Cronaca - 08 febbraio 2025, 13:01

Maltrattamenti alla dipendente comunale: per Maiolo l’accusa chiede 4 anni. Il pm: "L’ex sindaco arrivò a lanciarle contro un estintore"

Per il 75enne agricoltore in pensione di Santo Stefano Roero nuova pesante richiesta di condanna dopo quella a sei anni arrivata dal processo Feudo. La difesa chiede il proscioglimento: "Furono rimproveri motivati da gravi e plurimi inadempimenti lavorativi"

L'ex sindaco di Santo Stefano Roero Renato Maiolo

L'ex sindaco di Santo Stefano Roero Renato Maiolo

Quattro anni di reclusione. E’ la pena che il pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Asti Donato Repole ha richiesto nei confronti del 75enne agricoltore in pensione Renato Maiolo, a giudizio per i presunti maltrattamenti dei quali si sarebbe reso responsabile quando era sindaco di Santo Stefano Roero nei confronti dell’architetta Clarice Giacone, all’epoca dei fatti dipendente in servizio presso l’ufficio tecnico del medesimo municipio, ora parte civile – col patrocinio dell’avvocata Chiara Luciani del foro di Torino – nel processo in corso presso il palazzo di giustizia astigiano davanti al tribunale in composizione monocratica con giudice Elisabetta Chinaglia.

La richiesta dell’accusa è quella arrivata nel corso della lunga udienza tenuta ieri, venerdì 7 febbraio, presso il palazzo di giustizia astigiano.

Ad aprirla era stato il colpo di scena delle dichiarazioni spontanee rese dallo stesso imputato. Maiolo è tornato a prendere la parola – lo aveva fatto nei mesi scorsi, per chiarire la propria innocenza rispetto ai comportamenti contestati –, questa volta sostenendo la falsità delle dichiarazioni rese dalla parte offesa quando, nel corso del dibattimento, la donna aveva riferito di aver saputo dell’esistenza dell’indagine legata all’operazione denominata "Feudo" (per la quale Maiolo è a giudizio in altro processo, per il quale la Procura ne ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione) "solamente l’11 febbraio, giorno del suo compleanno, quando gli agenti della Guardia di Finanza perquisirono il municipio", mentre l’ex primo cittadino sarebbe venuto a scoprire che già in precedenza la dipendente comunale era stata sentita dagli uomini del Nucleo Economico Finanziario delle Fiamme Gialle rendendo sommarie informazioni e collaborando con gli inquirenti.

Il pubblico ministero si è opposto a tale produzione, che invece è stata ammessa, mentre il difensore di Maiolo, l’avvocato albese Roberto Ponzio, ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura, affinché questa valuti la sussistenza degli estremi per procedere nei confronti della donna per falsa testimonianza.

La parola è quindi passata al rappresentante dell’accusa, che nella sua requisitoria ha ripercorso i diversi episodi, confermati da testimonianze, che proverebbero la messa in atto da parte dell’allora sindaco di plurime condotte vessatorie e offensive, commesse anche di fronte a terzi.

Espressioni come "non vali niente", "deficiente", "incapace", "incompetente", rivolte alla dipendente, destinataria suo malgrado di atteggiamenti anche violenti, come quando il primo cittadino, con un violento pugno, spacco un termostato nell’ufficio dell’architetta, oppure quando la minaccio alzando in aria un estintore, per poi lanciarlo sulla sua scrivania.

Condotte che provocarono nella donna uno stato di profonda prostrazione psicologica. Un disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso tale da comportare in lei una riduzione della capacità lavorativa alla base di una incapacità del 12% riconosciuta dall’Inail in un verbale del 24 gennaio 2022.

Sette anni di maltrattamenti, tanto sarebbero durate quelle condotte, cui sarebbe seguita una situazione di patimento psicologico alla base anche di una malattia per un quadro tale valere la colpevolezza dell’imputato, secondo il pubblico ministero, che per lui ha chiesto, appunto, una condanna a quattro anni di reclusione.

Una posizione che ha trovato d’accordo la parte civile, che all’ex sindaco chiede anche danni patrimoniali, non patrimoniali e biologici, mentre la difesa ne ha invece chiesto il proscioglimento perché "il fatto non sussiste"Così l’avvocato difensore Roberto Ponzio: "Senza mai trascendere in maltrattamenti, ci sono stati rimproveri motivati da gravi e plurimi inadempimenti lavorativi. Le inadempienze e ritardi hanno anche creato danni al Comune. Si è trattato peraltro di critiche isolate, non abituali, ma sempre in un contesto di lavoro e mai di malanimo personale. Secondo i nostri consulenti non è provata la malattia professionale in quanto non ne ricorrono i parametri diagnostici. Se sussistente, comunque non è in nesso causale coi pretesi maltrattamenti, ma semmai attribuibile a una personalità un po’ fragile e suggestionabile".

La difesa si è avvalsa, in qualità di consulenti, del dottor Lorenzo Varetto, specialista in medicina legale, e della dottoressa Daniela Ponzetti, specialista in psichiatria. La parte civile si è invece servita della consulenza della specialista in psichiatria Ileana Petitti, oltre che di una relazione del dottor Pessina.

Il processo è stato rinviato per repliche al prossimo 21 febbraio.

Ezio Massucco

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