Cronaca - 18 marzo 2025, 17:52

Già colpito da un mandato di arresto europeo, è accusato di violenze sulla ex: a processo a Cuneo

Sono nove i capi d'accusa a carico dell'uomo residente nel monregalese che, nel 2015, era già stato processato per maltrattamenti. L'ultimo avvistamento dell'imputato risale al 2019, quando scappò dall'ospedale di Mondovì all'arrivo dei Carabinieri a bordo di un'auto tedesca

Inagresso del tribunale di Cuneo

Inagresso del tribunale di Cuneo

S. A. P., cittadino romeno residente nel Monregalese, dal 2019 è ricercato dalle forze dell’ordine e su di lui pende anche un mandato di arresto europeo. 

Oltre a questo, a suo carico è in corso anche un processo in tribunale a Cuneo di cui nei giorni scorsi si è celebrata l’udienza: la vittima  è la sua ex compagna. 

Sono nove i capi d’accusa che la Procura contesta al latitante: lesioni, violenza sessuale, furto, furto in abitazione, violazione di domicilio, violenza privata, minacce, stalking e diffamazione. Quelle aggressioni che la donna avrebbe subito si riferirebbero al maggio 2018, quasi un anno prima dall’ultimo avvistamento dell’uomo in Italia.  La vicenda arriva da un piccolo comune del Monregalese, dove l’imputato viveva insieme ai genitori dal 2015. A qualche centinaia di metri di distanza abitava la ex compagna con le figlie piccole e, sulla stessa strada, sua madre, da cui più volte si sarebbe rifugiata in cerca di aiuto dopo le violenze subite. 

S. A. P. era già stato denunciato e processato nel 2015 per maltrattamenti sulla donna e, da quel momento, i due vivevano separati. Era l’11 maggio 2018 quando una pattuglia, durante un controllo sulla provinciale 143, notò una Punto blu che faceva avanti e indietro nel tratto di strada compreso fra Battifollo e Scagnello. Alla guida di quella macchina c’era la donna che, “visibilmente scossa”, come annoteranno i militari, dopo essersi fermata raccontò di una lite avuta con l'ex compagno qualche ora prima. Quella mattina, verso le 4.30, l’uomo, rompendo la finestra, si era introdotto nell'appartamento della donna pretendendo che lei gli sbloccasse il suo cellulare: “Voleva leggere i suoi messaggi e vedere le sue chiamate,” ha spiegato un luogotenente. 

Dopo aver raccolto la denuncia della donna, le autorità iniziarono a cercare l’uomo. Poi, il 24 maggio, ci fu un’integrazione: la donna, telefonò ai carabinieri dalla casa della madre, dove si era rifugiata.  “Sanguinava dal labbro, aveva segni sul collo” -ha spiegato in aula il maresciallo. “L'appartamento era stato completamente messo a soqquadro - ha precisato -. C’erano panni e asciugamani sporchi di sangue per terra  e disordine dappertutto. Segni di effrazione, vetri di finestre rotti. Demmo l’ordine di cercare la Ford Focus su cui l’imputato si era allontanato”. Mentre le ricerche di S. A. P. erano in corso, la donna venne ricoverata all’ospedale di Mondovì nel reparto di ginecologia per le gravi ferite riportate. La prognosi fu di 25 giorni. L’auto dell’imputato era stata segnalata verso le 6 di mattina a Mondovì, proveniente da Vicoforte: orario compatibile con quanto spiegato dalla donna. “Ci raccontò che lui aveva cercato di farla salire in auto con la violenza - ha proseguito il luogotenente- e aveva una ferita da coltello sul tallone”. 

Il 28 di maggio,  ci fu l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare da parte del Gip, ma dell’uomo nessuna traccia. 
Nei giorni a seguire la Ford Focus venne vista a Trieste: “Capimmo che era diretto in Romania - ha detto il militare-. Un anno dopo venne fermato e identificato in Germania per una rissa in un bar. Riuscì però a scappare dal commissariato di Polizia durante le pratiche per la segnalazione”.
Un mese dopo, poi, il ritorno in Italia: "Ebbe un incidente autonomo sulla fondovalle Tanaro - ha concluso -. Fu soccorso e trasportato all’ospedale di Mondovì ma si allontanò a bordo di un'auto tedesca appena seppe dell’arrivo dei Carabinieri. Da allora ha fatto perdere le sue tracce”.

Il processo riprenderà il 21 maggio. 
 

CharB.

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