Attualità - 28 ottobre 2024, 12:51

L'Asl Cn1 sui punti nascita di Savigliano e Mondovì: "Qualità e sicurezza sono garantite"

La Direzione generale dell'Asl Cn1 replica all'articolo uscito la scorsa settimana su Targatocn, nel quale si parlava del numero dei parti negli ospedali della Granda

L'Asl Cn1 sui punti nascita di Savigliano e Mondovì: "Qualità e sicurezza sono garantite"

Riceviamo e pubblichiamo la legittima replica dell'Asl Cn1 all'articolo uscito nei giorni scorsi, alla vigilia del compimento di un anno della nuova Ginecologia del Santa Croce di Cuneo.

Un'occasione per fare un passaggio anche sugli altri punti nascita della provincia, nello specifico Savigliano, Mondovì e Verduno. E anche un'occasione per parlare di numeri, che non sono interpretabili.

La soglia dei 500 parti per valutare la sicurezza di un punto nascita rientra nelle linee guida internazionali, non è una personale opionione di chi ha redatto l'articolo. Certo, non può essere l'unico parametro di valutazione, per fortuna. Perché la componente umana e professionale fa ancora la differenza e nessuno l'ha messa in dubbio. Anzi, spesso pubblichiamo lettere di elogio rivolte ai nostri ospedali e al personale, e lo facciamo sempre con grande piacere.

Il problema della denatalità è oggettivo e probabilmente rimetterà in discussione questi numeri e queste soglie. Che esistono per qualunque tipo di prestazione sanitaria, a partire dai Pronto Soccorso. Poi ci sono mille altre valutazioni da fare. Un ospedale come quello di Mondovì, per esempio, a servizio di un'area vasta e periferica, ha un valore e una necessità che va ben oltre i numeri. 

Ciò detto, diamo spazio alla replica della Direzione generale dell'Asl Cn1

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In riferimento all’articolo riportato da Targatocn del 23 ottobre scorso circa le performance dei punti nascita della provincia di Cuneo, si propongono alcuni spunti di riflessione nonché inevitabili considerazioni.

La provincia di Cuneo conta una popolazione di 590.000 abitanti sparsi su un territorio di quasi 7000 km2, quindi ben a ragione definita “Granda”, può contare sulla presenza di 4 punti nascita: all’ospedale Santa Croce di Cuneo, l’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, l’ospedale SS Annunziata di Savigliano e l’ospedale Regina Montis Regalis di Mondovì.

Già nel corso degli anni, a causa del progressivo calo delle nascite, il territorio ha assistito ad un graduale necessario ridimensionamento delle strutture che potevano ospitare il reparto di maternità: nella nostra realtà Saluzzo, Fossano, Ceva hanno subito la chiusura dei reparti con inevitabili ripercussioni sulla qualità percepita dell’assistenza fornita alla popolazione per uno degli aspetti di Sanità Pubblica maggiormente cari alle persone.

Naturalmente la realtà locale riflette quanto sta avvenendo a livello nazionale dove, a fronte di un calo di circa 70 mila nascite nel quinquennio 2015-2019, trend confermato in calo anche nel quinquennio in corso, i numeri dei punti nascita hanno subito solo un lieve ridimensionamento nonostante circa un terzo dei 434 presenti in Italia (145) non raggiunga la soglia dei 500 parti l’anno e solo 140 si siano posizionati sopra i 1000 parti.

Gli ospedali di Mondovì e Savigliano, definiti “in crisi” nell’articolo in oggetto, si sono sempre mantenuti ben oltre la soglia dei 500 parti/anno (575 a Mondovì e 577 a Savigliano nel 2023): numeri che esprimono, per superficie e popolazione del territorio di competenza, una affezione importante delle famiglie a queste due strutture, assolutamente necessarie e scelte non solo per vicinanza territoriale ma, e soprattutto, per qualità delle cure, l’accoglienza e l’assistenza per tutte quelle gravidanze non complicate che possono contare sulla costante presenza di una ostetrica con rapporto uno ad uno con la partoriente che, inevitabilmente, in un centro ad alti volumi, vengono regolarmente a mancare.

Non ci sono ragioni di pensare, come invece ipotizzato senza fondamento alcuno nel testo di Targatocn, che gli stessi risultati non possano essere mantenuti anche nel 2024 e negli anni a venire, pur tenendo conto del calo generalizzato dei nuovi nati.

Allo stesso modo non si comprende come sia possibile affermare che manchino i criteri di sicurezza per la diade madre-bambino, dal momento che protocolli, linee guida e di indirizzo sono condivisi fra il centro HUB di Cuneo e i centri Spoke di Mondovì e Savigliano, che provvedono regolarmente ad inviare i casi a più alta complessità di cura che possano richiedere l’assistenza neonatale intensiva.

A maggior ragione di quanto appena riferito tra l’ASO di Cuneo e l’Asl CN1 è stato fortemente voluto, ed è attivo da anni, un Dipartimento Materno-Infantile Interaziendale in cui si esplicita la rete (cosiddetto “percorso nascita”) comune ai servizi operanti, dalle Ostetricie alle Pediatrie-Neonatologie, dal Consultorio ai servizi ambulatoriali.

Riteniamo che, non potendosi mettere dubbio alcuno sulla professionalità e competenza del personale sanitario che opera nelle strutture Spoke, sia proprio la qualità delle persone a fare la differenza e a dare un valore aggiunto all’operato: passare alle future mamme un messaggio fondato sulla paura del parto e le possibili complicanze ad esso correlate (che dagli operatori vanno sempre tenute presenti e conosciute) rappresenti un pericoloso e fuorviante avvio al considerare la gravidanza un evento patologico per sé, considerazione che sì, va contro ogni linea guida e indicazione: l’attesa e l’arrivo di un bambino, a maggior ragione dopo la pandemia, in un periodo costellato da instabilità politiche internazionali, deve essere un momento di serenità per la famiglia, che non ha certo bisogno di vedersi instillare dubbi sulla qualità del SSN e regionale nel garantire tutti i dovuti criteri di sicurezza al parto e alla nascita.

 

La Direzione Generale ASL CN1

redazione

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