Che le regole del codice della strada vadano rispettate è fuor di dubbio. Certo è che vedere che nel bilancio dell’Amministrazione provinciale 3,9 milioni di euro sono stati incassati da multe, per lo più autovelox fissi dislocati in vari punti delle strade del Cuneese, lascia un po’ di amaro in bocca.
E non solo a chi è stato sanzionato. Oltretutto, col nuovo codice della strada entrato in vigore nei giorni scorsi, le sanzioni sono destinate ad inasprirsi. Sembra inoltre che altri punti fissi di controllo elettronico della velocità siano già stati previsti nel nuovo anno per cui, in prospettiva, la cifra è destinata a lievitare.
È pur vero che gli introiti sono vincolati ad investimenti sulla sicurezza stradale, ma resta il dato che si tratta pur sempre di un importo rilevante, sottratto alle tasche di automobilisti-lavoratori contribuenti che devono fare i conti con una viabilità sempre più precaria.
Chi viaggia sulle strade della Granda deve fare molta attenzione perché le “trappole” sono ovunque e il rischio di decurtazione punti, primo passo verso la sospensione della patente, è dietro l’angolo. E Dio solo sa quanto sia oggi difficile spostarsi in auto sulle strade della Granda!
Chi trasgredisce deve essere sanzionato, va da sé, ma – è anche bene ricordare – che la prevenzione dovrebbe precedere la repressione. E per prevenzione intendiamo una manutenzione adeguata delle strade. D’altronde, comprendiamo che le risorse siano quelle che sono e in tempi di vacche magre le Province devono raschiare il fondo del barile per far quadrare i loro conti.
Ha ragione il presidente Robaldo – vox clamantis in deserto – nel richiedere con urgenza una normativa che ridefinisca il ruolo delle Province e non le veda costrette a fare gli esattori per assicurarsi quel pareggio di bilancio che non le porti alla bancarotta.