Attualità - 07 febbraio 2025, 15:26

"Separazione dei poteri reale o fittizia?": il punto di vista dell'associazione Panta Rei

"Senza voler generalizzare, pare che il potere giudiziario, sempre più spesso, cerchi di governare anche l’esecutivo"

Associazione Culturale Panta Rei: Avv. Carla Sapino, Avv. Maurizio Paoletti, Guido Giordana, Dott. Ambrogio Invernizzi, Dott. Pierantonio Invernizzi, Rag. Danilo Rotolone, Arch. Luigi Finiguerra

Associazione Culturale Panta Rei: Avv. Carla Sapino, Avv. Maurizio Paoletti, Guido Giordana, Dott. Ambrogio Invernizzi, Dott. Pierantonio Invernizzi, Rag. Danilo Rotolone, Arch. Luigi Finiguerra

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato inoltrato dall'associazione Panta Rei

Separazione dei poteri reale o fittizia?

La separazione dei poteri è uno dei principi giuridici  fondamentali dello Stato di diritto e della democrazia liberale.

La sua natura consiste nell’individuazione esatta delle tre principali funzioni pubbliche  della sovranità dello Stato (legislazione, amministrazione e giurisdizione) che vanno attribuiti ai tre fondamentali poteri dello Stato stesso: legislativo, esecutivo e giudiziario. Lo scopo è quello di garantire il rispetto della legalità.

Già prima di 2000 anni fa, Platone, ne “La Repubblica”, raccomandava l’indipendenza ed il distacco della magistratura dal potere politico; Aristotele distingueva molto chiaramente i tre poteri dello Stato; Polibio li individuó in Comizio, Senato e Consoli.

Il concetto venne ripreso nel Medio Evo fino a giungere al pensiero filosofico giusnaturalista quando, con Locke, prese forma, per la prima volta, la necessità di attribuire a diversi soggetti le principali funzioni dello Stato

La paternitá del principio, ancora oggi, noto come “Separazione dei poteri” appartiene a Montesquieu (“Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi, quello di eseguire le decisioni pubbliche, e quello di giudicare i delitti o le controversie dei privati”)

Orbene, oggi vorremmo soffermarci sul potere giudiziario, così come regolato dalla nostra Costituzione. L’art. 104, proprio in virtù di tale principio fondamentale, sancisce lapidariamente che “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”.

Che il senso letterale sia stato frainteso? Che per ogni altro potere (che la storia insegna siano il legislativo e l’esecutivo) si sia voluto intendere “sovranità assoluta”?

Eppure la Costituzione entra in vigore proprio per evitare la nascita dei regimi totalitari.

Senza voler generalizzare, pare che il potere giudiziario, sempre più spesso, prenda la strada di questa indipendenza cercando di governare anche l’esecutivo.

I media ci raccontano questo.

“Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti…  Perché non si possa abusare del potere occorre che… il potere arresti il potere" (Montesquieu, L’esprit de loix, 1748)

redazione

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