Cronaca - 12 marzo 2025, 17:30

“Chi sa e ha paura mi scriva in privato”: la Iena Luigi Pelazza a Mondovì per far luce sulla morte di Alban Gropcaj

L’uccisione del 28enne di Vicoforte è stata un’esecuzione o frutto di una rapina finita male? L’inviato dello storico programma Mediaset lancia l’appello su Instagram

Luigi Pelazza in un frame della storia Instagram

Luigi Pelazza in un frame della storia Instagram

Si dice che, qui dentro, qualcuno sappia la verità ma non parli per paura. Scrivetemi in privato”: è questo l’appello che Luigi Pelazza – ben conosciuto tra le Iene dell’omonimo e storico programma Mediaset – riserva a una storia Instagram apparsa sul suo profilo personale, ripresa davanti alla sede della società monregalese Azzurro Srl. E la verità di cui si parla è quella sulla violenta uccisione di Alban Gropcaj, 28enne di Vicoforte.

Un po’ di storia. Il giovane uomo viene ucciso nel febbraio 2019 a Caucaia, regione di Fortaleza, nel Brasile orientale, a seguito di una sparatoria apparentemente scaturita a seguito di una rapina: Gropcaj e il suo datore di lavoro, l’imprenditore monregalese Guido Bertola, stanno tornando a casa in auto da una cena in un locale della zona quando la loro automobile viene affiancata da due motociclette con tre persone a bordo, che tentano di derubarli. Gropcaj reagisce e i criminali sparano. 

Nel corso delle indagini li inquirenti brasiliani hanno però riscontrato come ai coinvolti non sia stato sottratto alcunché e che secondo alcuni testimoni non solo la zona teatro della “rapina” sarebbe del tutto nuova a eventualità come quella, ma soprattutto che l’automobile non si sarebbe davvero fermata d’improvviso all’arrivo delle motociclette.

Anche a fronte di queste incongruenze il 27 aprile scorso il nostro giornale dava conto di fonti di stampa sudamericana che segnalavano come il PM dello Stato di Caerà avesse avanzato la denuncia per omicidio volontario dello stesso Bertola: l’uomo viene indicato come possibile mandante – per non ben specificati “interessi finanziari” – non di un tentativo di rapina finito male ma di una vera e propria esecuzione. Se le accuse venissero confermate, l’imprenditore monregalese rischierebbe 30 anni di carcere.

redazione

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