Attualità - 16 novembre 2024, 12:11

La mafia spiegata al Caffè letterario per comprendere e conoscere l’importanza della legalità

Grazie a Luca Ponzi che venerdì 15 novembre ha presentato il suo libro “L’ultimo padrino”

La mafia spiegata al Caffè letterario per comprendere e conoscere l’importanza della legalità

Il racconto di un lato oscuro dell’Italia. Quei tasselli che, troppo spesso, vengono riposti sotto strati di silenzio e diffidenza. Venerdì 15 novembre, nell’ambito del Caffè letterario di Bra, il caporedattore del Tg3 Liguria Luca Ponzi ha presentato “L’ultimo padrino. Vita, morte e crimini di Matteo Messina Denaro” (Rubbettino).

Incalzato dalle domande della curatrice Silvia Gullino e del fiduciario di Slow Food Bra Gianni Milanesio e introdotto dai saluti della padrona di casa Agata Comandè, l’autore ha descritto i tratti salienti della sua ultima fatica letteraria, che ripercorre la vita l’ascesa e la caduta di uno dei boss più spietati dell’ultimo mezzo secolo italiano, mandante di decine di omicidi, tanto che si vantava raccontando in giro che «Con tutte le persone che ho ammazzato si potrebbe riempire un cimitero».

Oltre a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici e le altre vittime, c’è la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido all’età di 14 anni, dopo 2 anni di prigionia, riletta dalla pittrice Maura Boccato attraverso il racconto originale di chi lo ha ucciso.

L’autore ha ripercorso la vita di Messina Denaro, originario della Valle del Belice, quella devastata dal terremoto, una valle povera, dove l’infiltrazione mafiosa riesce a penetrare. È figlio di Francesco Messina Denaro, capo del mandamento di Castelvetrano che insegnava come «Il mafioso non ha bisogno della pistola per farsi obbedire».

Matteo Messina Denaro però è diverso da suo padre, spiega l’autore. «Non guardava in faccia nessuno, mettendo a segno crimini contro nemici, rivali in amore e ammesso che si possa fare una classifica, crimini efferati come far sciogliere un bambino nell’acido, dopo averlo tenuto in prigionia per due anni. Con lui la mafia ha fatto un salto di qualità, intrecciando rapporti con poteri politici, servizi segreti deviati, imprenditoria. Impone una strategia stragista con bombe a Firenze, Milano, e Roma, in un momento in cui l’Italia era debole».

Ponzi lo racconta bene con un poker di S: «Sangue, successo, soldi e sesso. Era in vacanza a Forte dei Marmi con altri due mafiosi, i fratelli Graviano. Poi il vuoto per trent’anni. Un fantasma, che però riesce ad andare allo stadio a vedere una partita, ad accrescere il suo potere attraverso omicidi e soldi che incassava dai traffici illeciti che si espandevano in tutta Italia, oltre che in Europa e in Sudamerica». Lui non si vede, ma c’è.

La sua cattura in cui lo vediamo malato e disarmato restituisce una dimensione umana di colui che spesso ha mostrato il volto bestiale della criminalità organizzata, patito della bella vita, delle belle donne e di film come Il Padrino con Marlon Brando, il cui poster è stato ritrovato durante la perquisizione in uno dei suoi covi.

Matteo Messina Denaro è morto, ma non la mafia. Falcone diceva che la mafia, come tutte le cose umane, ha un suo inizio e poi una sua fine. La mafia c’è ancora, però. Muta come un virus e per Luca Ponzi si può contrastare attraverso l’educazione civica nelle scuole e partendo dai giovani.

Sala di BrArte sold out, pubblico fortemente interessato da un tema coinvolgente e sconvolgente per un appuntamento che ha permesso di comprendere e conoscere l’importanza della legalità.

Un po’ di biografia

Il Caffè letterario di Bra è stato anche l’occasione per conoscere da vicino Luca Ponzi, grazie all’identikit curata da Alessandra Forlani Vaira, collaboratrice del Nuovo Braidese. Luca Ponzi, 57 anni, laureato in Scienze Politiche, giornalista, attualmente è responsabile della redazione Rai della Liguria. Ha ricoperto lo stesso incarico alla Rai della Calabria, dove si è occupato anche di infiltrazioni mafiose e ‘ndrangheta, e prima ancora è stato vicecaporedattore in Piemonte. I suoi servizi sono stati trasmessi da Tg1 e Tg2. A lungo ha collaborato con il quotidiano La Stampa. Ha scritto numerosi saggi per il Sole24Ore. L’ultimo su Sergio Marchionne, il manager che salvò la Fiat e conquistò la Chrysler, è edito da Rubbettino. È anche l’autore del podcast “Il latitante” su Matteo Messina Denaro trasmesso da Radio 24. In libreria lo trovate con “L’ultimo Padrino. Vita, morte e crimini di Matteo Messina Denaro” edito da Rubbettino.

Silvia Gullino

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