Giovedì 7 novembre gli studenti delle classi 4B, 5A e 5B del liceo Arimondi Eula hanno avuto l’opportunità di partecipare alla mostra sulla vita di Nuto Revelli, allestita nelle sale del Museo Civico di Savigliano. Guidati dalla dottoressa Giulia Serale, della Fondazione Nuto Revelli, i ragazzi si sono addentrati, attraverso fotografie e documenti, nella vita di un uomo, uno scrittore, un soldato, un membro della lotta partigiana.
Nuto Revelli nacque nel 1919 nelle nostre terre, da una famiglia medio borghese; finite le scuole superiori, imbevuto di retorica fascista, decise, nel 1942, di arruolarsi e partire per la campagna di Russia, dove soffrì il freddo, la fame e rimase ferito. Di questo periodo della sua vita ci sono un diario e testimonianze epistolari destinate all’amata Anna, alla quale però giungevano informazioni che si discostavano dalla realtà. Nuto infatti, per tranquillizzarla, ma soprattutto per aggirare la censura che vagliava le lettere, scriveva di una realtà più quieta e meno spaventosa.
Rientrato in Italia, Nuto Revelli, profondamente arrabbiato con il regime fascista che aveva mandato allo sbaraglio i soldati italiani in Russia, si arruolò immediatamente tra le schiere dei partigiani, combattendo al fianco dei quali rimarrà fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nuto Revelli dedicherà il resto della sua vita alla scrittura: i suoi libri racconteranno proprio le fatiche e il dolore affrontato dagli uomini costretti alla guerra (L’ultimo fronte, La strada del davai), ma anche la dura vita nelle campagne e nei paesi del cuneese (Il mondo dei vinti), in particolare quella delle donne, vero pilastro della famiglia dei primi del Novecento (L’anello forte).
Fra i vari documenti della mostra, gli studenti hanno potuto leggere l’autografo di una bellissima poesia che Nuto Revelli scrisse agli amici Primo Levi e Mario Rigoni Stern:
“Ho due fratelli con molta vita alle spalle
nati all’ombra delle montagne.
Hanno imparato l’indignazione
nella neve di un paese lontano,
ed hanno scritto libri non inutili.
Come me, hanno tollerato la vista
di Medusa, che non li ha impietriti.
Non si sono lasciati impietrire
dalla lenta nevicata dei giorni”.
Grazie a quest’uomo, che come molti altri ha affrontato e visto crudeltà atroci ed è riuscito a raccontarle, possiamo conoscere alcune vicende e personaggi, spesso comuni, che fanno parte della storia del nostro territorio.