Cronaca - 03 dicembre 2024, 19:02

Dopo la rapina in un negozio a Garessio, fuggì con l'auto guidata dal complice: un uomo a processo

Si tratta di un italiano, accusato di aver spintonato la titolare del negozio per rubarle l'incasso. Con lui vennero anche rinviati a giudizio il conducente del veicolo usato per la fuga, poi condannato, e due donne che hanno ottenuto l'assoluzione definitiva

Immagine di repertorio

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Erano circa le cinque di un pomeriggio del maggio 2021 quando un uomo, dopo essere entrato nel suo negozio di alimentari, “I biscotti della nonna” a Garessio, ed averla spintonata, le rubò l’incasso della giornata e fuggì.

Il gesto costò a C.D. il rinvio a giudizio di fronte al tribunale di Cuneo e, accusato dalla Procura di essere il rapinatore, con lui vennero imputate anche le tre persone che quel giorno lo aspettarono fuori dal negozio a bordo di una Toyota Yaris grigia. Alla guida dell'auto c'era  S.R., condannato in abbreviato e come passeggere due donne, G.B. e G.D.L., che hanno infatti definito la loro posizione processuale ottenendo un'assoluzione definitiva.

La proprietaria dell’attività commerciale, costituitasi parte civile nel procedimento, aveva spiegato che quel pomeriggio l’uomo entrò nel suo negozio e, dopo aver pagato un pacchetto di sigarette e una bottiglietta d’acqua, passò dietro al bancone allontanandola dal registratore di cassa con uno spintone: “Io stavo contando le monete – aveva spiegato la donna -. Quando mi ha spinta sono barcollata e lui ha messo le mani nella cassa prendendo le banconote. Saranno stati, forse, 350/400 euro”.

Rubato l’incasso, l’uomo si guadagnò l’uscita salendo a bordo dell’auto che lo aspettava fuori: “Io gli sono corsa dietro – aveva continuato – e ho notato che la macchina aveva la portiera aperta. Lui si precipitò dentro e partirono. Sono riuscita a prendere le prime lettere della targa: FE.. Ho visto che c’erano anche altre persone in auto: due donne, una bionda e una mora e un uomo alla guida”.

La Toyota, partita velocemente in direzione Ormea, venne poi bloccata dai Carabinieri a Nava, al confine con la Liguria. La signora, chiamata in caserma per effettuare il riconoscimento, non riconobbe nè C.D. né l’auto: “Ero così spaventata – si era giustificata in aula – che in quel momento non sarei stata capace nemmeno di riconoscere mia mamma”.

L’imputato, come descritto da un appuntato dei carabinieri che effettuò la perquisizione dell’abitacolo, spiegò che durante la perquisizione personale sui quattro, nella borsetta di una delle due passeggere vennero ritrovati 750 euro e che la donna ne giustificò il possesso mostrando due ricevute di prelievo al bancomat. “Quanto all’imputato odierno – ha concluso – aveva capelli medio lunghi ed era vestito con jeans e una giacca di colore scuro”.

Il 15 maggio, la discussione del processo. 

CharB.

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