Politica - 06 ottobre 2024, 14:48

Domenico Comino riceve ampio mandato per lanciare in Piemonte il Partito Popolare Autonomista del Nord [FOTO]

Oltre un centinaio i partecipanti al convegno svoltosi ieri sera all’hotel Cristal di Madonna dell’Olmo. Insieme a Castelli e Gremmo quasi tutti i vecchi parlamentari cuneesi della Lega degli anni ‘90

Domenico Comino riceve ampio mandato per lanciare in Piemonte il Partito Popolare Autonomista del Nord [FOTO]

Ex deputati, ex senatori, ex dirigenti (a vario titolo) del Carroccio cuneese degli albori.

Sala gremita di “vecchie glorie” all’hotel Cristal di Madonna dell’Olmo a Cuneo per la tenuta a battesimo del Partito Popolare Autonomista del Nord.

Insieme all’ex ministro Domenico Comino, l’ex deputato cuneese Lucio Barral, i senatori Guido Brignone e Luciano Lorenzi, oltre ad Alberto Sciandra e a vari altri esponenti che hanno segnato la storia politica della Lega nella Granda degli anni ’80 e ’90, quando ancora recava nel simbolo la dicitura “Nord”.

A dare il “la” lo storico Roberto Gremmo, da sempre profeta dell’autonomismo piemontese, il quale ha evocato “l’idea più volte sconfitta che riemerge sempre quando i rigurgiti nazionalistici si fanno sentire con maggior veemenza. Abbiamo perso tante battaglie – ha detto nel suo intervento - ma vinceremo la guerra”.

“Voi – ha tuonato rivolto ai partiti romani senza distinzione di schieramento -  porterete l’Italia alla rovina ma non ci troverete più perché noi ce ne saremo già andati”.

Gli interventi politici sono stati affidati a due ex ministri, Roberto Castelli (Giustizia) e Domenico Comino (Politiche comunitarie).

Castelli, che del nuovo soggetto politico è segretario federale dal 2023, ha spiegato le ragioni per cui, dopo 30 anni trascorsi in Parlamento, ha sentito il dovere, di ritornare in campo per ridare voce allo spirito originario del Carroccio.

“La Lega era casa nostra – ha affermato ricordando di aver fatto parte dei “100 pretoriani di Bossi” -, ma Salvini ci ha traditi. Non potevamo restare con le mani in mano nel momento in cui la creatura politica che avevamo creato da partito federalista è andata trasformandosi in un’entità centralista e nazionalista che insegue l’estrema destra europea”.

Ma il vero mattatore del convegno è stato Domenico Comino.

L’ex ministro è apparso in gran spolvero, nonostante i postumi di una recente frattura a una caviglia.

Ha posto l’accento sui 15 milioni di italiani che non votano, di cui oltre la metà al Nord e ha contestato una legge elettorale che “impone i candidati” e “cancella qualsiasi legame col territorio”.

Ha rifilato una bordata a chi, “eletto in un partito di opposizione, ha cambiato casacca passando in maggioranza, in attesa di qualche nuovo incarico ministeriale”.

Comino ha poi ancora posto la sua attenzione sulla pressione fiscale “che non consente alle nostre imprese di crescere” e sulla questione delle infrastrutture che in provincia non solo non si sblocca ma si aggrava sempre più.

“L’autostrada Asti-Cuneo – ha affermato – era stata decisa ai miei tempi e siamo ancora qui a dover prendere atto dell’ennesimo rinvio”.

“La questione settentrionale – ha ribadito facendo vibrare i cuori di chi era seduto in platea - c’era ai tempi della Lega Nord ed è rimasta attuale anche ora che la Lega ha sostituito il termine Nord con la dicitura “Salvini premier”. Siamo consapevoli di quanto sia difficile mettere in piedi un nuovo partito, ma oggi è più che mai indispensabile farlo e la vostra numerosa presenza lo dimostra”.

Suggestivo e curioso l’intervento dell’ex senatore Luciano Lorenzi.

“Vi invito – ha detto rivolto al tavolo dei relatori – a prendere in considerazione il pacchetto di voti degli extracomunitari, che diverrà negli anni sempre più rilevante. È un segmento sociale che non possiamo eludere”.

Pronta e ferma la reazione di Gremmo: “Non sono assolutamente d’accordo. Il termine Saraceni – ha replicato - evoca ancora in questa nostra terra, a distanza di secoli, razzie, saccheggi e distruzioni. E l’Islam, da sempre, vuole distruggerci”.

Tuttavia, è stato per lo meno singolare che in un convegno che aveva come leit motiv “Contro i nazionalismi meridionalisti di ogni tempo e di ogni colore”, un ex parlamentare leghista abbia sollevato la questione.

Se volessimo buttarla in filosofia si potrebbe evocare l’“eterogenesi dei fini”.

Al di là di queste considerazioni, resta il fatto che Comino avrà il suo bel da fare a mettere in piedi un partito di cui, ieri sera, si è percepita la ferma volontà, anche in considerazione dei molteplici interventi della platea.

I veterani non mancano. Le giovani leve, invece, tutte ancora da inventare.

Giampaolo Testa

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