Gli Europei di atletica e gli straordinari risultati della nazionale ci raccontano che i nuovi italiani contribuiscono al successo di questo Paese.
E', questo, uno dei temi affrontati questa mattina in Camera di Commercio a Cuneo, in un incontro dedicato alla Demografia e declinato da uno dei massimi esperti, il professor Francesco Billari, demografo e rettore dell'Università Bocconi.
L'Europa, a livello mondiale, nei prossimi anni sarà l'unico continente a non crescere. L'Africa, invece, esploderà. Ma, concentrandosi su Italia, Piemonte e quindi provincia di Cuneo, bisognerà presto affrontare il tema della crescita zero.
Non si fanno più figli e si muore sempre più tardi. L'impatto sull'economia e sulla società sarà devastante. Ed ecco che la demografia, una scienza i cui dati vanno letti in modo laico e non ideologico, può essere la lente con cui costruire il futuro.
Uno studio della Camera di Commercio ha introdotto le riflessioni di Billari presentando dati che raccontano di un Piemonte vecchissimo e di una provincia, quella di Cuneo, che regge meglio rispetto ad altre aree della regione e dell'Italia. Sono 582.194 i residenti della Granda al 1° gennaio 2024. Una crescita ferma allo 0,3% rispetto all'anno precedente e al 2,4 rispetto a vent'anni fa.
Gli stranieri sono 62.778, cresciuti dell'1,8% rispetto ad un anno fa e del 103% rispetto al ventennio precedente. Il tasso di fecondità, nella nostra provincia, è all'1,29 contro l'1,20 italiano e l'1,17 del Piemonte. Dovrebbe essere di 2,1 per garantire una stabilità della popolazione, non contando l'apporto migratorio.
Il numero dei morti supera di gran lunga le nascite e l'età media, in Granda, è di 46,6 anni. La più bassa del Piemonte, dove è di 47,9. L'indice di vecchiaia (pari a 199), che corrisponde al numero di over 65 ogni 100 individui con meno di 100 anni, è decisamente più basso che nel resto del Piemonte (232) e sostanzialmente uguale a quello italiano (200).
Ma è destinato a salire: era 161,6 vent'anni fa e sarà a 276 nel 2041. Questi numeri si traducono in quella che viene definita la dipendenza strutturale: il carico sociale ed economico della popolazione in età attiva è, e soprattutto sarà, sempre più squilibrato. A pagare di più sono e saranno i giovani.
Che risposte dare? Welfare e riforme, come fanno già nei Paesi nordici, in Francia e, con un evidente nuovo approccio, in Germania, dove il problema si sta affrontando con nuove politiche.
Il professor Billari ha sottolineato come l'unica cosa davvero per sempre siano i figli e che più che di fertilità si debba parlare di genitorialità. "Dobbiamo studiare quello che fanno gli altri Paesi e pensare a dare supporto finanziario alla crescita e non alla nascita dei figli. L'Assegno unico è stata una misura giusta, ma non basta. Il Family Act è stato abbandonato per mancanza di risorse. Serve un sostegno economico con l'uso della leva fiscale, come fa già la Francia. Servono politiche nazionali ma, soprattutto, servono risorse. E qui devono entrare in gioco le imprese, sostenendo la genitorialità e le famiglie attraverso servizi, contratti e orari che consentano di conciliarle con il lavoro".
Billari attacca anche l'organizzazione del tempo scuola, i tre mesi a casa d'estate, che rispondono ai bisogni di una società che non esiste più. E le leggi sulla cittadinanza, che vanno ripensate. Non ci può essere un'inversione di tendenza a questo "inverno demografico" senza riforme che tengano conto dei cambiamenti sociali. "Bisogna pensare al futuro. Ma il futuro è già qui".