Agricoltura - 15 luglio 2024, 06:58

Vino, i consumi Usa non ripartono. Comparto Italia fa -6% nei primi cinque mesi del 2024

E' lo scenario rilevato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base SipSource. Peggio fanno Francia e Stati Uniti (-8%) con Australia e Spagna (-11% e -10%). Luce verde per gli spumanti (Asti Docg tra i pochi in positivo) spinti dalla tendenza cocktail

L'Asti Docg tra le poche denominazioni in positivo, insieme agli spumani Charmat non Prosecco

L'Asti Docg tra le poche denominazioni in positivo, insieme agli spumani Charmat non Prosecco

Gli Usa, primo Paese al mondo per consumo di vino, quest'anno segna il passo con i consumi ancora in apnea. Nonostante la boccata d’ossigeno di aprile (+2%), il saldo tendenziale dei primi 5 mesi basato sugli ordini dei magazzini da parte di Horeca e grande distribuzione segna un -8% di vendite complessive e -6% per i prodotti del Bel Paese.

Lo scenario viene rilevato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base SipSource, piattaforma che misura le vendite e gli effettivi consumi nel breve termine nel 75% degli esercizi commerciali statunitensi, nel corso dell’assemblea generale di Unione italiana vini, a Roma. Anche l’ipotizzata fine del surplus di magazzino tra i distributori resta una chimera, visto che il rapporto tra stock di alcolici e vendite effettive viaggia ancora a livelli molto alti con un’eccedenza di circa 10 miliardi di dollari.

Il Focus Usa dell’Osservatorio segnala un calo generalizzato da parte di tutti i principali Paesi fornitori ad eccezione del Cile (+12%) che ha puntato forte sui prezzi da saldo.

L’Italia (-6%) fa meglio di Francia e Stati Uniti (-8%), di Australia e Spagna (-11% e -10%), ma non della sin qui inossidabile Nuova Zelanda, scesa anch’essa in terreno negativo (-1%).

Per il nostro Paese, i segni negativi sono sparsi a piene mani: dal Pinot grigio (-7%) al Chianti (-14%), con la notizia che a fare meno peggio sono questa volta i rossi (sottozero da settembre 2022), che chiudono i cinque mesi a -6.5% contro il -8% dei bianchi.

Poteva andare peggio, secondo l’Oss. Uiv-Vinitaly, senza la stabilità del Prosecco (-0,6%) e dell’Asti (+1,6%) ma soprattutto senza la rilevante crescita dei metodi charmat non Prosecco (+7%), che oggi valgono il 24% dei volumi di spumante italiano consumati negli Usa.

Un dato in netta controtendenza, quello degli charmat tricolori a basso costo (prezzo medio al consumo attorno ai 13 dollari), rispetto al trend delle bollicine nel primo mercato al mondo, con lo Champagne a -15%, il Cava spagnolo a -11% e gli sparkling domestici a -11%. Un dato, infine, evidentemente generato dalla forte tendenza cocktail che abbraccia sempre più la categoria, con crescite tumultuose tra gli 8 e i 13 dollari: +40% da gennaio a maggio. Una pulsione dal basso che sembra per ora concentrata in due areali ben definiti: la West Coast (+36% di vendite e 30% di share) e il Midwest (+9% e 18% di share). (Arm/Adnkronos)

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