Schegge di Luce - 09 marzo 2025, 06:26

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Marco Panero

Commento al Vangelo del 9 marzo 2025, I domenica di Quaresima

Il deserto di Giuda dove Gesù consacrò la prima Quaresima del Nuovo Testamento

Il deserto di Giuda dove Gesù consacrò la prima Quaresima del Nuovo Testamento

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato (Lc 4,1-13).

Oggi, 9 marzo 2025 la Chiesa giunge alla I domenica Quaresima (Anno C, colore liturgico viola). A commentare il Vangelo della Santa Messa è il sacerdote salesiano don Marco Panero.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

La prima domenica di Quaresima di ogni anno riporta sempre il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto: una sorta di anticipazione di quella lotta senza quartiere contro il maligno, che impegnerà l’intera vita di Gesù, fino alla sua consumazione pasquale. Del resto, la netta vittoria di Gesù sul tentatore prefigura già quella vittoria totale e definitiva sul male e sulla morte, che il Signore guadagnerà per noi con la Redenzione.

Numerosi sono i tentativi di identificare con precisione l’oggetto di ciascuna tentazione affrontata da Gesù. Comune resta però la radice delle tre tentazioni: rimuovere Dio, voltare le spalle a Lui, per divinizzare ciò che non è Dio. O, per dirla con le parole di Joseph Ratzinger, l’illusione di «Mettere ordine da soli nel mondo, senza Dio, contare soltanto sulle proprie capacità». Una sorta di scorciatoia per la felicità, che faccia a meno di Dio: ecco l’essenza di ogni tentazione.

La prima tentazione, in particolare, è illuminante per comprendere come la seduzione del peccato – di ogni peccato – mira ad oscurare il primato di Dio, inducendo a credere che qualcos’altro, per mille ragioni, sia in quel momento più importante di Dio, e meriti di essere anteposto a Lui. Viene così fatalmente invertito l’ordine con cui i beni del mondo vanno perseguiti: solo in Dio essi trovano la loro originaria bontà, mentre quando sono voluti in opposizione a Lui, o semplicemente indipendentemente da Lui, finiscono per rivoltarsi contro il loro possessore, diventano la sua condanna, proprio quando da essi ci si aspettava consolazione e benessere.

Quante volte ne abbiamo fatto esperienza! Quel che da lontano ci appariva come l’aspirazione massima, da ottenere ad ogni costo, una volta raggiunta non di rado ci è sfiorita tra le mani, lasciandoci pieni di amarezza al pensiero delle fatiche profuse inutilmente e, forse, anche del danno recato ad altri con la nostra ostinazione.

Anche la seconda tentazione risulta istruttiva. In essa il diavolo, per sua natura menzognero, getta finalmente la maschera, rivelandosi per quello che è: un sofisticato bugiardo. Apparentemente propone di dare a Gesù più di quanto gli chieda («Tutti i regni della terra» in cambio di un breve atto di adorazione); in verità, si tratta di uno scambio falsato a suo netto vantaggio, dal momento che tutti i beni della terra messi insieme non valgono un’anima che offre se stessa in atto di adorazione. Soltanto a Dio è dovuta la nostra adorazione, perché solo Lui, sommo Amore, è in grado di preservare la libertà di chi si consegna a Lui senza riserve. Gli altri idoli, che si disputano il cuore umano, finiscono presto per renderlo schiavo. Siamo onesti: noi apparteniamo a ciò che amiamo.

La «Gloria» promessa dal diavolo è apparenza inaffidabile, una scatola vuota. È la dinamica di ogni tentazione, antica e sempre nuova: sul momento sembra offrire il meglio, salvo poi accorgersi di essere stati irrimediabilmente truffati.

Ed eccoci infine alla terza tentazione. Astutamente, il diavolo non invita a compiere direttamente un’azione malvagia, che susciterebbe istintiva repulsione e sortirebbe l’effetto opposto. Agisce piuttosto presentandosi sotto l’apparenza di bene o, quantomeno, di apparente assenza di male.

La tentazione raramente si fa largo a spintoni nel cuore umano; preferisce accarezzare delicatamente i desideri, insinuando poco alla volta che quanto viene proposto non è poi cosa cattiva, ma anzi, potrebbe fruttificare in un inaspettato futuro vantaggio. Perché privarsene, allora? In fondo, come spesso si sente dire, «Che male c’è?». Anziché giustificarsi di non essere in torto, è più saggio domandarsi: «È davvero bene ciò che intendo fare?».

silvia gullino

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