Schegge di Luce - 02 giugno 2024, 07:53

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Marco Panero

Commento al Vangelo di domenica 2 giugno, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

“Gesù Eucaristia”, disegno dell’artista Pinuccia Sardo

“Gesù Eucaristia”, disegno dell’artista Pinuccia Sardo

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi (Mc 14,12-16.22-26).

 

Oggi, 2 giugno la Chiesa celebra la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B, colore liturgico bianco).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Marco Panero, sacerdote salesiano, originario di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole unite al bel disegno dell’artista braidese Pinuccia Sardo per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

 

Eccolo, il commento.

Stupisce come Gesù, che di solito non presta molta attenzione a problemi logistici, questa volta si mostri quasi meticoloso, attento ai dettagli. Quello non è un pasto come gli altri: è la celebrazione di un rito in contesto pasquale, a cui Gesù sta per offrire un significato nuovo, definitivo, quello della nuova Alleanza, che di lì a poco sarà consumata sulla Croce. Non si può assolutamente arrivare impreparati, o improvvisare.

Vale anche per noi. L’Eucaristia meglio celebrata è quella meglio preparata. Non si tratta anzitutto di “cose da fare”, di incombenze da sacrestia, quanto piuttosto di coltivare quello stato interiore che ci consente di entrare nel mistero celebrato, di prendervi parte non solo con azioni o parole, ma, molto più profondamente, con tutto noi stessi, intelligenza, volontà, affetti.

Prepararsi adeguatamente alla celebrazione della Santa Messa è indispensabile per lasciarsi coinvolgere in quel che lì sta accadendo e arrivare ad unire noi stessi all’offerta che Gesù fa di sé. Basta poco, facendo tesoro degli istanti che precedono l’inizio della celebrazione, e magari pregando così: «Sono alla presenza di Dio. Il Padre è il “regista” di questa storia di salvezza, e il protagonista è il Figlio, il Signore Gesù, che ancora oggi mi rinnova il suo amore, attuando la sua Pasqua per me. Ed è lo Spirito Santo a rendere possibile ora tutto ciò». Oppure, può essere d’aiuto ripetersi qualche passo del famoso discorso eucaristico di Gv 6: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna… Io sono il pane vivo disceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia». Una tale consapevolezza, che scende dolcemente nell’animo, cambia la prospettiva con cui guardiamo alla Santa Messa e il modo in cui la viviamo.

La solennità del Corpus Domini, che si celebra in questa domenica, è anche un invito a ridare il giusto posto all’adorazione eucaristica, prendendo anzitutto coscienza del dono che l’Eucaristia è: non si tratta di una “cosa”, per quanto santa. È una Persona viva, è Gesù in presenza, che si offre silenzioso, aspettando solo d’essere riconosciuto, accolto, amato.

Nell’Eucaristia c’è tutto Gesù: il suo Corpo e il suo Sangue offerti sulla croce, la sua anima umana, la sua divinità nella gloria. Un semplice tabernacolo racchiude Colui ad immagine del quale il mondo fu creato, racchiude… Dio! Dio fatto carne. Quando ci intratteniamo davanti al tabernacolo o all’Ostia esposta sull’altare, siamo al cospetto di Dio, il medesimo Dio che gli angeli adorano e glorificano incessantemente.

Il primo modo di rendere onore a Gesù presente nell’Eucaristia, è dunque accorgersi di Lui e trattarlo come una persona viva: riconoscerlo, parlargli, stare lì con Lui. L’adorazione eucaristica è proprio questo: imparare a rimanere in sua compagnia, senza ingombrare la mente di troppi pensieri o parole, ma badando piuttosto ad offrirgli un cuore adorante e pieno di gratitudine per la sua presenza eucaristica. Trascorrere un momento, anche breve, davanti al tabernacolo, è stare alla presenza del Volto Eucaristico di Gesù, lasciandosi scrutare da Lui... uno sguardo che, mentre ti entra dentro, ti guarisce, ti risana.

Quanto desidera Gesù essere incontrato, visitato, frequentato! E quanto lo deve addolorare l’indifferenza di cristiani che in chiesa fanno come se non ci fosse nessuno, ed entrando non si degnano di rivolgergli nemmeno un saluto, una parola, un gesto di riverenza…

Chi impara a frequentare il Volto Eucaristico di Gesù sperimenta una dolcezza e una pace inspiegabili e, un po’ per volta, quasi inconsapevolmente, assume anch’egli i tratti spirituali di quel Volto: paziente, amabile, mite. È segno che l’Eucaristia ci sta trasformando e iniziamo a diventare cristiani sul serio.

Silvia Gullino

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