Al Direttore - 04 settembre 2024, 08:42

Il ricordo del dottor Pietro Revetria: "Non credo che nella morte possa esserci poesia, ma di certo c’è il pensiero di un forte ricordo"

Lettera della signora Ines Carazzone in memoria del medico recentemente scomparso: "Il ricordo degli assensi e anche quello dei più amari dissensi"

Il medico Pietro Revetria, scomparso a 70 anni

Il medico Pietro Revetria, scomparso a 70 anni

La scorsa settimana in val Tanaro si è spento all'età di 70 anni il medico Pietro Revetria. 

Nel corso della sua carriera era stato responsabile temporaneo della S.C: della Chirurgia dell'ospedale di Ceva e, nel 2013, era stato nominato direttore delle strutture integrate di chirurgia di Saluzzo e Savigliano. 

Proprio dal val Tanaro arriva il tenero ricordo del dottor Revetria della signora Ines Carazzolo, che ci ha scritto una lettera:

La morte non guarda in faccia nessuno,

la morte sconfigge tutti,

la morte ha sconfitto anche te:

ha sconfitto l’uomo, il corpo, la forza,

ma non la sua tenacia e la ferrea caparbietà.

Ha sconfitto la tua vita:

una vita importante,

una vita rumorosa,

una vita di famiglia,

una vita di lavoro,

un lavoro diventato una vita.

Una vita fatta di persone, di situazioni, di molte altre vite e di tante, grandi, piccole storie;

una vita che è una storia,

una storia che, in molti, sapranno raccontare.

Nella malattia, il frastuono;

nella morte, la quiete di un arrogante silenzio:

uno studio vuoto, un telefono muto, un trattore 

zittito guarda uno scavatore inoperoso.

È così, è inevitabile.

La morte porta con sé il velo del ghiaccio, il silenzio del vuoto e la sensazione del niente.

La malattia si è nutrita di te e della tua fibra,

la morte si è saziata del tuo essere e del tuo esistere.

Hai vissuto così, come ti è stato insegnato;

hai vissuto come è inevitabile vivere:

cedendo, ogni giorno, all'inesorabile vortice della quotidianità;

amando, fortemente, il domani;

sperando, assiduamente, nel futuro divenire.

Il silenzio della morte, oggi, porta con sé il tuo nome,

inciso sulla pietra che, dal pendio dell'amata collina, scivola a valle, posandosi in un muretto a secco che odora di mare.

Un giorno, mi hai chiesto di scrivere “una poesia” nel dì della tua morte;

oggi mantengo la promessa, ma senza poesia.

Non credo che nella morte possa esserci poesia, ma, di certo, c’è il pensiero di un forte ricordo:

il ricordo del tempo trascorso,

il ricordo delle tue battaglie,

il ricordo degli assensi e anche quello dei più amari dissensi;

un ricordo a tutti comune,

che, come il calore di una maglia di lana, 

ti accompagnerà, vivace, 

attraverso i misteri di quell'Universo che ti ha sempre incuriosito.

 

Ines Carazzone

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