La giornata di ieri, domenica 12 gennaio, in Piemonte è stata funestata da una tragedia in montagna. Tre morti e due feriti, tragico bilancio di una valanga che si è staccata in alta valle Divedro, nel territorio comunale di Trasquera nell'Ossola. La storia delle nostre cime è costellata di eventi tragici, valanghe che hanno spezzato la vita di decine di persone.
Ce lo ricorda Michele Maiorano, che si interessa di valanghe storiche che hanno coinvolto l'arco alpino piemontese. Dopo i fatti di ieri e la ricorrenza dei centoquaranta anni dal terribile 18 gennaio 1885, dove le valanghe, su tutto l'arco alpino, fecero numerosi disastri, tra cui 236 vittime, ho voluto dedicare una ricerca particolare alla valanga di Frassino.
Riportiamo la sua ricostruzione di quel tragico evento.
IL TERRIBILE 18 GENNAIO 1885 E I DISASTRI DELLE VALANGHE IN PIEMONTE
Il 18 gennaio 1885 fu una data indimenticabile per gli abitati delle valli piemontesi, che furono colpiti da eventi valanghivi disastrosi. In quel giorno, sull’arco alpino Piemonte, furono coinvolte 450 persone, di cui 236 vittime… troppi morti per ignorare una data cosi importante!
Sulle Alpi Piemontesi la drammatica perturbazione nevosa arrivò tra il 13 e 14 gennaio e durò fino al 18 gennaio 1885, ma i picchi massimi delle nevicate furono registrati gli ultimi due giorni: 17 e 18 gennaio 1885, dove furono segnati i maggior quantitativi di neve: 3-4 metri.
I gruppi montuosi piemontesi colpiti dalle valanghe disastrose furono le Alpi: Liguri, Marittime, Cozie e Graie, in particolare le Valli Varaita e Susa, dove furono registrati i decessi.
I valligiani, in particolare donne e bambini, durante le nevicate, per paura di essere coinvolti dalle valanghe, si rifugiarono nelle cantine (luoghi considerati sicuri), ma non fu una buona soluzione. I primi soccorritori furono proprio i valligiani del posto. Quelli scampati alla sciagura, con ogni mezzo di circostanza. scavarono numerose galleria e pozzi nella neve, pur di salvare più persone possibili. Successivamente arrivarono anche i soccorsi organizzati, composti da compagnie di Alpini, Carabinieri e tanti bravi uomini volenterosi che, a causa dell’emergenza, furono dispiegati in ogni dove.
Intanto, le autorità locali iniziarono a stimare i primi danni provocati da questi eventi catastrofi, al fine di chiede sovvenzioni al governo per aiutare “economicamente” i poveri valligiani che nella sciagura avevano perso ogni bene. Non mancarono iniziative anche parte di privati cittadini che, tramite organizzazioni, riuscirono a raccogliere soldi destinati ai poveri montanari colpiti da queste drammatiche valanghe.
I Giornali del tempo che raccontarono questi tragici episodi furono: la Gazzetta del Popolo, la Gazzetta Piemontese e la Lanterna Pinerolese. Le testate giornalistiche, per descrivere questi eventi catastrofici, riportarono cinque titoli: i drammi della neve, i disastri per la neve in Piemonte, i disastri delle valanghe, il terribile gennaio 1885 e le vittime della neve. Ma tra i numerosi articoli scritti per raccontare le disgrazie di queste valanghe riecheggiava sempre una frase dei poveri montanari: "Non si è mai vista tanta neve a memoria d’uomo".
Tra tutte le valanghe avvenute in quel terribile 18 gennaio 1885, è giusto raccontare l’evento valanghivo che fece più vittime di tutte.
LA CATASTROFE DI FRASSINO
Frassino è un comune della Val Varaita situato a quota 750 metri di altezza. Conta 15 borgate, tra cui Oliveri e Bruna, che furono quelle più colpite.
In data 18 gennaio 1885, alle ore 12:00 circa, una valanga di dimensione estreme si staccò dal pendio nord del Monte Ricordone (1761 m) e, dividendosi in cinque rami, precipitò sulle borgate presenti lungo il versante, coinvolgendo 153 persone, di cui ne morirono 71. I borghi colpiti da questo evento valanghivo furono: Meyra Martin, Meyra Fasi, Meyra Danna, Oliveri, Bruna e Sorre, ma le più danneggiate di tutte furono: Meyra Martin e Meyra Fasi. Dati metrici (approssimativi) dell’evento valanghivo: traiettoria 2000 m, larghezza 100 m, altezza 10-50 m; 800.000 mc, peso 9.000 ton.
La Gazzetta del Popolo del 24 gennaio 1885 pubblica una lettera inviata dal comune di Frassino che descrive l’evento valanghivo di rilievo:
Accorsero il sotto prefetto di Saluzzo cav. Manassero, il delegato Giacinto Cardone, colle guardie della pubblica sicurezza, il comandante della tenenza di Saluzzo con i Carabinieri di Saluzzo, Sampejre e Venasca e 40 Alpini comandati dal tenente Bosio Alfredo.
Gli estratti vivi dalle macerie ascendono a 50. La neve caduta al piano nel territorio è alta oltre 2 metri, ed in certi luoghi maggiormente. Da Frassino a Martin sono più di 600 metri di elevazione: ascesa sulla e nella neve, fattasi quasi in linea retta dalle pedate e su cui praticarsi il passaggio, è ripidissima , sdrucciolevole e piena di pericoli, talche pare impossibile ad effettuarsi, massime poi colle slitte che discendono quasi perpendicolarmente coperte di cadaveri, ed il timore di valanghe che continuano a cadere.
Già si rinvennero 49 morti e si continuano i lavori di dissotterramento e trascrizione di slitte di cadaveri, sotto la continua, oculata direzione dei suddetti funzionari, non che della continua assistenza del segretario comunale Isaja Giovanni, del pretore di Sampejre.
“Io non so se più merito sentito e cordiale elogio, abnegazione e coraggio, o per loro umanità e filantropia; i loro dipendenti gareggiano in operosità e in questa rifrangenza ed in questo estremo limite d’Italia degna patria, esimi funzionari e degni soldati ed imitatori del prode Iddio ci conservi.
Mi riservo darvi dettagliate notizie>>
I DANNI CAUSATI DALLA VALANGA DI FRASSINO
Un articolo riportato sull’archivio storico delle valanghe (Professor Carlo Capello) descrive la notizia del disastro della valanga di Frassino:
Le notizia del disastro giunse parecchie ore dopo, portata da 6 giovani della Meyra Fasi che s’erano avventurati di venire quel giorno a Frassino. Questi 6 giovani usciti dall’albergo del Gallo verso le dodici e mezzo s’avviarono in direzione della borgata Oliveri...ma giunti nelle vicinanze del vallone vennero investiti dalla valanga e trasportati 200 metri nella neve.
Alle Meyre Danna non colse che una casa rovinandola per metà e quella in cui trovatasi una donna giù travolgeva lasciando la rimanente parte intatta dove stavano due mucche. Alle Meyre Bruna un ragazzo...uscito per attingere l’acqua venne sorpreso e schiacciato…
A Fasi la popolazione era di 91 abitanti, la borgata contava di 18 case... i salvati furono 47, i morti 44. A Mayre Martin la popolazione era di 62 abitanti, le case 15...i salvi furono 35, i morti 27. In totale le due borgate, su una popolazione di 153 abitanti, ne persero 71 e 82 ne ebbero salvi.
Dai giornali locali risulta che Mayre Martin fu totalmente distrutta e non più costruita.
PER NON DIMENTICARE
A cento quarantanni dai disastri delle valanghe in Piemonte, o meglio del terribile 18 gennaio 1885, è giusto ricordare tutte le vittime di queste immane sciagure, in particolare le 71 persone che persero la vita nella catastrofe di Frassino. In questo terribile evento la maggior parte delle persone coinvolte furono donne e bambini, chiusi nelle abitazione/cantine a causa delle nevicate a carattere eccezionali: furono colti all’improvviso da questo evento disastroso che portò via le loro vite. Ma anche gli uomini, impiegati a spalare la neve dai tetti e a liberare le strade da così tanta coltre nevosa, non furono risparmiati da questa orrenda valanga.
La valanga di Frassino lasciò un segno indelebile tra i sopravvissuti, non solo per le vite dei propri cari strappati da questo terribile evento, ma anche per la perdita di tutto ciò che possedevano: case, terre e bestiame!
A distanza di anni sarebbe opportuno commemorare le vittime causate dalla catastrofe di Frassino oltre che con la croce posta sulla sommità del Monte Ricordone, anche con una data ricorrente che celebri tutte le persone scomparse a causa di queste disastrose valanghe.