Cronaca - 19 novembre 2024, 15:55

Alba, noto imprenditore scagionato dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie

Il 65enne è però stato condannato a sei mesi per lesioni personali. L’accusa aveva chiesto due anni e sei mesi di reclusione

Il palazzo di giustizia di Asti

Il palazzo di giustizia di Asti

Si è conclusa con la sentenza pronunciata giovedì 14 novembre dal giudice presso il Tribunale di Asti Claudia Beconi la vicenda processuale che da tempo contrappone due coniugi albesi, titolari in città di una nota azienda.

A portarla all’attenzione della Procura della Repubblica astigiana la denuncia presentata dalla donna. Un esposto che ha convinto gli inquirenti a procedere nei confronti del 65enne marito ipotizzando i reati di maltrattamenti aggravati e lesioni.

Lui, sempre per l’accusa, a partire dall’anno 2000 si sarebbe reso responsabile di reiterati atti di violenza fisica e verbale, maltrattando la moglie, rivolgendosi nei suoi confronti con scatti di ira e frasi ingiuriose, lanciando in aria oggetti e arrivando persino a percuoterla e a minacciarla di volerle togliere la vita.

Del novembre 2023 il fatto che portò invece all’imputazione per lesioni personali: quando di fronte ai figli della coppia l’uomo avrebbe colpito la moglie con una testata al volto, procurandole un trauma nasale.

Nell’aprile 2024 l’uomo fu intanto colpito da un’ordinanza di applicazione di misura cautelare: i giudici disposero nei suoi confronti il divieto di avvicinarsi a meno di 500 metri dall’abitazione e dai luoghi abitualmente frequentati dalla parte offesa, insieme al divieto di comunicare con lei con qualsiasi mezzo.

Un provvedimento che, come facile immaginare, per l’uomo sarebbe però corrisposto a un’esclusione di fatto dalle attività dell’azienda di cui era contitolare.

Da qui la richiesta, da lui presentata tramite il suo legale, l’avvocato albese Roberto Ponzio, di modificare la modalità della misura cautelare venendo autorizzato ad accedere agli immobili che costituiscono la sede aziendale.

L’istanza che veniva accolta, senonché la moglie presentava una nuova denuncia, sostenendo che il coniuge avesse violato l’ordinanza in quanto sorpreso in un dehors di un bar a meno di mezzo chilometro dall’abitazione della donna. La violazione portava a un aggravamento della misura cautelare, per cui all’imprenditore veniva vietata la dimora nel territorio del comune di Alba, dove ormai risiedeva in un alloggio diverso da quello della moglie.

Si arrivava così al processo. Nel corso dell’udienza tenuta lo scorso 10 ottobre davanti alla dottoressa Beconi la donna si costituiva parte civile col patrocinio dell’avvocato Francesco Furfaro del foro di Savona, mentre la difesa chiedeva di poter accedere al rito del giudizio abbreviato condizionato all’audizione dei due figli della coppia.

L’istanza veniva accolta e questi ultimi venivano sentiti nel corso dell’udienza tenuta giovedì 14 novembre, chiamati a riferire anche sull’attività coniugale, dopodiché il pubblico ministero Lorena Ghibaudo chiedeva la condanna dell’uomo per entrambi i reati, quantificando la propria richiesta di pena in due anni e sei mesi di reclusione. A tale richiesta si associava la parte civile, che chiedeva altresì la liquidazione dei danni morali e patrimoniali anche mediante valutazione equitativa in una misura non inferiore a 52mila euro.

Il giudice del Tribunale di Asti Claudia Beconi decideva di assolvere l’imputato dal reato di maltrattamenti perché "il fatto non sussiste". Dichiarava invece l’uomo responsabile del reato di lesioni volontarie e lo condannava a mesi 6 di reclusione coi benefici di legge, la sospensione condizionale e la non menzione della condanna. La parte civile veniva liquidata con un risarcimento di mille euro. Il giudice si riservava trenta giorni per il deposito della motivazione.

Soddisfazione veniva espressa dall’avvocato difensore Roberto Ponzio (foto sotto): "Il giudice ha operato con terzietà e imparzialità. Il mio assistito ha sempre ritenuto che la denuncia fosse mossa esclusivamente da interessi patrimoniali sottesi ad allontanarlo dall’azienda di famiglia. Resta in lui il rammarico di aver subito una misura cautelare rivelatasi poi infondata".

Ezio Massucco

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