Frenesia, impegni, voglia di dormire, caos, ufficio da raggiungere, disagi quotidiani. La cara, vecchia saggezza popolare suggerisce da sempre che «Chi va piano, va sano e va lontano».
Occorre dunque passare dalla teoria alla pratica e capire davvero come fare a rallentare. Una buona occasione può essere la Giornata internazionale della lentezza, un appuntamento in programma il 27 febbraio che punta sui benefici di condurre una vita senza ansia. O almeno di provarci.
Per festeggiare questa giornata non c’è niente di meglio del libro “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” di Luis Sepúlveda. Apro una pagina a caso ed inizio a leggere qualche riga, mentre scintille d’ispirazione mi balenano dentro come quando si accende un timido fuoco per un falò in riva al mare ed i primi strepitii delle fiamme ti fanno sentire a casa, al sicuro, al caldo. Come una lumaca nel proprio guscio. Già, come una lumaca…
«Facendo ricerche sul tema – scrive l’autore – ho scoperto che in tanti diversi contesti etnici la lumaca è simbolo di equilibrio. Perché essa possiede il giusto, solamente il giusto. Ha lo spazio esatto in cui abitare, il suo esoscheletro: se deve crescere di due millimetri il suo esoscheletro cresce di due millimetri, non di più».
La lumaca come un grande maestro zen. La sua lentezza è saggezza, presenza, umiltà. Non ha mai fretta, gode di quello che ha, molto semplicemente. Comprende in sé il giusto senso della misura e del limite, perché la sua casa se la porta sempre appresso, quindi non ha interesse ad accumulare, vive del necessario, il superfluo potrebbe esserle fatale.
Subito intuisco la grandezza dell’insegnamento di questa creatura e della sua proverbiale lentezza. Mai come in questi tempi di velocizzazione di tutto, di ritmi frenetici e di connettività 24 ore su 24, l’insegnamento della lumaca andrebbe interiorizzato e praticato. Mangiare lentamente, respirare lentamente, parlare lentamente… non c’è mamma che, rivolgendosi al proprio figlio, in qualche occasione della giornata non tiri fuori l’aggettivo “lentamente”.
Nella lentezza c’è il gusto di assaporare la vita, di accorgersi dei dettagli, di vivere nel presente passo dopo passo. Nella lentezza non c’è paura, c’è fiducia e coscienza, c’è attenzione e riflessione. La sua casa, il suo rifugio è letteralmente in lei e sempre con lei.
Un altro insegnamento meraviglioso: imparare a prendere dimora in noi stessi, fare del nostro “sé” il nostro unico rifugio, l’alfa e l’omega di ogni spostamento e tenerlo libero il più possibile da cose inutili, sia in termini “immateriali”, come possono essere pensieri ridondanti, preoccupazioni o emotività smisurata, sia nel senso più concreto di possesso, accumulazione, consumismo.
Rimaniamo leggeri, non appesantiamo la nostra casa, il nostro “sé”, di futilità, proviamo a fare questo esercizio di smaltimento, anche solo mentalmente, per qualche giorno. Facciamo finta di essere lumache che si portano dietro la propria casa ogni minuto e chiediamoci, con sincerità: che cosa è davvero necessario per me? E poi, di tutto il resto, facciamo pulizia. Con gioia, senza ripensamenti. Il ritmo (e la qualità) della nostra vita cambierà radicalmente.