"Mio malgrado, avevo scoperto di essere arrivato in tempo per assistere ai fasti di un impero ormai in disarmo, con un entusiasmo assai ingiustificato per le infinite possibilità del digitale. Che erano autentiche: con la rete si poteva fare tutto, dappertutto e sempre. Peccato che a farlo non sarebbero più stati né i giornalisti, né gli scrittori, né i vecchi cantastorie da microfoni ma più o meno le stesse persone che pubblicano i meme con la postilla «massima condivisione!»".
E’ un racconto degli inizi dalla vena tragicomica – l’approccio a un mestiere che nella sua successiva, personale interpretazione l’interessato esercita da un quarto di secolo con crescente soddisfazione e l’apprezzamento di una sempre più vasta platea di affezionati lettori e ascoltatori – quello con cui il giornalista e scrittore albese Federico Ferrero apre le pagine della sua ultima fatica editoriale, "Parlare al silenzio. La mania di raccontare il tennis" (2024; 158 pagine, prezzo di copertina 18 euro), volume che nelle scorse settimane ne ha segnato il ritorno in libreria per i tipi di Add Editore.
Per quanti non lo conoscessero, e per coloro che amassero la provinciale retorica dei vanti di casa nostra, l’autore rientra di buon diritto nella categoria dei portatori di talento che fuori dalla Granda tengono alto il buon nome della Granda. Circostanza piuttosto comune se si parla di Nutella, grandi vini e media industria; meno quando il tema sono ambiti quali la letteratura e il giornalismo. Diletti nei quali il nostro si pone al fianco di pochi altri – Aldo Cazzullo, lo scrittore Marco Giacosa, per restare ad Alba – tra gli epigoni di celebrati maestri con radici ai piedi del Monviso come Arpino, Bocca e Mauro.
Storica voce del tennis sugli schermi di Eurosport (insieme a Jacopo Lo Monaco – e per qualche tempo avendo come 'spalla tecnica' un altro nome noto di casa nostra: l’ex giocatore canalese Gianni Ocleppo, già numero 30° del ranking Atp), da qualche mese in forza anche a Sky Sport, Ferrero è riconosciuto dagli appassionati per le doti di professionalità e competenza dimostrate nell’accompagnare al microfono le gesta degli eroi della racchetta. Una personale visione di quella speciale forma di racconto che, sull’esempio offerto da impareggiabili mostri sacri, rivendica il rigore della preparazione e respinge taluni eccessi di un mondo assai cambiato da quando a narrare le stesse imprese era l’inarrivabile connubio tra la retorica colta di Gianni Clerici e il rigore dei numeri di Rino Tommasi.
Ferrero non è solo questo. Chi – come chi scrive – non soltanto per amicizia ne segue da tempo il lavoro sa bene come il suo campo d’elezione sia forse più la pagina, del teleschermo. Penna di vaglia, come si dice, firma per il Corriere della Sera (sue le ricostruzioni dei "cold case" della provincia piemontese in uscita settimanale sulle pagine torinesi del quotidiano), per l’inserto Sette e per Domani, dopo averlo fatto per L’Espresso, L’Unità, Il Riformista, Pagina 99. In libreria è invece comparso con "Alla fine della Fiera. Tangentopoli vent’anni dopo" (Add, 2012), "Il Palpa, il più forte di tutti" (Rizzoli, 2019), "Il mio tennis" con Riccardo Piatti (Rizzoli, 2021), "L’ultima scimmia. L'evoluzione del tennis dalle origini dell'uomo a Roger Federer" (con Marco Bucciantini; Hoepli, 2022).
Nei sedici capitoli di "Parlare al silenzio", ognuno aperto da una massima (come non riprendere anche qui David Foster Wallace: "Quale combinazione di vuoto mentale e concentrazione si richiede per tirare un ace di seconda su una palla break decisiva in una finale dello slam, davanti a quindicimila teste che ti fissano e a un miliardo di spettatori sparsi per il mondo"), l’amara constatazione richiamata in apertura segna l’esordio di un racconto col quale sul filo del tempo Ferrero sorride sulle incertezze degli inizi per arrivare alla complessità dell’oggi.
Nel mezzo ci sono trent’anni di una stagione di memorabili sfide tra grandi campioni in teatri di gioco sempre meno battuti da chi quelle sfide le dovrebbe raccontare dal vivo. Rivalità consumate negli anni tra servizi e risposte, ace e passanti, andate in scena – pardon, in onda –, mentre nel giornalismo si consumava una transizione di portata epocale e della quale tuttora non è chiaro il finale. Un’occasione, alla fine, per "ragionare di linguaggio e informazione", di come è cambiato il mestiere del cronista dalla nascita del web a oggi.
Considerazioni che si alternano alle più leggere testimonianze dell’autore, a ricordi e aneddoti capaci di strappare al lettore più di un sorriso e farne l’ironico sfondo di una riflessione la cui portata ricomprende pure l’avvento dei social, la moltiplicazione delle piattaforme che alle Tv contendono un primato sempre più in bilico e la quotidiana minaccia di un marketing che ha pervaso nel profondo la sfera del giornalismo, confondendone i canoni e minandone la credibilità.
Un racconto che nel tirare finale delle somme ritorna fatalmente al personale. A una laurea in legge rimasta nel cassetto per inseguire un sogno che anno dopo anno ha preso una forma che, adesso si può dire, la meritava, tanta pena.
"E’ dunque andata a finire così (…) – chiosa Ferrero facendo allora del suo amato sport metafora di vita –. Se una cosa il tennis me l’ha insegnata, è che, anche dopo vent’anni, quelli bravi riescono a mantenere una versione matura ma del medesimo entusiasmo dei primi giorni, quel pizzico di più o meno malcelata soddisfazione, una sorvegliata dose di stima in sé, una memoria corta rispetto ai rimpianti e nessuno spazio per i rimorsi. In una disciplina in cui puoi perdere una partita da 6-1 6-1 5-1 40-0 questa è anche una forma di autodifesa. Che funziona anche senza racchetta".
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PRESENTAZIONE DOMANI ALLA MILTON CON IMARISIO - "Coltelli e racchette" è il tema scelto per l’incontro col quale domani, sabato 18 maggio, Federico Ferrero presenterà ad Alba "Parlare al silenzio. La mania di raccontare il tennis". Con lui Marco Imarisio, prestigiosa firma del "Corriere della Sera", fresco autore di "Tenebre Italiane. Storia terribile ma vera dei delitti che hanno cambiato il Paese" (Solferino). L’appuntamento è nel cortiletto della Libreria Milton di Alba, in via Pertinace 9/C, con inizio alle 18.30.