Politica - 24 febbraio 2025, 10:17

Provincia, Robaldo prova ancora a giocare la carta della “Grosse Koalition” in salsa cuneese

L’ipotesi su cui lavora è una maggioranza di larghissime intese con tutti dentro senza però concedere la vicepresidenza al Pd, che sarebbe invece attribuita a Forza Italia. Centrosinistra diviso tra “governisti” e chi vorrebbe passare all’opposizione

Il presidente provinciale Luca Robaldo

Il presidente provinciale Luca Robaldo

Sul sito istituzionale della Provincia il Consiglio provinciale risulta ancora convocato per mercoledì 26 febbraio. In realtà la seduta è slittata a giovedì 6 marzo.

A determinarne il rinvio, impegni romani del presidente, ma anche le fitte interlocuzioni in corso per vedere se l’“impossibile è possibile”, cioè se si possa realizzare in Provincia un governo di larghissime intese che vada da Fratelli d’Italia al Pd con la regia del Patto Civico.

Il pattista Luca Robaldo ci prova, non fosse altro per non concedere alibi agli avversari quando questi, da sinistra, dovessero rinnovargli l’accusa di ingratitudine.

La strada è stretta quanto un viottolo sul margine di un burrone, ma il giovane presidente vuole provare a rilanciare il “modello Cuneo” in “stile Quaglia” , emulando in qualche misura il suo predecessore che nei miracoli politici era un campione.

La proposta su cui si lavora in queste ore è di assegnare deleghe a tutti, fermo restando che ruoli politici non ne sono previsti per alcuno, fuorché per il presidente.

Niente vicepresidenza dunque al centrosinistra de “La Nuova Provincia”, ruolo che dovrebbe toccare a Forza Italia.

Simone Manzone o Massimo Antoniotti? L’ipotesi più probabile è una riconferma per quest’ultimo, in quanto veterano, anche se – si lasciano sfuggire uomini vicino a Robaldo – “la scelta spetta a Forza Italia”.

Il centrosinistra è diviso tra i civici “governisti” che premono per trattare deleghe e la componente Pd che vorrebbe invece passare all’opposizione temendo di essere poi accusata dal proprio elettorato di “intelligenza col nemico”.

Il Pd, oltre al resto, sta vivendo la fase congressuale e il suo uomo in Consiglio provinciale, Davide Sannazzaro, sta per assumere la segreteria provinciale.

Una bella e intrigante sfida che la “colomba” di Cavallermaggiore, cui forse non spiacerebbe tornare a occuparsi di edilizia scolastica, si trova a dover gestire ancora insieme al “falco” Mauro Calderoni.

Quello di Robaldo, a ben pensarci, non è soltanto un sogno.

Per la sua futura carriera politica rappresenta un passaggio cruciale.

Se il colpo gli riuscisse verrebbe infatti consacrato come il “grande federatore” e il suo Patto Civico diverrebbe l’inevitabile crocevia di qualsiasi futuro passaggio politico nella Granda, dalle amministrative alle nomine, comprese quelle bancarie.

Ma, a parti rovesciate, il discorso vale anche per Pd e centrosinistra.

La scelta di stare all’opposizione in un ente di secondo grado, qual è oggi la Provincia, quale ragion d’essere ha?

Si ventila che il Pd, oltre a chiedere la vicepresidenza come atto di riconoscimento per i servigi elettorali offerti a Robaldo per la sua elezione a presidente, possa rilanciare proponendo un’intesa tra Patto Civico e La Nostra Provincia”, o almeno prevedendo l’esclusione di Fratelli d’Italia.

Del resto risulta che analoga richiesta di lasciare Pd e centrosinistra al loro destino sia stata fatta da FdI.

Ragion per cui il presidente-tessitore non potrà che rispedire al mittente un’eventuale richiesta che dovesse giungere dal Pd in questi termini.

Come nel poker sta arrivando il momento del “vedo”.

Il tempo del bluff è scaduto e ognuno deve calare le proprie carte.

Giampaolo Testa

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