Consumo di suolo: per la provincia di Cuneo un davvero poco lusinghiero primato regionale. E' infatti il territorio che, nel 2022, ha cementificato di più: con 179 ettari risulta la provincia con i consumi maggiori, superando addirittura Torino (168 ha).
Ad evidenziarlo è stato il Rapporto "Il consumo di suolo in Italia 2023" elaborato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA) e pubblicato sul sito di Arpa Piemonte.
Sul dato provinciale di Cuneo incidono le opere connesse ai cantieri dell’autostrada A33, nel tratto compreso tra Alba e Roddi,
ma anche la nuova tangenziale di Cherasco
ed il polo logistico in area MIAC (Mercato Ingrosso Agroalimentare Cuneo) nel capoluogo. Per ora, tra l'altro, inutilizzato.
A livello comunale il territorio con il consumo di suolo netto più elevato nel 2022 è Roddi (32,80 ha), seguito da Novara (27,73 ha) e Tortona (19,26 ha), comune per il quale incidono le opere connesse al Terzo Valico dei Giovi. Sopra i 10 ettari abbiamo Cherasco (18,79 ha), Orbassano (18,64 ha), Grugliasco (17,89), San Pietro Mosezzo (14,92), Alba (13,94), Vercelli (12,6), Settimo Torinese (11,55), Torino (10,69) e Trecate (10,04).
Allargando lo sguardo al Piemonte, tra il 2021 ed il 2022 si sono consumati altri 617 ettari netti di suolo, per un totale di suolo occupato da superfici artificiali di 170.199 ettari, il 6,70 % dell’intera area regionale.
Il valore è il secondo più alto della serie storica, inferiore al solo periodo di osservazione 2020-2021 in cui il consumo si era attestato a 679 ettari; nel 2022 il consumo di suolo è connesso in maniera rilevante anche all’adeguamento della rete di trasporti con importanti opere che toccano sia il sud del Piemonte (Autostrada Asti-Cuneo A33, Terzo valico), sia il nord (tangenziale di Novara).
Per dare un’idea del consumo di suolo del 2022, è come se ogni giorno, in Piemonte, fosse stata artificializzata una superficie equivalente a 2,4 campi da calcio.
In termini assoluti, il valore del 2022 proietta il Piemonte al quinto posto a livello nazionale, dopo Lombardia, Veneto, Puglia ed Emilia Romagna; in termini di aumento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, con il valore dello 0,36 %, il Piemonte si attesta al primo posto in nord Italia, sopra la media nazionale pari a 0,33%.
Commentano da Arpa: "Come detto, al processo di consumo contribuisce in maniera rilevante anche l’adeguamento della rete di trasporti. A ciò si aggiunge un fenomeno meno evidente in quanto più distribuito sul territorio, che potremmo definire endemico, ma nel complesso consistente, con opere di piccola o media estensione che interessano un po’ ovunque i piccoli centri urbani, i territori collinari e gli assi vallivi montani.
Valutando la situazione nazionale, il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale. Al 2022 la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 km2, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi). La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, non conosce battute d’arresto: il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media, dove l’11% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore sensibilmente superiore alla media nazionale (con un aumento medio percentuale dello 0,33%).
Considerando il consumo di suolo totale dell'ultimo anno, più del 35% (più di 2.500 ettari) si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta.
Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana.
Dai dati illustrati per il 2022 emerge un fenomeno che non tende a rallentare e che risulta ben lontano anche in Piemonte dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle previsioni demografiche, imporrebbero addirittura un saldo negativo del consumo di suolo.
Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, si può stimare che a livello nazionale, se fosse confermata la velocità media 2012-2022 anche nei prossimi nove anni, un costo cumulato complessivo tra il 2012 ed il 2030, compreso tra 80,2 e 98,7 miliardi di euro.
Perdita di servizi ecosistemici che non si traduce solamente in costi economici nascosti, ma impatta direttamente sulla qualità della vita della popolazione. Tra i servizi ecosistemici offerti dal suolo, sono da annoverare anche quelli di regolazione della temperatura: a rendere infatti le città sempre più calde non sono solo i cambiamenti climatici ma contribuisce anche in larga parte proprio il consumo di suolo".