Attualità - 16 marzo 2025, 07:00

Lo ius primae noctis: tra mito e leggenda

Lo ius primae noctis: tra mito e leggenda

Lo ius primae noctis, il presunto diritto di un signore feudale di trascorrere la prima notte di nozze con la sposa di un suddito, è una delle più persistenti leggende del Medioevo. Tuttavia, non esistono prove storiche concrete che dimostrino la sua effettiva applicazione. Il concetto si è diffuso attraverso racconti popolari e opere letterarie, diventando un potente simbolo di oppressione e ingiustizia sociale.

Numerose leggende locali italiane menzionano lo ius primae noctis, ma senza alcuna conferma storica. Storie simili emergono in diverse regioni, spesso intrecciate a feste carnevalesche e tradizioni popolari. Questi racconti, pur privi di basi documentate, riflettono il sentimento di ribellione contro il potere feudale e, in molti casi, narrano di vendette o atti eroici contro i signori locali.

Il tema ha avuto grande fortuna in letteratura, teatro, cinema e musica. Lo ritroviamo in I pilastri della Terra di Ken Follett e in numerose altre opere, da Le nozze di Figaro di Beaumarchais a film come Braveheart. Più che una realtà storica, lo ius primae noctis è un mito che continua ad affascinare e a stimolare riflessioni sulle dinamiche di potere e oppressione.

Ivrea e la leggenda della Vezzosa Mugnaia

Ogni anno, tra coriandoli e arance che volano, il Carnevale di Ivrea rievoca una storia di coraggio e ribellione. La protagonista è Violetta, la Mugnaia, una giovane donna che, secondo la leggenda, si oppose al tirannico signore locale e al suo presunto ius primae noctis. Su quale sia il tiranno in questione le fonti sono discordanti: potrebbe essere Ranieri di Biandrate, figlio del conte Guido III, signore del territorio verso la fine del XII secolo (contro il quale gli eporediesi insorsero nel 1194, distruggendo il suo maniero, il castello di San Maurizio, soprannominato il "Castellazzo"), ma ci si potrebbe riferire anche al marchese Guglielmo VII del Monferrato, che governò Ivrea per un breve periodo (1266-1272).

In ogni caso Violetta non si piegò: fingendo di accettare il suo destino, nascose un pugnale tra i capelli e, una volta nel castello, uccise il despota, dando il via alla rivolta popolare. La tradizione la definisce "vezzosa" per la sua grazia femminile, vestita di bianco per fedeltà e purezza, ed ogni anno è interpretata da una cittadina, sposata, di Ivrea. Come eroina della rivolta, è adornata col tricolore italiano, richiamando le rivoluzioni risorgimentali.

E così, ad ogni Carnevale, Ivrea si trasforma in un’arena dove il passato prende vita: le arance lanciate nella celebre battaglia non sono solo frutti, ma simboli di libertà, di un popolo che non ha mai smesso di lottare per la propria dignità.

Cuneo, la città nata dalla ribellione: tra leggenda e realtà

Ogni città ha la sua storia di nascita, e tra le varie leggende che aleggiano intorno alla fondazione di Cuneo spicca una leggenda affascinante, fatta di oppressione, fuga e libertà. Si racconta che, nel Medioevo, un signorotto di Caraglio pretendesse lo ius primae noctis con le giovani spose del suo feudo: un'ingiustizia che i suoi sudditi non potevano più sopportare. Così, stanchi di subire, un gruppo di uomini decise di ribellarsi. Ma contro un tiranno potente non sempre si può vincere con la spada, e allora scelsero un’altra via: la fuga. Abbandonarono le loro case e cercarono un nuovo inizio su un altopiano sicuro, tra due fiumi. Lì nacque Cuneo, non per caso, ma come simbolo di libertà e resistenza.

Certo, gli storici ci dicono che questa è solo una leggenda. Lo ius primae noctis, nella forma in cui lo immaginiamo, non è mai esistito e la nascita di Cuneo è più legata a motivi strategici che a una fuga romantica, ma alla fine, cosa conta di più è il modo in cui una comunità sceglie di raccontare se stessa.

Brosso e la leggenda dello ius primae noctis: quando i contadini si ribellarono al conte

Certe storie, vere o no, riescono a catturare l’immaginazione e a trasformarsi in simboli di resistenza. È il caso della leggenda di Brosso, piccolo borgo piemontese, dove si racconta che nel 1386 il conte Giovanni di Montalenghe avesse preteso di esercitare il famigerato ius primae noctis. Ma i brossesi non rimasero a guardare.

Secondo la tradizione, stanchi dei soprusi, gli abitanti catturarono il conte, lo chiusero in una botte e lo lanciarono giù da una scarpata, ponendo fine una volta per tutte al suo dominio. Una storia di vendetta e giustizia popolare che affascina ancora oggi, lasciando un messaggio di libertà che, a volte, passa anche per atti di ribellione disperata.

La ribellione di Lucrezia: la leggenda di Dolceacqua

A Dolceacqua, tra le mura del castello dei Doria, si racconta da secoli la storia di Lucrezia, una giovane donna che osò sfidare il potere feudale. Secondo la leggenda, nel XIV secolo il signore del borgo pretendeva lo ius primae noctis. Ma Lucrezia non ci stava e piuttosto che sottomettersi, si rifugiò nella torre del castello, mentre il marito e il popolo insorgevano in sua difesa. Di fronte alla ribellione, il feudatario fu costretto a cedere, abolendo questa pratica e concedendo nuovi diritti ai suoi sudditi.

Anche se siamo tutti concordi sulla poca veridicità del caso, la leggenda continua a ispirare. La sua vicenda è stata raccontata in diverse opere letterarie e teatrali, tra cui la tragedia Lucrezia di Silvio Pellico, e persino in un numero del fumetto Dampyr, edito da Sergio Bonelli Editore. È la storia di una donna che non ha accettato di essere vittima, ma ha trovato la forza di dire no. E a Dolceacqua, quel no riecheggia ancora.

Montalto Ligure: quando l’amore sfida il potere

Nel cuore della Liguria, tra le valli e i boschi che abbracciano Montalto Ligure, si racconta una storia che dà un sapore romantico alla ribellione. Si dice che nel 1200 il conte Oberto di Badalucco pretendesse lo ius primae noctis con le giovani spose del villaggio. Ma un amore giovane e disperato decise di dire basta: due promessi sposi, pur di sfuggire a questa umiliazione, scapparono nell’entroterra, trovando rifugio tra le colline. Ben presto le loro famiglie li raggiunsero e, insieme, diedero vita al borgo di Montalto Ligure.

Della veridicità della storia poco importa: la leggenda è sopravvissuta ai secoli, trasformando un’ingiustizia in una storia di libertà e coraggio. E ancora oggi, passeggiando tra le stradine di Montalto, sembra quasi di sentire il sussurro di quella fuga nella notte, tra paura e speranza.

Onzo e il coraggio di Alda contro il tiranno

Nel cuore della Liguria, tra le colline di Savona, c’è un piccolo borgo che custodisce una storia di ingiustizia, coraggio e ribellione. A Onzo, si racconta che in tempi medievali il signore locale avesse imposto il famigerato ius primae noctis, un abuso di potere che, secondo la leggenda, trovò però un’inaspettata resistenza.

Alda, una ragazza promessa sposa, si rifiutò di piegarsi a questa crudeltà e, con l’aiuto del suo amato e del popolo, stanco delle angherie del signore, scatenò una rivolta che portò alla cacciata del tiranno. Nessun documento storico conferma che lo ius primae noctis sia mai esistito davvero, ma la storia di Onzo ha attraversato i secoli come simbolo di libertà e lotta contro l’oppressione. Ancora oggi, tra le stradine del borgo, questa leggenda continua a vivere, tramandata di generazione in generazione come monito contro ogni forma di ingiustizia.

Lo ius primae noctis: tra mito e realtà storica

In conclusione, lo ius primae noctis si configura come un mito che ha attraversato i secoli, alimentato dalla letteratura e dalle leggende popolari, piuttosto che da prove storiche concrete, elevandosi a capro espiatorio in diverse ribellioni contro il presunto abuso di potere dei signori feudali. Queste leggende, tuttavia, continuano a vivere nel folklore e a ispirare riflessioni sul rapporto tra oppressione e resistenza.

E sulle orme di queste leggende, il nostro gruppo editoriale è presente in tutte le città citate, da Ivrea a Cuneo, dalla provincia di Torino alla Liguria, tra Imperia e Savona. In ogni luogo, la memoria di queste storie di resistenza e ribellione vive ancora oggi, ispirando la comunità locale. Sebbene il confine tra mito e realtà sia sottile, il messaggio di lotta per la giustizia rimane forte, unendo passato e presente in un racconto che non smette di affascinare.

Valeria Toscano

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