"Ho ritenuto doveroso presentare appello per chiedere un’ulteriore mitigazione della pena. Spero vivamente che il secondo grado di giudizio possa portare a una sua riduzione, compiendo in questo modo un ulteriore passo verso un pieno riconoscimento delle peculiari condizioni in cui egli si trovava al momento di un fatto giunto al culmine di una drammatica situazione personale e familiare".
Con queste parole l’avvocato biellese Carla Montarolo conferma l’avvenuta richiesta di appello avanzata nei giorni scorsi a favore di Piero Pesce, il 64enne contabile reo confesso dell’uccisione del figlio Valerio, aggredito a coltellate nell’appartamento di famiglia in viale Indipendenza a Canelli all’alba del 23 novembre 2022, mentre il giovane commerciante, che da diversi anni conduceva una frequentata tabaccheria in piazza Cristo Re ad Alba, ospite del padre da alcuni giorni, stava presumibilmente dormendo.
Nel maggio scorso Pesce è stato condannato dalla Corte di Assise astigiana a 15 anni di reclusione. Una pena che l’uomo sta scontando presso la casa circondariale di Biella. La giuria popolare presieduta dalla dottoressa Elisabetta Chinaglia aveva infatti accolto solamente in parte la richiesta di condanna a 21 anni di carcere avanzata per lui dal pubblico ministero Stefano Cotti.
In favore dell’imputato era infatti stata riconosciuta la prevalenza delle attenuanti generiche, oltre a una parziale capacità di intendere e volere al momento del fatto. L’uomo, rimasto solo dopo la perdita della moglie per malattia, sarebbe stato fortemente depresso e disperato per la difficile situazione dell’unico figlio, che a sua volta stava attraversando un periodo di forte difficoltà personale a causa di gravi dipendenze maturate nei confronti di alcol e gioco.
Proprio dalla valutazione di tale singolare contesto la quantificazione della pena contenuta nel dispositivo letto in aula alla presenza dello stesso Pesce. Pena al fianco della quale era stata disposta la misura di sicurezza del ricovero per tre anni in una struttura dedicata, a condanna scontata, e se ne ricorreranno le condizioni e la necessità.
"La Corte d’Assise – spiega la legale – ha ricostruito nel minimo dettaglio la complessa vicenda umana che ha portato a questa vera e propria tragedia familiare. A mio giudizio tale corretta valutazione non si è poi riflessa interamente nelle conclusioni, decisive per una corretta definizione della pena nei confronti di un uomo, classe 1961, che quel mattino cercò anche di togliersi la vita e che fu a lungo ricoverato proprio in ragione delle sue condizioni psichiatriche".
La fissazione del processo d’appello è attesa a breve, anche tenuto conto della condizione di detenuto del condannato in primo grado.
[Valerio Pesce, aveva 28 anni]