Solidarietà - 21 dicembre 2024, 21:30

Al Santuario della Mellea di Farigliano, il Natale con i senzatetto

La Comunità di don Benzi - la Papa Giovanni XXIII - organizza diversi momenti per condividere la festa con le persone senza fissa dimora: al termine delle S. Messe verrà distribuito gratuitamente il miele prodotto dagli ospiti della Capanna di Betlemme

Al Santuario della Mellea di Farigliano, il Natale con i senzatetto

In occasione del Santo Natale, la Comunità di don Benzi organizza diversi momenti per condividere la festa con le persone senza fissa dimora. Durante tutto l'anno, la Papa Giovanni XXIII gestisce case per l'accoglienza dei senzatetto chiamate "Capanne di Betlemme". Don Oreste Benzi le volle chiamare così, come il luogo che diede riparo a Giuseppe e Maria, mentre stava per dare alla luce Gesù, perché “non c'era posto per loro nell'albergo”. La prima Capanna fu aperta nel 1987 a Rimini, dopo aver incontrato questi poveri, spesso invisibili, che vivono negli angoli più bui delle nostre città.

«Saranno momenti di festa rivolti ai nostri amici e fratelli senza dimora – spiega Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII –, alle famiglie del territorio che vivono un momento di difficoltà, alle persone rimaste sole per queste festività, a chiunque scelga di spendere qualche ora per dare una mano o fare compagnia a chi ne ha più bisogno. Tutti insieme per condividere delle giornate significative dove tutti donano e tutti ricevono. Perché la gioia è piena solo se condivisa».

Santuario della Mellea, Farigliano

La vigilia ed il giorno di Natale, al termine delle S. Messe, verrà distribuito gratuitamente il miele prodotto dagli ospiti della Capanna di Betlemme presente nel Santuario mariano.

Nelle Capanne di Betlemme della Papa Giovanni sono ospitate persone con problemi di salute mentale, quelle uscite dal carcere, altri usciti da percorsi in comunità di recupero, immigrati irregolari. Ci sono persone che finiscono in strada dopo aver perso il lavoro e, di conseguenza, la casa. In genere, hanno avuto almeno un trauma nella vita che li ha resi soli, senza famiglia, senza nessuno. Sono invisibili agli occhi dei servizi sociali e della gente. Eppure, la maggior parte di loro vorrebbe avere un'abitazione, un lavoro stabile, vivere normalmente, relazionarsi con gli altri.

La Capanna di Betlemme è una realtà di pronta accoglienza dove i senzatetto non trovano solo un tetto, una doccia, un pasto caldo ed un letto dove dormire, ma soprattutto un clima familiare. La cena e altri momenti in casa sono occasioni per instaurare relazioni significative con le persone, ascoltare le loro storie, capire i loro bisogni. Si cerca un aggancio per instaurare una relazione di fiducia che permetta di sviluppare successivi progetti di integrazione e reinserimento sociale.

Oltre alle case, la Giovanni XXIII gestisce anche unità di strada, piccoli gruppi di volontari che escono in strada per incontrare le persone sotto i portici o nelle stazioni.

Don Benzi spronava: «Ci sono tanti poveri che non ci cercheranno mai! Quelli li dobbiamo andare a cercare noi».

 

C.S.

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