Attualità - 17 luglio 2024, 20:15

Cultura di pace: un esempio a Dronero in occasione della Giornata internazionale dedicata a Nelson Mandela

Partendo una delle riflessioni più importanti del presidente del Sudafrica l’incontro con i giovanissimi Efrem, Eugenio e Luca ed il ricordo delle parole del filosofo Umberto Galimberti

Cultura di pace: un esempio a Dronero in occasione della Giornata internazionale dedicata a Nelson Mandela

“Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l’ideale di una società democratica e libera nella quale tutti potessero vivere uniti in armonia e con pari opportunità. È un ideale per il quale spero di poter vivere e che spero di ottenere. Ma se necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire.” Questa è forse la riflessione più significativa di Nelson Mandela  

Oggi, 18 luglio, si celebra la Giornata internazionale dedicata a lui dedicata, uomo la cui vita e i cui valori sono stati e continuano ad essere fonte di ispirazione. La ricorrenza è stata istituita nel 2009 dalla Risoluzione A/RES/64/13 dell’Assemblea Generale, come riconoscimento del contributo di Mandela alla lotta per la democrazia e alla promozione di una cultura di pace in tutto il mondo. 

Cultura di pace che si contrappone ad all’identità culturale di un popolo, motivo conflitti e divisioni ancora oggi. 

Dronero è tra le città della nostra Provincia con la più alta percentuale di cittadini stranieri: circa una cinquantina le etnie presenti, con i dati del 2023 che riportano un totale di 1.226 abitanti di nazionalità straniera. 

Tra le vie si vedono spesso in giro gruppi isolati di persone della stessa nazionalità. Una convivenza tra culture ed etnie differenti che è un dato di fatto, ma anche sguardo tra persone in cui si coglie spesso e reciprocamente distanza ed estraneità. La vera sfida per tutti è la condivisione, quel superare a vicenda pregiudizi e chiusure, aprendosi all’incontro vero.  

Come spesso accade sono proprio i più giovani ad insegnare la capacità e la bellezza dello stare insieme, dove non conta da dove provieni, non è necessario nemmeno alcun progetto d’inclusione specifico, ma tutto è il risultato di una consapevole semplicità.  

Incontriamo così tre giovani: Efrem, Eugenio e Luca: “La musica è la passione che condividiamo - raccontano - linguaggio universale secondo noi utile a trasmettere prima di tutto l’importanza dello stare insieme e del superare le differenze.”  

Quasi maggiorenni Efrem e Luca e maggiorenne Eugenio, insieme da tre anni montano il palco per la serata finale dell’Estate Ragazzi, che coinvolge sempre tantissimi giovani. Negli anni la loro attrezzatura ed il loro materiale audio sono aumentati, tanto da essere oggi quasi ad un livello professionale.  

L’impegno di questi ragazzi nel mettersi a disposizione per i propri coetanei, di scegliere musiche e luci, di far cantare e ballare i propri coetanei è esempio di quella mano tesa di cui Mandela parlava. Reciprocità come la sola chiave che apre le porte della mente, in cui risiede la possibilità di un convivere umano e consapevole.  

E risuonano forti, in questo giorno importante, anche le parole di Umberto Galimberti, uno dei maggiori filosofi del nostro tempo che, ospite al CineTeatro Iris di Dronero lo scorso 24 marzo, aveva presentato il suo libro “L’etica del viandante”.  

Ripercorrendo la storia, le idee dei grandi pensatori che lo hanno preceduto e le differenti discipline (la filosofia, la psicologia, la biologia, la religione, la poesia, la matematica e la fisica quantica) il Professore si era addentrato profondamente nell’esistenza umana. Sue queste importanti parole:

“Oggi l’umanità si trova di fronte ad una sfida caratterizzata dal fatto che deve difendersi da se stessa. Ed allora l’uomo non può più pensarsi come membro di uno Stato, ma deve pensarsi come membro di una Umanità. Una sfida sconosciuta finora. La nostra logica è sempre la logica statale, dove si fa la pace all’interno e fuori subito guerra, sospetto, diffidenza. Non si può più andare avanti così ed è necessario che quest’etica, che io definisco planetaria, sia sostenuta da un’etica cosmopolita: superare il concetto di Stato ed arrivare ad un concetto di Cosmo. 

‘Siamo cittadini del mondo’: lo dicevano i greci antichi e lo dobbiamo dire anche noi, con molta forza. Dobbiamo rimettere in gioco quella parola che è stata dimenticata e che è ‘Fraternità”, non garantita dai diritti dell’uomo, passare da una concezione antropologica che vede l’uomo al vertice del creato ad una concezionale in cui al centro è la Vita, che ci comprende e che è lei il soggetto della nostra esistenza. Dobbiamo metterci in testa che non esistono Stati che siamo tutti parte di un unico Mondo. Senza cercare di avere gli stessi valori, non dobbiamo attaccarci ai valori e meno male anche che i valori cambiano, dobbiamo avere lo stesso interesse nel preservare la Vita.”

Beatrice Condorelli

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