Attualità - 09 novembre 2024, 08:27

“La precarietà è una spinta potentissima”: il designer Giulio Iacchetti ospite al Ponte del Dialogo di Dronero

Organizzato grazie all’associazione Prometheus, l’incontro è stato seguito da una lettura teatralizzata di alcuni passaggi del libro di Iacchetti “Semplici formalità” da parte dell’attore Luca Occelli. Attesissimo per questa sera invece l’appuntamento all’Iris con Vito Mancuso

“La precarietà è una spinta potentissima”: il designer Giulio Iacchetti ospite al Ponte del Dialogo di Dronero

L’attenzione anche alle associazioni locali che promuovono la cultura. Il festival Ponte del Dialogo, che si sta svolgendo in questi giorni a Dronero, è anche questo: unione di intenti e preziosa collaborazione.

Tra gli appuntamenti importanti, mercoledì 6 novembre, presso la Sala Giolitti  l’associazione Prometheus ha organizzato l’incontro con Giulio Iacchetti uno dei più importanti designer industriali del nostro tempo.
 



Perché partecipare a Ponte del Dialogo come Associazione? - ha detto Stefania Riboli - Perché ci sentiamo Ponte fra generazioni quando trasmettiamo gli antichi saperi della tradizione agricola ed artigianale trasformandoli in progetti di Futuro. Perché siamo Dialogo quando ascoltiamo i ritmi della natura, i racconti delle persone e li rendiamo testimonianza nelle nostre attività. Per noi Ponte del Dialogo è un modo per parlare di bello attraverso l'intervista a Giulio Iacchetti che, nel mondo del design milanese si fa strumento per dare valore al lavoro artigiano e industriale parlando delle persone che lavorano attraverso i suoi oggetti di disarmante, geniale semplicità. Tutto il resto è una Semplice formalità proprio come il libro che andremo a presentare attraverso la voce narrante di Luca Occelli che sa fare del teatro un ponte tra i testi letterari e il pubblico.”



A condurre l’incontro l’illustratrice Cristina Bellacicco, in un dialogo che, molto partecipato da parte del pubblico, ha saputo più di tutto far emergere concetti importanti ed espandibili nella quotidianità di ciascuno. In un mondo dove tutto può apparire e soprattutto essere considerato effimero, infatti, il ritorno al significato ed alla cura è stata una grande lezione di vita:

Io credo molto nel rapporto con gli oggetti  - ha detto Giulio Iacchetti - ed anche poi nella difettosità delle cose, per un semplice motivo: perché noi siamo difettosi! Quindi noi non possiamo chiedere la perfezione agli oggetti quando noi per nostra natura non siamo perfetti. I difetti fanno parte delle persone come fanno parte degli oggetti ed è l’affezione, l’amore verso una persona così come verso un oggetto, a far sì che anche un difetto diventi qualità.”



Dall’interessante storia della caffettiera Bialetti al cucchiaio progettato apposta per la nutella, passando attraverso il ricordo di Enzo Mari e di altri importanti designer italiani. Ed ancora la falce, strumento il cui uso, antico e moderno, viene portato avanti dell’associazione Prometheus: gli oggetti sono per Giulio Iacchetti portatori sani di specificità, di storia ed emozioni, proprio per questo unici. Ma come si realizza uno strumento? Il designer è una persona più artistica o razionale? A questa domanda il designer ha risposto così:

La semplicità è una complessità risolta e richiede un processo molto razionale. L’estro artistico e creativo ci vuole assolutamente, ma spesso si ha l’idea del designer come una persona un po’ fuori dagli schemi, colpita da un raggio di sole sole che illumina la sua anima. Non è così. In maniera molto banale, senza però banalizzare, il mio lavoro è: sapete quelle matasse di lana tutte incasinate? Ecco, quello è l’inizio del progetto. Ci sono tante cose da valutare attentamente per arrivare al gomitolo. Il risultato del progetto, il suo essere risolutivo, si ha quando si riesce a mettere d’accordo tutte le cose, anche quelle che sembrerebbero dei limiti.

Ed alla domanda sulla bellezza, su cosa sia, Iacchetti ha fatto notare quanto essa sia un concetto estremamente inafferrabile. Secondo lui il designer deve invece sapere un qualcosa di molto più importante, ossia cosa non è bello, inteso come disarmonico. Cogliere la disarmonia, infatti, rappresenta un elemento intrascurabile del saper progettare efficacemente ed in un mondo sempre più tecnologico occorre secondo lui ricordarsi sempre dell’insostituibilità dell’uomo: “Quando confondiamo i mezzi con i fini commettiamo un errore.”



Ed è stata proprio la voce di un uomo, quella dell’attore Luca Occelli, a emozionare il pubblico attraverso una lettura teatralizzata di alcuni passaggi del libro di Giulio Iacchetti intitolato “Semplici formalità”.

Ad ogni ospite quest’anno il Ponte del Dialogo chiede una parola rappresentativa di sé e di quello in cui più crede. Con convinzione Giulio Iacchetti ha scelto “precarietà”, dicendo: “Io sono arrivato a questo lavoro perché ero disperato, non sapevo cosa fare nella vita e non avevo neppure grandi disponibilità. Credo che la precarietà sia uno stimolo meraviglioso, non avere le cose, non avere la disponibilità economica per procurartele ti spinge a trovare soluzioni. La progettazione, del resto, è una storia di precarietà: devi risolvere le cose, nel minor tempo possibile, con meno soldi possibile ma con il miglior risultato possibile. È questo il tema del progetto ed anche nella vita io credo che la precarietà sia una spinta potentissima.”

Gli appuntamenti del Ponte del Dialogo proseguono ed attesissimo per questa sera, sabato 9 novembre, è l’incontro con Vito Mancuso alle ore 21 presso il Cine-Teatro Iris, che presenterà il suo libro “Non ti manchi mai la gioia.”
 

Beatrice Condorelli

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