Attualità - 03 dicembre 2024, 14:30

Cuneo a 80 anni dalla morte di Galimberti: "Si esponga la sua giacca, con i fori di proiettile"

Lo storico cuneese Costagli, in libreria con il suo ultimo libro proprio sul partigiano cuneese, chiede che la città colga più occasioni per ricordarlo: "Gli si intitoli il circolo schermistico locale, di cui è stato fondatore"

Il discorso di Duccio Galimberti

Il discorso di Duccio Galimberti

Ricorrono in questi giorni gli ottant’anni dall’uccisione di Tancredi Achille Giuseppe Olimpio Galimberti, comunemente conosciuto anche da “noi posteri” con il nominativo di “Duccio”. Dopo essere stato arrestato a Torino il 28 novembre 1944, Galimberti ha affrontato lunghe ore di sofferenza e tortura, per poi essere ucciso tramite fucilazione tra il 2 e il 3 dicembre. Aveva 38 anni.

Proprio di questo grande cuneese – al quale è stato nominato il Salotto della città, piazza Galimberti – e del suo fondamentale ruolo nelle vicende della guerriglia partigiana parla il nuovo libro dello storico cuneese Sergio Costagli: “La verità sull’assassinio di Duccio Galimberti, ottant’anni dopo” (Ed. Primalpe).

Nel libro, Costagli ha inserito per intero il testo della lettera con cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risposto all’allora sindaco di Morozzo Mauro Fissore, nel maggio 2023, in merito al riconoscimento del fatto che a proporre come “Canto degli Italiani” l’inno di Mameli per primo sia stato proprio Galimberti (proposto poi alla Costituente da Ferruccio Parri, un altro personaggi che nel capoluogo provinciale ha dato il nome a un’area tra le più importanti).


[La giacca indossata da Duccio Galimberti al momento della morte]

"Si esponga la giacca di Galimberti con i fori di proiettile"
Nell’occasione dell’uscita del libro Costagli non ha perso l’opportunità per indicare alla sua “città delle occasioni perse” nuove modalità per rendere omaggio alla figura di Galimberti.

Perché non intitolare a suo nome il circolo schermistico locale di piazza Foro Boario? Tra i fondatori del 1929 c’è anche lui, quando ancora era in palazzo Chiodo: Galimberti, inoltre, era schermidore dall’abilità riconosciuta, campione provinciale di spada e sciabola dal 1933 al 1935” ha detto.

La celebrazione degli ottant’anni dall’assassinio potrebbe poi essere ragione per esporre il cappotto e la giacca che Galimberti indossava durante la fucilazione nella Casa Museo – ha concluso Costagli -: quegli abiti sono un bene della comunità e conservano un’importante memoria storica”.

redazione

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