Sanità - 06 febbraio 2025, 09:55

In sala operatoria per il tendine d'Achille, scopre prima dell'intervento che il suo piede è guarito

Succede a Cuneo, nel reparto di Ortopedia. Il primario: "Aveva il gesso e la risonanza era di 13 giorni prima. E' stata rivalutata prima di operare"

In sala operatoria per il tendine d'Achille, scopre prima dell'intervento che il suo piede è guarito

Non è una vicenda di malasanità quella che ci è stata raccontata da una signora di Busca. Piuttosto, si potrebbe parlare di una vicenda un po' paradossale, che ha visto protagonista una donna già piuttosto avvezza alle sale operatorie, avendo subito molti interventi chirurgici a causa di un grave incidente in moto occorsole qualche anno fa. 

E' parzialmente invalida e ha una gamba piuttosto malmessa. L'altra, quella sana, un bel giorno le salta. O, meglio, le salta il tendine di Achille. Sono i primi giorni di gennaio, il piede le fa male, zoppica vistosamente e, dopo una settimana, su consiglio della sua fisioterapista, va al Pronto Soccorso di Cuneo. 

E' il 9 gennaio, la gamba le viene ingessata "in posizione equina", ossia in una posizione di flessione plantare, simile alla postura di un cavallo. Si tratta di una tecnica che favorisce la guarigione di lesioni, quale quella occorsa alla signora. 

Il 17 gennaio ha l'appuntamento per la risonanza magnetica i cui esiti le vengono comunicato il giorno 30. Il medico che vede il referto è perentorio: "Lei è da operare". 

Subito. Viene inviata in sala operatoria, fa tutta la preparazione necessaria, per cui esami del sangue, elettrocardiogramma, radiografia ai polmoni. Arriva l'ortopedico, le viene tagliato il gesso e la signora si rende conto di stare benissimo. Piede leggero, sgonfio, mobilità perfetta. 

Viene sottoposta ad un'ecografia da cui risulta che il suo tendine è praticamente guarito. L'ingessatura equina ha fatto il suo lavoro. 

Perché ci racconta questo? Perché è arrabbiata. E' stata mandata in sala operatoria, pronta per un intervento che si è rivelato non necessario e che, anzi, avrebbe forse potuto avere delle complicazioni. In un momento in cui le liste di attesa sono lunghissime e i tempi di attesa per interventi programmati spesso sono di mesi, la situazione è effettivamente paradossale. Stava per subire un intervento non necessario. 

Ma il reparto di Ortopedia dell'ospedale di Cuneo spiega invece come le cose non stiano così e ci sia stata una rivalutazione del caso e della presa in carico della donna. La risonanza, fatta il 17 e ritirata il 30, aveva evidenziato un'“interruzione a tutto spessore” del tendine di Achille, lesione per la quale il medico propone alla paziente il ricovero per trattamento chirurgico della lesione.

"Il giorno stesso, dopo gli esami preparatori, la signora veniva portata in Sala Operatoria e come di prassi rivalutata dal medico di turno per le urgenze di ortopedia, specialista ortopedico, che sulla base del riscontro di miglioramento della sintomatologia e del quadro clinico, sottoponeva la paziente ad ecografia per valutare lo stato della lesione del tendine di Achille, effettivamente presente, ma già in buona evoluzione cicatriziale grazie al corretto trattamento di immobilizzazione in equino ed al tempo trascorso dal trauma iniziale (circa 1 mese). La paziente è stata correttamente informata della possibilità di proseguire con il trattamento incruento della lesione, con ulteriore immobilizzazione in gesso e posizione neutra del piede per altre 2 settimane, tempo necessario per completare la guarigione della cicatrice tendinea".

Stivaletto gessato e a casa, senza intervento, con il tendine ormai quasi a posto. 

Insomma, evidenziano dal reparto, nessun intervento sarebbe stato fatto senza una rivalutazione, possibile solo dopo aver rimosso il primo gesso. Così il primario dottor Lucio Piovani: "Ogni atto medico è stato finalizzato alla cura del paziente, valutando le possibili opzioni terapeutiche e avendo come unico obiettivo la guarigione della lesione traumatica".

Di diverso avviso la signora, che ritiene di aver rischiato di essere sottoposta ad un intervento non necessario. Così non è andata perché chi l'ha presa in carico in sala operatoria le ha dato ascolto e l'ha quindi rivalutata, sottoponendola ad un ulteriore esame, che ha confermato ciò che la signora aveva detto: "Il mio piede è a posto". 

Barbara Simonelli

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