Attualità - 31 gennaio 2025, 15:55

Cuneo, il Cerialdo tra “nuovi detenuti” e manutenzioni mancate: “Serve un sistema carcerario che risponda meglio ai bisogni dell’oggi”

A parlare, il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, giovedì sera in VI commissione. “Ci sono i fondi, si può dare una nuova spinta all’ordinamento penitenziario”

L'entrata del "Cerialdo" di Cuneo

L'entrata del "Cerialdo" di Cuneo

Partiamo dai dati: il carcere “Cerialdo” di Cuneo conta, a fine gennaio 2025, 381 detenuti di cui 45 in regime di 41-bis (tutti italiani) e 336 in regime di media sicurezza (di cui 234, il 70%, tutti italiani). A sciorinarli nel corso della riunione della VI commissione consiliare della città di Cuneo il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, presente nella serata di giovedì 30 gennaio nella sala del Consiglio del municipio assieme al presidente Erio Ambrosino, alla sindaca Patrizia Manassero, al garante cittadino ed ex sindaco Alberto Valmaggia e ai rappresentanti dell’associazione Ariaperta. Con loro, anche la consigliera regionale di AVS Giulia Marro.

Ad aprire i lavori il consigliere Ambrosino, che si è detto orgoglioso di aver convocato questo incontro dopo quello del 2023 con il direttore del carcere Minervini e la visita in struttura dell’anno scorso: “Il nostro Consiglio comunale ha dimostrato di tenere alla struttura carceraria cittadina, che è e deve essere parte integrata della nostra comunità”.

Di simile opinione anche la sindaca Patrizia Manassero: “I diversi temi che afferiscono alla vita e al funzionamento del carcere li abbiamo affrontati e sviscerati sin dall’inizio del mandato e continuiamo a volerlo fare – ha detto -. Nel 2025 penso siano maturi i tempi, per la società civile, di operare nuovi ragionamenti sul tema della reclusione e sull’umanità del sistema di somministrazione delle pene e della soppressione della libertà personale. Cuneo è e vuole essere collegata il più possibile con la sua struttura carceraria, e più che disposta a supportare ogni possibile iniziativa che vada nel verso della formazione, dell’istruzione e dell’avviamento al lavoro dei detenuti, utili ad arginare il fenomeno della recidiva”.

Cinquant’anni di ordinamento penitenziario
Mellano ha quindi preso la parola, con un intervento che ha fatto ampio riferimento alla nona edizione del dossier relativo alle criticità strutturali delle carceri del Piemonte, presentato a fine dicembre in maniera ufficiale e realizzato grazie al contributo dei garanti cittadini (capaci di accedere alle strutture senza autorizzazione preventiva e di richiedere colloqui personali con i detenuti). Una vera risorsa, secondo Mellano, per la quale il Piemonte conserva un primato nazionale: è l’unica regione che può vantare un garante per ogni città contenente un carcere.

Il dossier si propone di sottolineare per ogni istituto gli interventi più interessanti e utili da realizzare per favorire la sua specifica attività – ha detto Mellano -. Nel 2025 corrono i 50 anni della nascita dell’ordinamento penitenziario, un documento lungimirante e capace in gran parte inapplicato ma composto da ottime linee guida che meriterebbero un rinnovamento. Per ora rimaniamo in attesa, ma abbiamo comunque provato a proporre ‘interventi tampone’”.

Il garante regionale ha sottolineato come la stagione attuale si configuri come più ricca in risorse a livello nazionale: ha parlato di circa 250 milioni di euro tra fondi PNRR e quelli del piano di manutenzione straordinaria. “Se questi denari vengono sfruttati in un’ottica di prospettiva, tanti istituti possono cambiare volto – ha detto -, specie visto che per costruirne uno nuovo servono 60 milioni di euro e dieci anni di tempo, e questo rende ‘l’ex novo’ non una risposta ‘per l’oggi’. Il sovraffollamento non è solo l’accatastarsi di persone in precarie condizioni, ma la loro sopravvivenza quotidiana”.

“Non ci sono più i detenuti di una volta”
Mellano ha sottolineato come nel solo Piemonte, a fine 2024, si contavano 4.500 detenuti divisi in 13 istituti a fronte di una capienza massima di 3.979 e con 241 posti non disponibili in maniera temporanea (l’equivalente di una struttura medio-piccola). Di questi, come succede al “Cerialdo”, una grande percentuale è di origine straniera, senza collegamenti con il territorio e la società e in situazioni di fragilità particolarmente acuta.

Sembra strano dirlo, ma davvero ‘non ci sono più i detenuti di una volta’ – ha commentato il garante regionale -. La popolazione carceraria odierna è più complessa da gestire, specie perché mancano educatori, mediatori e interpreti per accompagnarli; per sopperire, si chiede alla polizia penitenziaria di coprirne alcuni ruoli, attività necessaria ma che non compete loro. Questa è la vera sfida del carcere contemporaneo: adeguarsi alle esigenze nuove della popolazione carceraria più marginale e ormai più ampiamente diffusa. Serve immaginare risposte nuove, più adeguate all’oggi”.

Nuovi arrivi al Cerialdo: vicedirettrice e 16 agenti
La situazione del carcere cuneese come riportata sul dossier regionale vede una struttura che non necessità di interventi strutturali significativi quanto piuttosto di puntuale e tempestiva manutenzione ordinaria per rendere decoroso un ambiente di vita già difficile e complicato, ma soprattutto per contrastare il degrado dovuto alla vetustà degli edifici e prodotto dai detenuti stessi nei momenti di protesta personale o di gruppo. Secondo il garante Valmaggia il problema principale per la realizzazione degli interventi non è tanto il reperimento di fondi ma le tempistiche, che sempre si trascinano.

Al di là dei dati già indicati in apertura dell’articolo, rispetto alla struttura cuneese Mellano ha annunciato il recente arrivo di un nuovo comandante di polizia penitenziaria, un nuovo vicecomandante e di una nuova vicedirettrice, Elisa Latella, che coadiuverà Minervini nella gestione della struttura.

All’inizio di febbraio sono attesi 16 nuovi agenti a fronte dello spostamento di otto già presenti – ha continuato -. Mancano ispettori e sovrintendenti, ruoli intermedi dotati di esperienza e capacità anche formativa che servirebbe aggiungerne almeno in 20 unità. Non si può poi sottovalutare l’importante presenza, in un carcere prettamente maschile, di 21 agenti donne. In generale – ha concluso Mellano -. Emerge un quadro sull’universo carcerario che ci parla della possibilità di dare una svolta profonda alla gestione investendo sui numeri e sulle progettualità diverse e adeguate alla popolazione carcerarie di oggi”.

Simone Giraudi

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