Attualità - 28 gennaio 2025, 14:24

"La vivida forza del ricordo". Sala gremita al Museo della Ceramica di Mondovì per la Giornata della Memoria [FOTO]

Musica, poesia e letteratura per riflettere sull'importanza del ricordo a vent'anni dall'istituzione ufficiale della ricorrenza da parte dell'ONU

«Noi veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach o Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz». 

Con questa citazione dello scrittore e saggista George Steiner si è chiuso l'incontro ospitato ieri sera, lunedì 27 gennaio, al Museo della Caramica di Mondovì Piazza

Davvero ampia la partecipazione da parte del pubblico, che dimostra non solo l'alto valore culturale della serata ma anche l'importanza che le celebrazioni per la Giornata della Memoria e il ricordo hanno per la Città di Mondovì. 

"La cultura, la conoscenza e la condivisione comunitaria come baluardi luminosi capaci di sconfiggere il buio dell’umanità, tangibile nell’abominio della Shoah - ha commentato il sindaco Luca Robaldo, presente alla serata insieme al vice Gabriele Campora, l'assessore Francesca Bertazzoli, il presidente del consiglio comunale Elio Tomatis e il consigliere di minoranza Cesare Morandini e Laura Gasco -. Vedere un pubblico così numeroso è sintomo di quanto la nostra Città sia consapevole dell'importanza di queste iniziative. Questa mattina abbiamo posto due nuove targhette della memoria, per ricordare due nostri concittadini, Mario Rossi e Michele Basso e sabato 1° febbraio sarà posata, grazie alla Fondazione Fossoli, la prima pietra di inciampo ufficiale, in ricordo di Vincenzo Bellino (leggi qui)".

Ad aprire l'evento, organizzato dall'ANPI - Sezione di Mondovì, dall'associazione culturale “Gli Spigolatori” e dall'A.I.C.C. – Delegazione di Cuneo in collaborazione con il Museo, nell'ambito delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, le note dei musicisti Andrea Sanfilippo e Massimo Galliano che hanno proposto ai presenti i brani "Khorakhané" di Fabrizio De Andrè e "Il disertore" di Boris Vian.

"Per questa serata abbiamo scelto il titolo “La vivida forza del ricordo" - ha spiegato il professor Stefano Casarino, presidente dell'ANPI Mondovì -. Il ricordo dovrebbe avere una funzione apotropaica e per ricordare abbiamo deciso di affidarci alla letteratura e alla poesia". 

Casarino ha poi ripercorso le tappe che hanno portato all'istituzione della Giornata della Memoria, nel 2000 in Italia e cinque anni dopo dall'ONU, soffermandosi in particolare sull'importanza della scelta della terminologia che utilizziamo. 

"Sono felice di evidenziare che nel testo della legge 211 del 20 luglio del 2000, l'Italia utilizzava già la parola Shoah, che significa 'catastrofe', un termine molto più adatto rispetto a quello di 'olocausto' che deriva dal greco antico e significa 'bruciato del tutto', termine utilizzato anche nella religione ebraica per indicare il sacrificio di Isacco da parte di Abramo. Infine uan riflessione sulla parola genocidio, utilizzata per la prima volta da un giurista nel 1944, letteralmente 'sterminio di una stirpe': questo non riguarda solo il popolo ebraico, ce lo insegna purtroppo la storia: pensiamo al Ruanda, agli Armeni, solo per citare alcuni esempi". 

L'importanza delle parole, così come quella della poesia e della letteratura, è stato il fil rouge della serata. 

Giulia Bertolino e Gianluca Tomatis hanno dato voce ai testi "Prima vennero", testo ispirato al sermone del pastore Martin Niemöller sull'inattività degli intellettuali tedeschi in seguito all'ascesa al potere dei nazisti, erroneamente attribuito a Bertolt Brecht, "Se questo è un uomo" di Primo Levi e a un brano tratto dal romanzo autobiografico "La Notte" di Elie Wiesel. 

"Il primo testo - ha commentato il professor Carasino - ci segnala il grave errore della sottovalutazione, il pericolo di pensare “tanto non mi riguarda, non è così grave”. Ricordiamoci che i totalitarismi nascono dando l'impressione di voler ristabilire un certo “ordine”, per poi evolvere in un crescendo parossistico che riguarda tutti, nessuno escluso. Una lezione che non abbiamo ancora imparato bene". 

Nella seconda parte della serata la dottoressa Valentina Sandrone, dell'associazione culturale "Gli Spigolatori", ha ripercorso le tappe che hanno al conferimento dei primi riconoscimenti ai "Giusti tra le nazioni", nel 1962, da parte dello Yad Vashem di Gerusalemme e la posa delle prime pietre di inciampo, opera dell'artista tedesco Gunter Demnig. 

Due modi differenti di ricordare chi, attraverso una grande prova  di coraggio - come la famiglia Castagnino (leggi qui), Susanna Aimo (leggi qui) o Giorgio Perlasca (leggi qui) - è riuscito a salvare delle vite umane e chi, purtroppo, non ha potuto salvarsi.

"I Giusti tra le nazioni rappresentano uno squarcio di luce nel periodo della lunga notte della Seconda Guerra Mondiale, permettendo di salvare la vita a molte persone che hanno testimoniato, negli anni successivi, che cosa è stata la persecuzione nazista - ha evidenziato Sandrone -. Mondovì negli anni ha posto numerose targhe della memoria, simili alle pietre di inciampo, per ricordare i tanti monregalesi che dai campi di sterminio non hanno fatto ritorno". 

E proprio a Piazza, in via Vico, come ricordaro, nel 2021 è stata posata una targhetta perla professoressa Delfina Ortona, docente del “Beccaria” che, pur avendo convintamente aderito al PNF nel dicembre 1943, fu arrestata dai nazisti, inviata al Campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo, quindi a quello di Fossoli e infine ad Auschwitz, dove probabilmente all'arrivo venne destinata subito alle camere a gas.

In chiusura le note di "Auschwitz" e "Dio è morto" di Francesco Guccini.

Arianna Pronestì

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