Al Direttore - 19 marzo 2025, 12:05

"Cuneesi, vantarsi di 'saper lavorare' non basta più: siamo parte del Piemonte e dobbiamo rendercene conto"

La lettera di Chiarenza e Giordana, a commento dell'Osservatorio Territoriale Infrastrutture di Confindustria: "Raccolta dati ed esposizione destinata ai soli addetti ai lavori. Un compito eseguito su commissione"

Il palazzo della Provincia di Cuneo

Il palazzo della Provincia di Cuneo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall'ex consigliere provinciale Paolo Chiarenza e dal sindaco di Valdieri Guido Giordana.

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Egregio direttore,
ovunque capiti, riunioni, convegni, fiere, dibattiti, il vanto dichiarato dei cuneesi è di “sapere lavorare e tanto”. Ma questo non basta. Anzi appare una esortazione a continuare così, a cavarcela da soli. Invece, ad ogni livello responsabile si deve una buona volta comprendere che la provincia di Cuneo è parte essenziale del Piemonte (e non solo) per ragioni economiche e logistiche, per i collegamenti strategici stradali e ferroviari e per i trasporti interregionali e transalpini. Quello che viene sbandierato come una sorta di “modello Cuneo”, passa per forza di cose in seconda linea di fronte alla esigenza reale di ottenere strutture adeguate per mantenere e potenziare il sistema produttivo e sociale raggiunto in questa provincia.

L’analisi appena presentata a Cuneo dall’Osservatorio Territoriale Infrastrutture di Confindustria e Unioncamere Piemonte, rileva che su 67 importanti opere monitorate in Piemonte la situazione non è proprio confortante, a causa di carenze progettuali, ritardi di vario genere, problemi di finanziamento, questioni burocratiche, autorizzazioni europee. Inoltre - traspare la preoccupazione di dichiararlo - il timore di imputare le responsabilità sia ad una maggioranza di governo col freno, sia all’opposizione ideologica e pregiudiziale.

Si ha l’impressione che l’ottima raccolta di dati e l’esauriente esposizione presentata in Confindustria a Cuneo sia destinata ai soli addetti ai lavori, insomma un compito eseguito su commissione. Lo conferma anche il fatto che contemporaneamente si è svolto nel capoluogo un altro importante convegno, quello sulla gestione pubblica del servizio idrico integrato. Abbiamo visto esponenti politici e amministratori sparsi un po’ di qua e un po’ di là ai due convegni, con assessori regionali presenti qualcuno da una parte e altri dall’altra, come corpi separati, come settori avulsi, come destinatari di interessi distinti.

Il problema a monte della realizzazione di grandi infrastrutture è un problema politico. A bene osservare, abbiamo una Regione senza una visione di insieme, dove si procede intensamente ma in ordine sparso, senza una scala di priorità fattibili prestabilita, senza il coinvolgimento generale a livello territoriale di competenze. Abbiamo una Provincia alla ricerca di idee e programmi, ma castrata nei finanziamenti e nel ruolo.

I problemi che riguardano le infrastrutture strategiche delle varie province del Piemonte devono investire tutta la maggioranza di centrodestra in Regione. Invece manca una visione coordinata specie all’interno dei medesimi gruppi politici. Fuori dall’aula assembleare è ancora peggio fra i vari partiti alleati: ogni provincia è lasciata per conto suo, separata l’una dall’altra. Auspichiamo che non venga a mancare la volontà di sintonizzare il percorso di governo del centrodestra piemontese verso obiettivi impegnativi per tutto lo schieramento.

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