Attualità - 12 marzo 2025, 07:02

A Pocapaglia una comunità per minori con disturbi alimentari: "Attualmente 100 piemontesi si rivolgono ad altre regioni"

Sarà la prima struttura residenziale della provincia di Cuneo dedicata alla riabilitazione post-ospedaliera

Il progetto "Biancospino" nella borgata San Martino a Pocapaglia dovrebbe partire tra un anno

Il progetto "Biancospino" nella borgata San Martino a Pocapaglia dovrebbe partire tra un anno

Per affrontare i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione non basta la sola ospedalizzazione. Servono strutture intermedie, capaci di accompagnare i pazienti in un percorso di recupero graduale prima del rientro in famiglia. La nuova comunità riabilitativa "Il Biancospino", che sorgerà a San Martino, frazione del comune di Pocapaglia, risponde proprio a questa esigenza: un luogo dedicato ai ragazzi tra i 14 e i 17 anni, dimessi dagli ospedali ma ancora bisognosi di un sostegno costante.

Il progetto è in capo alla Cooperativa Coesioni Sociali, realtà che da 15 anni si occupa di servizi per minori “fragili”, gestendo strutture residenziali come la Comunità per Minori di Bossolasco (L’Isola di Peter Pan) e la Comunità Riabilitativa Psico-Sociale di Scagnello (Gian Burrasca). La cooperativa è attiva anche con due centri diurni socio-riabilitativi a Savigliano (L’Approdo) e Alba (La Rosa di Gerico), oltre a garantire educativa rafforzata sul territorio (Support Territoriale) e un servizio di assistenza minori presso l’ASO Santa Croce e Carle di Cuneo (Support Ospedaliero).

"Non si può risolvere questa problematica con un unico servizio: è necessario un lavoro di rete che metta in dialogo sanità, istruzione, attività sportive e il tessuto sociale locale" spiega Gian Piero Porcheddu, responsabile del progetto. "Abbiamo attivato diversi servizi di supporto educativo e interventi sul territorio. Se integrati in un sistema coordinato, questi elementi potrebbero dare vita a un modello di riferimento per la gestione di questi disturbi, che non possono essere affrontati con un'unica soluzione. È fondamentale un approccio condiviso che coinvolga la cura, la prevenzione, la scuola, lo sport e tutte le esperienze che fanno parte della quotidianità dei giovani. Credo che questo modello possa offrire risposte concrete e significative a un problema sempre più stringente".

Attualmente, in Piemonte le strutture per la riabilitazione residenziale sono carenti e molte famiglie devono rivolgersi a centri fuori regione. Il Biancospino nasce per colmare questo vuoto.

"Il nostro obiettivo è offrire un luogo sicuro in cui questi giovani possano riappropriarsi della propria vita e del proprio corpo, dopo un periodo intenso di cura in ospedale". La comunità sarà costruita ex novo, demolendo un vecchio cascinale, e risponderà a tutti gli standard previsti dalle normative regionali.

Un aspetto fondamentale è la posizione strategica della struttura. "Ci troviamo a soli otto minuti dall’ospedale Ferrero di Verduno, un elemento cruciale per la sicurezza dei ragazzi. Sarà un punto di riferimento non solo per la provincia di Cuneo, ma per tutto il Piemonte". Il  cantiere dovrebbe concludersi entro un anno.  

Un nodo cruciale riguarda il riconoscimento regionale. "Abbiamo partecipato a un bando della Regione Piemonte, ma non siamo rientrati nella graduatoria finale. Ci auguriamo che venga riconosciuta la necessità di questa struttura, affinché possa rientrare nella rete sanitaria piemontese".

A oggi, si stima che almeno cento minori piemontesi siano costretti a rivolgersi a strutture fuori regione. Il Biancospino rappresenta dunque un’opportunità non solo sanitaria, ma anche economica. "Non si tratta di un costo aggiuntivo per la Regione, bensì di un recupero di risorse che altrimenti andrebbero disperse in altre regioni", conclude Porcheddu.

Daniele Vaira

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