concesso dal giudice comporta la sospensione del procedimento e della relativa prescrizione.  

Il pubblico ministero aveva condizionato il proprio assenso alla misura all’effettiva corresponsione da parte della società assicuratrice – la Itas di Trento – dei 400mila euro di risarcimento che la stessa si era offerta di versare a favore della vittima.

Una dazione che – era l’altra condizione posta dal Pm – non andava però intesa come definitiva, dovendosi quindi escludere, come invece proposto, la sua subordinazione a clausole di rivalsa che la parte civile – i familiari del piccolo, rappresentati dall’avvocato albese Roberto Ponzio – aveva da subito bocciato come "ambigue".

Chiuso il procedimento penale, è ora prossimo alla definizione anche il processo civile seguito alla vicenda. Dopo l’udienza tenuta lunedì in Tribunale ad Asti il giudice ha rinviato le parti al prossimo 7 aprile col proposito di perfezionare tra loro un accordo transattivo che possa risarcire il ragazzo del gravissimo danno subito. Così l’avvocato della famiglia Roberto Ponzio: "In effetti siamo vicini a una transazione, mancano alcuni dettagli che dovrebbero essere risolti nei prossimi giorni. I danni subiti dal mio assistito sono gravissimi, perché oltre a quello biologico vi è un danno esistenziale, che comporta l’abolizione per lui di tutti i lavori di tipo manuale, oltre a una limitazione della possibilità di praticare attività ludico-creative. L’entità del risarcimento è coperta da una clausola di riservatezza".

Ezio Massucco

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU