Economia - 29 dicembre 2023, 18:40

Ex Ilva, fumata nera: tutto rimandato a inizio anno. I sindacati: "Siamo a un passo dallo scontro"

Il Governo attende il vertice dell'8 gennaio con Invitalia e Arcelor Mittal che per l'esecutivo dovrebbe essere dirimente: "Quella sarà la deadline - sostengono da Palazzo Chigi - la linea rossa oltre al quale non si potrà più andare avanti"

Immagine di repertorio

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Come si apprende da Adnkronos ci sarà un nuovo round governo sindacati sul futuro dell’ex gruppo Ilva il 9 gennaio. Lo ha assicurato, a quanto si apprende, l’esecutivo al termine dell’incontro di oggi, venerdì 29 dicembre.

Il confronto si terrà dunque dopo il vertice tra governo, Invitalia e Arcelor Mittal previsto per l’8 gennaio che per l’esecutivo dovrebbe essere dirimente.

Dal governo dunque non sarebbe arrivato nessun aggiornamento tecnico sulla strada da prendere per risolvere la crisi finanziaria dell’ex gruppo Ilva. A Fim Fiom Uilm Uglm e Usb , infatti, l’esecutivo avrebbe spiegato di essere in attesa del vertice.

Sul tavolo del contendere con il socio indiano di Adi sempre il nodo relativo alla ricapitalizzazione pro quota della società per garantirne la sopravvivenza ed il rilancio industriale che per Mittal dovrebbe essere circoscritta a 320 mln mentre per lo Stato, socio di minoranza non dovrebbe essere inferiore ai 1,320 mld.

“Quello che vi vogliamo far capire è che l’8 gennaio sarà la deadline, la linea rossa oltre la quale non si può andare nella risposta che Mittal ci dovrà dare per assumere noi, poi, scelte conseguenti”. Così il governo, come da una nuova agenzia battuta da Adnkronos: a quanto si apprende da fonti presenti all’incontro, il Governo avrebbe assicurato ai sindacati che non intende andare oltre il vertice con Mittal, previsto per i primi di gennaio dal Cda di Adi ieri, per assumere le decisioni relativamente al rilancio dell’ex gruppo Ilva. “Vorremmo evitare l’amministrazione straordinaria: in ogni caso il governo garantisce la continuità produttiva degli impianti”, avrebbe ancora assicurato.

“Siamo a un passo dallo scontro”. Così il leader della Fiom, Michele De Palma, sintetizza l’esito dell’incontro a Palazzo Chigi sull’Ex gruppo Ilva. “In ben due incontri abbiamo chiesto al governo una posizione chiara: un’assunzione di responsabilità e la salita in maggioranza. Oggi ci sono state proposte soluzioni che non vanno nella direzione auspicata”, spiega. E ammonisce: “nell’incontro fissato per il 9 o ci sarà un elemento di condivisione o sceglieremo le strade per farci valere verso l’azienda. È a rischio il futuro. Siamo l’unico paese che non è in grado di fare la transizione perché siamo ostaggio di una multinazionale e del suo Ad”, conclude.

Nonostante il cuore del centro siderurgico sia Taranto, in Piemonte sono presenti tre stabilimenti dell’ex Ilva a Racconigi, Gattinara e Novi Ligure, per un totale di circa cinquecento dipendenti, tremila - secondo quanto riferiva il presidente Alberto Cirio - se si calcola l’indotto. 

Lo scorso 11 dicembre, proprio nel grattacielo della Regione, si era tenuto un incontro, dove erano anche presenti gli amministratori dei comuni coinvolti. Qui era stata proposta “un’azione coordinata con Puglia e Liguria per far sentire la voce delle Regioni in difesa degli stabilimenti produttivi”. 

Nello stabilimento racconigese lo scorso 21 novembre era stato indetto uno sciopero. Qui operano circa novanta dipendenti che si occupano della produzione di tubi in acciaio, prima del Covid erano circa 150. Una fase di stallo, quella che si sta verificando nella fabbrica di Strada Regionale 20, che vede un ricorso sempre più massiccio della cassa integrazione. 

 

 

Daniele Caponnetto

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