Politica - 05 gennaio 2025, 07:12

Province e Unioni montane: riforme attese e non più rinviabili

Due istituzioni importanti per il territorio attendono che si metta mano a due leggi, “Delrio” e “Maccanti”, rivelatesi fallimentari. Da anni se ne parla ma nulla di concreto si è ancora visto

Province e Unioni montane: riforme attese e non più rinviabili

Il 2025 è l’anno in cui due importanti istituzioni del territorio, Provincia e Unioni montane, attendono riforme che non sono più dilazionabili.

I dubbi tuttavia sono tanti e legittimati dal fatto che, in entrambi i casi, annunci e promesse si sono sprecati senza esito.

 In primavera saranno trascorsi 11 anni dall’entrata in funzione della legge n.56 del 7 aprile 2014, meglio nota come “Delrio” dall’esponente dem che la varò.

Una normativa che ha dettato un'ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l'istituzione delle città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle Province, oltre ad una nuova disciplina in materia di Unioni e fusioni di Comuni.

 Avrebbe dovuto trattarsi di una legge cosiddetta “ponte” e invece ha finito col risultare definitiva pur a fronte di un malcontento trasversale.

 Le Province sono rimaste istituzionalmente in mezzo al guado, senza risorse per garantirne le funzioni, peraltro in buona parte da ridefinire.

 Le rassicurazioni di un ripristino del ritorno all’elezione diretta del presidente e del Consiglio provinciale, fatte più volte in vari contesti dal  ministro per le autonomie e gli affari regionali, Roberto Calderoli (Lega) sono rimaste lettera morta.

 Altra situazione, auspicata da più parti ma senza che nessuno vi abbia mai messo seriamente mano, riguarda le Unioni montane, che in un contesto qual è il Cuneese rivestono un ruolo rilevante per il governo del territorio.

 La legge regionale n.11 del 28 settembre 2012, la cosiddetta “Maccanti” (dal nome dell’allora assessore leghista agli enti locali Elena Maccanti) aveva abolito le Comunità montane ipotizzando in loro vece le Unioni montane.

 A distanza di quasi 13 anni il fallimento è davanti agli occhi di tutti, tuttavia la politica, pur condividendone il giudizio, non è stata in grado di apportarvi correttivi.

 Risulta che l’assessore alla Montagna, Marco Gallo (lista Cirio), sollecitato dagli amministratori locali, intenda procedere ma dovrà farlo di concerto con il collega Enrico Bussalino (Lega), che ha la delega agli enti locali.

 La questione è complicata sia per la materia in sé, che dovrà essere raccordata con la legislazione nazionale, sia perché – sotto il profilo strettamente politico – Bussalino dovrà agire senza che il fallimento risulti ascrivibile al suo partito, cioè la Lega.

 A partire dai prossimi mesi, vedremo se e come si metteranno in moto atti concreti per dare nuova fisionomia istituzionale alle Province e agli Enti montani.

Giampaolo Testa

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