Farinél - 16 marzo 2025, 13:14

FARINÉL / Il Teatro del Poi: dieci anni di cultura, poesia, risate e magia, nel cuore di Bra

Il 15 marzo 2015 il direttore artistico di Arte Danza Donatella Poggio, una vita dedicata all’insegnamento della danza, e Beppe Incarbona, grafico, pubblicitario e grande creativo, aprivano al pubblico questo piccolo scrigno di cultura. Qualcuno disse che sarebbe durato pochi mesi: ieri ha compiuto i suoi primi 10 anni

Foto Silvia Muratore

Foto Silvia Muratore

A due passi dall’ex ospedale Santo Spirito di Bra, ben nascosto in un vicolo buio, senza uscita e senza nemmeno nome, un piccolo cartello, una porta come tante e un campanello. Sembra la scena di un film noir e invece è l’inizio di una storia piena di poesia. Le cose belle sono così, pensateci, nascoste, difficili da raggiungere, ma quando le trovi ti scaldano il cuore e ti rimangono dentro.

Questo è il Teatro del Poi, un angolo di bellezza nel cuore di Bra che buona parte dei braidesi nemmeno conosce. E va bene così, anzi deve rimanere così, coi suoi 50 posti, con la prima fila in cui le ginocchia appoggiano sul palco, pura magia, il rifugio dove regalarsi una serata diversa da tutte le altre.

In giro per l’Italia e per il mondo è possibile assistere a spettacoli di grande qualità, ma in nessun luogo è possibile finire in ultima fila ed essere a due metri dal palco, solo al Teatro del Poi.

Sono un amante del teatro, dell’opera, ho frequentato i teatri più belli d’Europa, ma questo piccolo palco, le quinte nere, quelle 50 sedie, pure loro nere, perché nulla distolga l’attenzione da ciò che avviene in scena, sono qualcosa di semplicemente unico e introvabile altrove.

È così che lo avevano immaginato e sognato Donatella Poggio e Beppe Incarbona e così è diventato: il posto del cuore, aperto a tutti, ma ben nascosto, negli angoli in cui si “occultano” le cose più belle per paura che qualcuno possa scoprirle e rovinarle.

Teatro del Poi, perché? Beppe, da buon creativo spremendo le meningi aveva pensato al “Teatro delle uova”, l’uovo, la cellula più grande che ci sia, la nascita della vita. Bello, evocativo, ma Donatella che la creatività solitamente la mette nelle splendide coreografie che insegna, per una volta superò il maestro: “Chiamiamolo Teatro del Poi, acronimo di POggio e Incarbona”. Beppe non poté che arrendersi, per una volta, era nato il Poi.

Sia chiaro, se pensate a un luogo elitario, beh avete sbagliato tutto, il Teatro del Poi è il luogo più inclusivo che esista, aperto a tutti, a fronte del pagamento di una tessera annuale dal costo simbolico e con spettacoli a ingresso libero, su prenotazione, con il sistema del “Cappello”. Se ti è piaciuto puoi anche lasciarci il portafoglio, se non ti è piaciuto, puoi anche aver lasciato il portafoglio a casa. Più democratico e inclusivo di così.

Vorrei usare questo Farinél per dire semplicemente “grazie” a Donatella e Beppe per aver messo a disposizione il loro sogno di tutti noi che abbiamo scoperto il Teatro del Poi in questi 10 anni e a tutti coloro che lo scopriranno nei prossimi 100 anni.

Come scrisse Calvino nella frase che cito sempre a memoria: "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".

E il Teatro del Poi è una di quelle “Cose” che non sono inferno, che devono durare e a cui dare spazio, ci fu chi disse a Donatella e Beppe: «Non andrete oltre la prima stagione», ora stanno preparando l’undicesima e noi non vediamo l’ora.

Tanti auguri e grazie!

https://ilteatrodelpoi.it/

Marcello Pasquero

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