"Stamattina ho sentito il ministro dell’Industria Adolfo Urso e per venerdì mattina ho convocato l'azienda in Regione. Venerdì capiremo il dettaglio di questi numeri e se è pensabile avere una riedizione di quanto avvenne nel 2017, quando a fronte dell’intenzione dell’azienda di chiudere riuscimmo a concordare l’esito incentivato di 120 lavoratori. Dobbiamo rifare tutti i passaggi di allora. Oggi abbiamo la possibilità di avere il Governo al nostro fianco in questa battaglia. Siamo in una terra ricca e produttiva, ma dobbiamo fare in modo che questa realtà non chiuda".
Va alla trattativa del 2017, a "un film già visto", allora finito col lieto fine del mantenimento dell’operatività nello stabilimento ex Cinzano l’immagine che Alberto Cirio ha portato questa mattina ai dipendenti della Diageo Operations Italy, alla loro prima giornata di sciopero dopo quanto comunicato ieri dalla multinazionale britannica, intenzionata a cessare ogni attività nel proprio impianto italiano annunciando entro giugno 2026 il licenziamento dei suoi 349 addetti.
Immediata la mobilitazione di sindacati, guidati dai segretari provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, Antonio Bastardi, Loredana Sasia e Alberto Battaglino. Affiancati dagli Rsu hanno guidato la protesta dei lavoratori riuniti questa mattina davanti allo stabilimento incontrando a metà mattinata i vertici dello stabilimento roerino.
GLI INTERVENTI [VIDEO]
Al loro fianco le fasce tricolori di numerosi sindaci del territorio, con la prima cittadina di Santa Vittoria d’Alba Adriana Maria Dellavalle e i colleghi di Alba e Bra, Alberto Gatto e Gianni Fogliato, insieme ai consiglieri regionali Mauro Calderoni (Pd) e Giulia Marro (Avs).
"Oggi siamo di fronte anche a una questione di metodo: non si manda una lettera dall'oggi al domani in questo modo, per una questione di rispetto della dignità delle persone", ha stigmatizzato Cirio prima di ricordare che "nel 2017 vivemmo una situazione simile" . "Nel 2017 andammo a Bruxelles, allora c'era un rischio simile a questo ma la mobilitazione di istituzioni e forze sindacali ci aveva permesso di superare il problema. Lo facemmo in base ai numeri, andando a dimostrare che questo era uno stabilimento che marginalizzava. Quello che facemmo allora dobbiamo rifarlo oggi, con grande compattezza. Io non voglio sentire la parola 'ricollocazione'. Se se ne riparlerà vorrà dire che abbiamo perso. Noi dobbiamo fermarci prima, farlo in modo serio e costruttivo. Ho convocato l'azienda in Regione e non ho sentito il ministro del Lavoro, per la crisi aziendale, ma quello dell’Industria. Dobbiamo puntare al mantenimento del sito".