Attualità - 07 marzo 2025, 14:11

Alzheimer e disturbi cognitivi, in Piemonte 166mila casi, in Granda 11.600: "Con la prevenzione 28mila in meno"

Gli episodi di esordio precoce avvengono tra i 35 e i 64 anni e sono 1.700 nella nostra regione. Riboldi: "Serve un cambio di paradigma, coinvolgendo il territorio"

Anche in Piemonte sono in aumento i casi di Alzheimer

Anche in Piemonte sono in aumento i casi di Alzheimer

Con oltre 166mila casi soltanto in Piemonte, l’Alzheimer e le altre forme di disturbo cognitivo stanno diventando una delle principali cause di disabilità: numeri in crescita, anche a causa di una popolazione sempre più anziana. Negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi avanti dal punto di vista diagnostico-terapeutico, dell’innovazione e della tecnologia. Ma molto resta da fare anche in Piemonte per garantire un equo accesso ai servizi di assistenza, diagnosi e cura.

I numeri

Temi al centro del convegno "Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare”, in programma stamattina a Torino e organizzato da Motore Sanità.  Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2024 si stimano nella regione oltre 92mila casi di demenza (60/70% colpire da Alzheimer) tra le persone con più di 65 anni e più di 1.700 casi di demenza ad esordio precoce tra i 35 e i 64 anni. 

Le donne risultano maggiormente colpite rispetto agli uomini, con un rapporto di 2,3 nella fascia d’età più avanzata. 

Torino provincia più colpita, segue Cuneo

Torino è la provincia più colpita, con oltre 47.000 casi tra gli over 65 e più di 880 casi di demenza ad esordio precoce (35-64 anni). Seguono Cuneo e Alessandria, rispettivamente con circa 11.600 e 9.600 casi nella popolazione anziana, mentre nelle province di Novara, Biella e Asti il numero di persone affette supera le 4.000 unità ciascuna. Anche nelle province più piccole, come Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola, i numeri restano significativi, con circa 3.800 e 3.500 casi rispettivamente.

Con prevenzione 28mila casi in meno 

Il 51% dei casi potrebbe essere evitato riducendo i fattori di rischio come fumo, obesità, diabete e sedentarietà.  “Nei prossimi cinque anni, con una politica di prevenzione, sarebbe possibile evitare 28mila casi soltanto in Piemonte”, ha chiarito Piero Secreto, Direttore SC Geriatria U.O. Ospedale Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese. 

A chiarire la necessità di affrontare in modo diretto il tema anche l'assessore alla sanità Federico Riboldi: "Queste patologie sono in aumento. Serve un cambio di paradigma: sinora i finanziamenti erano destinati alla parte clinica, mentre assistenza e territorio occupavano una parte marginale. Nel caso della demenza questi ultimi devono invece diventare centrali". "Tramite il contributo delle associazioni, nella stesura del nuovo piano sociosanitario ci sarà uno spazio importante per i disturbi cognitivi. Per questo motivo per cui abbiamo deciso di riscriverlo", ha concluso.

Cinzia Gatti

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