Politica - 28 ottobre 2024, 12:10

Dopo il voto, la Provincia vira verso un centro-destra “modello Cirio” ma con cautela

Proseguono le consultazioni del presidente Robaldo per arrivare a definire vicepresidenza e deleghe entro fine anno. La formula ad oggi più verosimile è un 4+4 (Patto Civico +Ripartiamo dalla Granda) lasciando ai margini il centrosinistra de “La Nostra Provincia”

Da sinistra Mauro Calderoni e Luca Robaldo

Da sinistra Mauro Calderoni e Luca Robaldo

Dopo i più blasonati patti della crostata e delle sardine, pensavamo di poter rilanciare nel nostro piccolo col “patto del croissant in salsa cuneese”, avendo colto in flagrante, venerdì mattina in un bar di Saluzzo, il presidente della Provincia Luca Robaldo e il consigliere regionale e segretario provinciale Pd Mauro Calderoni.

Avevano sì le mani nella marmellata, ma abbiamo ragione di credere che, per quanto edulcorata fosse la loro colazione, il patto per la governance della Provincia avesse un retrogusto amaro e per questo non sia stato sancito.

Fuor di celia, Robaldo, nei giorni scorsi, ha incontrato prima Franco Graglia (Forza Italia) poi Paolo Bongioanni (Fratelli d’Italia) e venerdì Mauro Calderoni (Pd) per sondare gli umori politici e sentire i loro desiderata per i nuovi assetti dell’Amministrazione provinciale dopo il voto del 29 settembre.

Dopo la festività dei Santi e a ridosso del IV Novembre, incontrerà ancora i tre gruppi consiliari, uno per uno, e solo successivamente procederà con gli incarichi.

Va da sé che il nodo più ostico da sciogliere è proprio quello del centrosinistra.

Il presidente preferisce non sbilanciarsi in anticipazioni circa i futuri assetti dell’ente, mentre Calderoni qualcosa lo dice.

Sono considerazioni che confermano il refrain di Pd e centrosinistra. “Robaldo –  afferma Calderoni - è politico navigato, ma giovane, quindi di buona memoria. Sa bene di essere diventato presidente provinciale grazie al nostro generoso contributo. E pur non avendo lui rispettato appieno quell’accordo non è mai venuta meno la nostra leale collaborazione”.

I due politici emergenti si studiano con circospezione. Sanno entrambi che non devono fare passi falsi perché le conseguenze sarebbero turbolenze nei rispettivi schieramenti.

Robaldo, dopo essersi esposto in prima persona come “gran commis” del “modello Cirio” non può deludere il centrodestra nella sua interezza, per cui l’ipotesi ad oggi più verosimile è un “4+4” (Patto Civico + Ripartiamo dalla Granda). 

Dall’altra, però, vorrebbe non inimicarsi troppo le amministrazioni di centrosinistra di Cuneo, Alba, Bra e Saluzzo ragion per cui si muove con passo felpato.

Calderoni, dal canto suo, sa che ne “La Nostra Provincia” c’è un’anima “governista” e le amministrazioni sopra citate di quattro delle sette sorelle dovranno in ogni caso relazionarsi con la Provincia.

Anch’egli deve attutire l’irruenza del suo carattere, mordere il freno e muoversi con accortezza.      

“Il presidente Robaldo – dice il segretario Pd aprendogli una linea di credito - saprà senz’altro contenere le spinte di una destra che, sulle ali di un eccessivo entusiasmo, sopravvaluta l’esito elettorale confondendo realtà ed aspettative. L’esito del voto ha stabilito che la Provincia è spaccata in tre blocchi politici e culturali. Per questo – auspica - c’è bisogno di amalgamarla al meglio per garantire rappresentatività ed efficacia all’ente di area vasta”.

Robaldo e Calderoni si passano il cerino acceso, ognuno sperando che a bruciarsi le dita sia l’altro.

Giampaolo Testa

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