Cronaca - 11 dicembre 2024, 07:00

Vende un Rolex a 12mila euro, ma l'assegno è falso: a processo il truffatore

La vittima del raggiro, un uomo di Bagnolo Piemonte, ha poi ottenuto il risarcimento da parte della banca. Il compratore dell'orologio, il cui complice è rimasto ignoto, si trova a processo in tribunale a Cuneo

Immagine di repertorio

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Aveva deciso di mettere in vendita online il suo orologio Rolex per 12mila euro, ma al momento del pagamento il compratore, Gaetano Moccia, trentottenne di Castel Volturno, assieme ad un complice non identificato, gli rifilò un assegno falso, raggirando così non solo lui ma anche la commessa della banca. Vittima dell’ingegnosa truffa, un uomo di Bagnolo Piemonte, che denunciò l’accaduto.

Era l’inverno di tre anni fa e, come spiegato in tribunale a Cuneo, dove Moccia è accusato di truffa, dopo aver messo online l’orologio, il venditore venne contattato dall’imputato al telefono: “Da subito si mostrò molto interessato - ha iniziato a raccontare in aula la persona offesa-. Per ‘fare le cose per bene' e a maggior garanzia sia mia che sua gli avevo detto che lo avrei voluto incontrare direttamente nella mia banca. Lui mi disse che mi avrebbe subito pagato con un assegno circolare da 12mila euro e che anche se veniva dal Sud non sarebbe stato un problema raggiungermi in Piemonte, perché per lavoro viaggiava spesso”. 

Ma il giorno dell’incontro, il 19 gennaio 2021, qualcosa andò storto. 

Quella mattina, la vittima e l’imputato si incontrarono in banca e alla presenza della cassiera si scambiarono l’assegno e l’orologio. “La cassiera prese l’assegno - ha proseguito la persona offesa- ma non i documenti. Fece una telefonata alla banca di Frosinone per verificare se effettivamente fosse coperto e mi disse che il direttore di quella banca le comunicò che era tutto a posto”. Ma l’uomo con cui la dipendente in realtà parlò era il complice di Moccia che, dal Lazio, aveva attivato la deviazione di chiamata alla banca di Frosinone sul suo cellulare. 

Quando tornò a casa, la vittima decise di fare un telefonata all’istituto laziale per chiedere che effettivamente quell’assegno fosse vero: “Mi dissero che per quelle pratiche utilizzavano solo la Posta Certificata - ha continuato- e che comunque il direttore quel giorno era assente”.  

La banca, come anche spiegato dal responsabile dell’istituto del Lazio, appurato che quell’assegno era falso, risarcì la vittima di 12 mila euro. 

L’udienza è stata rinviata al 12 maggio.
 

CharB.

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