Curiosità - 27 ottobre 2024, 14:02

Ospedale Malgascio di Vohipeno: l'incontro a Cuneo

Appuntamento giovedì 7 novembre alle 18, nel salone di via Bono. Il dottor Lucarini: "Procedura originale quella di progettare un ospedale a partire dalla sala operatoria!"

Ospedale Malgascio di Vohipeno: l'incontro a Cuneo

Giovedì 7 novembre, alle 18, si terrà presso il salone del settimanale La Guida (a Cuneo in via Bono 5) un incontro per presentare l’ospedale malgascio di Vohipeno, fondato a inizio degli anni 2000 dal gesuita cuneese padre Emilio Cento, mancato proprio il 7 novembre di otto anni fa. 

Padre Cento ha voluto dare all’ospedale un nome beneaugurante ma provocatorio chiamandolo “Henintsoa” che in malgascio significa “Colmo di bene”, in una realtà di miseria dove molte donne morivano di parto per la troppa distanza dal più vicino ospedale di Manakara: così volle costruire un ospedale partendo proprio dalla sala operatoria, con il pensiero che un taglio cesareo avrebbe potuto salvarle. “Un amico militare francese in pensione gli ottenne in dono le apparecchiature di una sala operatoria da campo e lui partì proprio dalla costruzione della sala operatoria, che divenne l’elemento determinante intorno al quale sorge ora l’ospedale. Una procedura senz’altro “originale” quella di progettare un ospedale a partire dalla sala operatoria!” dice il dottor Leonardo Lucarini, chirurgo monregalese che per molti anni ha affiancato, insieme ad altri medici italiani (alcuni cuneesi) e francesi l’opera di padre Cento con soggiorni di volontariato a Vohipeno.

L’ospedale è stato affidato da padre Cento ed è tuttora gestito dalla congregazione delle “Suore Ospedaliere della Misericordia”, suore malgasce formatesi quasi tutte nella professione a Roma, e può contare sull’aiuto alla gestione e sull’appoggio economico dell’associazione valdostana di solidarietà e fratellanza con il Madagascar, onlus che ha sede a Pont Saint Martin, con la quale l’associazione degli ex alunni del collegio San Tomaso di Cuneo ha iniziato a collaborare da qualche anno, impegnandosi a pagare lo stipendio annuale di un medico (una media di 600 euro mensili, 7.200 all’anno).

Vohipeno, il comune malgascio in cui sorge l’ospedale, fa parte, sia dal punto di vista amministrativo che sanitario, della provincia di Fianarantsoa, nel sud-est del Madagascar. “Henintsoa” è un ospedale privato operante in un sistema sanitario (quello malgascio) che mette a disposizione dei pazienti strutture e personale ma lascia a loro carico tutti gli altri costi (medicinali, materiali di consumo, vitto, trasporto) per i quali è previsto addirittura il pagamento anticipato. In questa situazione l’ospedale di Vohipeno ha adottato una linea di compromesso: fornisce prestazioni a prezzi allineati con quelli delle analoghe strutture pubbliche ma cura comunque i malati che si presentano e solo alla fine delle cure mostra loro il conto. Ovvio che per pazienti in situazione di povertà (la stragrande maggioranza) si affida alla loro disponibilità, senza insistere per ottenere il saldo.

A questi mancati introiti sono da aggiungere le spese di funzionamento, in particolare gli stipendi del personale medico e paramedico. Dopo il 2020, anno dell’epidemia del Covid, i medici volontari europei non hanno più ripreso a prestare il loro aiuto volontario che garantiva la medicina d’urgenza, il servizio chirurgico e l’assistenza al parto, integrando l’opera dei due medici malgasci che già vi operavano stabilmente, e l’ospedale ha dovuto assumere altro personale, in particolare per il reparto di chirurgia.

Scopo della serata, organizzata dagli ex alunni del San Tomaso, è quello di presentare la loro iniziativa a favore dell’ospedale di Vohipeno per ampliare, se possibile, la collaborazione e l’aiuto. Vi parteciperanno alcuni dei medici cuneesi che sono stati volontari in Madagascar fino al 2020 e la suora malgascia che ha contribuito con il cuneese padre Cento a fondare l’ospedale “Henintsoa”. Per informazioni: 366.1144652 (padre Cesare Giraudo), 335.6875934 (Stefano Bergesio).

comunicato stampa

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