Dopo Sanremo e le polemiche seguite alla canzone e soprattutto all'intervento di Ghali, con il suo "Stop al genocidio", dopo il caso del comunicato dell'ad della Rai letto da Mara Venier a Domenica In, il tema dello scontro in atto tra Hamas e Israele, che sta causando la morte di decine di migliaia di palestinesi, continua a dividere e a scaldare gli animi.
Non ne è rimasta esente la città di Cuneo, dove ieri si è diffusa la notizia della rimozione, da parte di Paolo Bogo, docente di Filosofia, di un cartellone affisso da alcune studentesse sulla parete della succursale del Liceo cittadino in via Massimo D'Azeglio, con la scritta "Stop al genocidio".
Ad informare gli organi di stampa l'Unione degli Studenti, che ha parlato di minacce e atteggiamenti aggressivi da parte del docente. Una decina di loro, stamattina, ha inscenato una piccola protesta in piazza Galimberti per ribadire la propria posizione.
La situazione è decisamente rientrata nell'istituto. Come attestano le immagini che ci arrivano dalla succursale frequentata dagli studenti della quinta Beta, protagonisti dell'affissione del cartello rimosso, stamattina lo striscione è stato nuovamente esposto e si sono aggiunti tanti altri cartelli.
E' un no alla censura e la rivendicazione del loro diritto di esprimere un'opinione.
In questo momento, al liceo di Cuneo, è in corso un incontro di chiarimento tra il docente protagonista del gesto e gli studenti. Il professore non si aspettava che quanto accaduto finisse sulle pagine di tutti i giornali, evidenziando come tutto sia stato strumentalmente ingigantito.
"Da parte mia non c'è stata nessuna repressione e nessuna minaccia - chiarisce, contattato al telefono. I miei studenti, che non frequentano la quinta Beta, sono rimasti increduli quando hanno letto ciò che avrei fatto. Circolano cento versioni di ciò che è accaduto due giorni fa al liceo. Figuriamoci, poi, se ho aggredito qualcuno. Quel cartello l'ho rimosso prima di tutto perché credo che la complessità di ciò che sta avvenendo e avviene, da decenni, in quelle terre, debba essere trattata in modo diverso. La parola genocidio ha un significato preciso: lo sterminio di un popolo in quanto popolo. Per quanto sta avvendendo a Gaza si può usare la parola massacro. Ma non genocidio. Ho sbagliato ad agire in modo veemente e me ne scuso. Ma sono sempre stato pronto al confronto con gli studenti e avrei voluto confrontarmi con loro per far capire che le parole hanno un peso e un significato. La mia voleva essere una provocazione, per portarli ad un confronto. E' andata diversamente, forse anche per colpa mia".
Paolo Bugo, una laurea in Filosofia e Storia del Teatro e una passione per la storia, si è occupato di antisemitismo per lungo tempo presso le Civiche Raccolte Storiche di Milano e poi, per sei anni, di crisi internazionali e genocidi presso l'Istituto storico della Resistenza di Cuneo. Ha tenuto corsi di formazione, sul tema, a centinaia di docenti della provincia.
Con una formazione così specifica e nel suo ruolo di docente, ritiene di avere la competenza per contestare una parola usata, secondo lui, in modo errato. "Io sono addolorato per quanto sta accadendo a Gaza, esattamente come lo sono i ragazzi e come dovremmo essere tutti. Ma parlare di genocidio è errato e finisce per colpire chi è ebreo. Nel nostro liceo ci sono studenti musulmani ma anche ebrei. Ed è giusto, per amore di verità, trattare la questione partendo dai giusti termini. Ripeto: il mio voleva essere un gesto provocatorio, non una censura. I miei studenti sanno che da parte mia c'è una disponibilità al confronto, non per fare politica, ma per capire una questione controversa e complessa. Drammatica, ma che nulla ha a che vedere con i genocidi che hanno colpito tanti popoli, tra cui gli ebrei".