Attualità - 09 luglio 2024, 07:08

Il decalogo che Uncem Piemonte presenta alla nuova giunta regionale per la montagna

Intervista al presidente dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani Roberto Colombero. Tra le altre priorità, mettere mano al riordino della governance a 12 anni dall’abolizione delle Comunità montane

Sindaco di Marmora, da quattro anni Colombero presiede l’Uncem, l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani del Piemonte

Sindaco di Marmora, da quattro anni Colombero presiede l’Uncem, l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani del Piemonte

Da un mese sindaco di Marmora, piccolo paese dell’alta valle Maira, Roberto Colombero presiede da quattro anni l’Uncem, l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani  del Piemonte. 

A pochi giorni dall’insediamento della nuova giunta regionale guidata dal riconfermato presidente Alberto Cirio gli abbiamo rivolto alcune domande in merito ai tanti temi che costituiscono l’ “agenda montagna”. 

Colombero, che giudizio dà Uncem Piemonte del Cirio bis?

“Credo ci siano i presupposti per costruire percorsi di collaborazione proficua nell’interesse della montagna piemontese. Con alcuni assessori abbiamo lavorato bene nei passati 5 anni, con altri (nuovi) ci sono percorsi e relazioni nei loro precedenti ruoli che mi rendono ottimista”.

Che cosa si aspetta il mondo della montagna dal nuovo governo regionale piemontese?

“Come Uncem abbiamo predisposto un decalogo di 10 punti che riteniamo importanti. 

  1. Potenziare l'innovazione:vinciamo il digital divide.
  2. Generare Politiche di perequazione territoriale.
  3. Rendere centrali agricoltura e politiche forestali.
  4. Proteggere il suolo e messa in sicurezza del territorio.
  5. Potenziare Energie rinnovabili e politiche sull’ambiente.
  6. Affrontare strutturalmente la crisi climatica e demografica facendo in modo che il Piemonte diventi una sola grande Green Community; 
  7. Definire linee chiare per un turismo intrecciato alla vita delle comunità che qui vive e lavora..
  8. Scuola e cultura devono tornare al centro delle politiche regionali.
  9. Servizi sociali, sanitari e welfare sono essenziali per garantire la qualità della vita per chi vive nelle terre alte: “Una ambulanza e un medico in ogni Comune”.
  10. Favorire il recupero edilizio e la riqualificazione urbana per un nuovo concetto di “Abitare”.

Ma alla base di ogni iniziativa, credo che, dopo il superamento delle Comunità montane, sia giunto il momento riformare e rendere solide le gestioni associate tra Comuni montani e le Unioni, per favorire lo sviluppo economico e per garantire nuovi servizi”. 

Approfondiamo meglio la questione.  A distanza di 12 anni dalla legge Maccanti, che ha abolito le Comunità montane, si attende da tempo un riordino della governance della montagna. Le Unioni montane sono traballanti e nella maggior parte dei casi hanno dimostrato di non essere adeguate alle funzioni per le quali erano state pensate.

Quali le proposte dell’Uncem al riguardo?

“Da 4 anni, ovvero da quando sono presidente regionale, e prima di me l’amico Lido Riba, chiediamo che la Regione affronti il tema. Uncem è a disposizione e lo è sempre stata, ma non siamo noi che possiamo fare una legge. Sappiamo che i sindaci sanno di cosa c’è bisogno: aggiornare la legge per dare strumenti volti alla gestione e promozione dello sviluppo socio-economico dei Comuni delle Terre Alte. Non i Comuni da soli. Ma insieme. Oltre municipalismi e logiche di settore. La Regione lavori subito a una riforma degli Enti locali: rendiamo più forti e stabili le Unioni montane di Comuni. Occorre incentivare e supportarle con adeguate politiche, secondo ambiti territoriali ottimali, anche in sinergia con il progetto “Italiae” nazionale sulla capacità operativa e amministrativa dei Comuni grandi e piccoli.

Occorre quindi dare stabilità evitando le porte girevoli di chi entra ed esce da un soggetto istituzionale che non è un albergo, ma che deve vivere a servizio dello sviluppo del territorio. Se da una parte la Regione deve fare la sua parte, dall’altra i sindaci devono dimostrarsi all’altezza delle sfide. La legge Maccanti non obbligava a dividersi: ha dato ai sindaci la possibilità di farlo e purtroppo in troppe valli piemontesi ha prevalso la logica dell’ “io” a quella del “noi”. Oggi, più ancora di 12 anni fa, chi resta fuori dai processi e non li governa è destinato ad essere cancellato dal tempo e dalla storia. E non ci si presenta ad appuntamenti cosi importanti divisi, parcellizzati e deboli come sono troppi dei 500 Comuni montani piemontesi”.  

Premesso che il tema dei Parchi non è esclusivo appannaggio della montagna, come giudica il loro “spacchettamento”: una parte in capo all’assessore Bongioanni e un’altra al collega Gallo?

“Onestamente alla prima lettura credevo si fosse trattato di un refuso. Poi invece è stata confermata. Non so quali siano stati i motivi, ma mi auguro non crei troppi intoppi. Il tema Parchi ed aree protette è troppo importante per le ricadute sui territori e sulle comunità. E, se mi permette, avrei dato una rilevanza maggiore alle Foreste con l’inserimento del nome nell’assessorato:1 milione di ettari di boschi-in aumento costante - in un Piemonte di 2,5 milioni di ettari - meritano la giusta attenzione, anche nella forma. Ma sono certo non mancherà nei fatti la dovuta considerazione: il Piemonte guida i percorsi sul tema a livello nazionale”.

Pensa che possa essere la volta buona per dare una svolta? 

“Le montagne non sono un residuo e non hanno bisogno di assistenza. Spopolamento, abbandono, desertificazione si combattono con cultura, pianificazione, investimenti, scientifica attenzione alle dinamiche sociali, demografiche, climatiche, economiche. Pensiero e azione che vanno condivisi con l’intero sistema istituzionale. La strategia regionale per la montagna, ai sensi della legge vigente, sia sempre solida e partecipata. Credere nel “noi” è la migliore fonte di politiche inclusive che dà speranza e fa sentire tutti parte di una comunità. Per affrontare in Piemonte efficacemente la crisi demografica e le crisi energetica e climatica”.

Mi pare di cogliere dalle sue parole un moderato ottimismo. Un’apertura di credito verso la nuova giunta regionale… 

“Mi auguro e auspico che qualsiasi politica per i territori piemontesi si attui in forte dialogo, concreto e continuo, con il sistema di enti territoriali, con le imprese, il terzo settore, le comunità tutte che operano sui territori. È la comunità che fa la differenza. Il palazzo sia in dialogo e in ascolto. 

L’articolo 44 della Costituzione – la montagna e le politiche - è il nostro punto fermo, deve essere il vettore di politiche regionali che scelgano soluzioni vere e decidano di dare pieno valore alle politiche per la montagna. 

Montagne, aree interne e foreste siano dunque al centro dell’ agenda politica della giunta regionale”.

Giampaolo Testa

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