Agricoltura - 19 ottobre 2024, 07:30

Stagione delle castagne: “La peggiore che ricordi, ma è una ricchezza in cui credere e su cui continuare a coltivare”

Parla Vilma Benessia, produttrice e commerciante. Il maltempo di maggio la causa dei mancati raccolti, con un calo della resa economica. “Da 20 mila euro di fatturato dell'anno scorso quest'anno non si arriva a mille”

Stagione delle castagne: “La peggiore che ricordi, ma è una ricchezza in cui credere e su cui continuare a coltivare”

La tanta pioggia e la violenza delle grandinate di maggio hanno interrotto la maturazione dei frutti dei castagneti del Cuneese. Una stagione delle castagne, quindi, compromessa dal maltempo primaverile e d'inizio estate.

E' quello che denunciano molti produttori locali.

Vilma Benessia, produttrice e commerciante di “Le delizie della valle Grana” a Caraglio in via Bottonasco 1, da 10 anni è nel mondo della castanicoltura e da ben di più contando la sua infanzia. E può rappresentare un esempio di filiera corta della castagna, dalla produzione alla vendita, che ben ricorda e conosce difficoltà e andamento di settore per entrambe i ruoli ricoperti, soprattutto sulle aree di Cervasca e Bernezzo.

Una stagione disastrosa sia per produttori che commercianti aldilà della cimipide. Non ne ricordo una peggiore di questa, mi è persino capitato di vedere produttori in lacrime. Troppa pioggi, è piovuto per 40 giorni di seguito e poi la grandine ha dato il colpo finale”.

Sia per le castagne boschive che per gli ibridi, il quadro non lascia speranze.

Della pessima stagione avevano già dubitato gli apicoltori che producono il miele di castagno – spiega Benessia -. Si sono, infatti, accorti subito in fase di fioritura che non ne avrebbero prodotto perchè le api non riuscivano a nutrirsi, mancavano i fiori sulle piante e hanno dovuto dar loro la melata per sostentarle. Da 20 mila euro di fatturato dell'anno scorso quest'anno non si arriva a fatturare mille euro. Nel cuore del Cuneese mancheranno dagli 8 o 9 milioni di euro che porterà un forte disagio a livello di commercio ed economia circolare.
Stimo che saranno quasi 2mila i produttori cuneesi che dovranno ridimensionare la loro gestione aziendale amministrativa in assenza di entrate. Anche nel Monregalese e la castagna Garessina è in fortissimo calo, per cui è una situazione che interessa l'intero territorio cuneese”.

Negli ultimi anni le castagne sono state fonte di reddito, ma quest'anno si vede praticamente azzerato.

A bordo strada non c'è un riccio o una castagna – continua la produttrice -. A maggio era passato lo spartineve per togliere 50 cm di grandine, sulle piante non c'erano più fiori e molti rami erano spezzati”.

Questo scenario disperato però non demotiva chi di questo lavoro ne ha fatto una ragione di vita, dove risiede naturalmente un approccio resiliente.

Questo – racconta - non deve demotivare i produttori, ma anzi devono continuare a crederci e a coltivare questi preziosi da lasciarli alle generazioni future. I nostri nonni ci hanno lasciato una ricchezza che se non continuiamo a curarle non potremmo lasciarle ai nostri figli o nipoti. La mia idea – conclude illustrando i suoi progetti futuri - è di togliere frutteti di pere e mettere 6 giornate di castagne boschive tipo garrone rosso, perchè si presta molto bene sia per l'industria che per la vendita diretta. Ci credo molto e sono convinta che fra due e tre anni ci sarà una maggiore richiesta”.

Sara Aschero

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