E' Ugo Sturlese, sempre in prima linea per la difesa della Cuneo-Nizza, a tirare le fila della storia della ferrovia e soprattutto dei trascorsi recenti, nel corso della manifestazione in programma questa mattina 6 ottobre davanti alla stazione ferroviaria di Cuneo, alla presenza di una settantina di persone e di tanti rappresentanti delle istituzioni e del territorio.
Sturlese ha ricordato il 2020, l'anno che ha consacrato la linea come Bene del Cuore Fai e poi quello della tempesta Alex, con la ferrovia diventata unico collegamento tra l'Italia e la Francia, a causa della chiusura del traforo.
"Sembrava finalmente un'occasione per il suo rilancio, ma è stata un'illusione breve", ha sottolineato il consigliere comunale e membro del Comitato delle ferrovie locali.
Poi le quattro coppie di treni, una vittoria durata pochi mesi e di nuovo il ritorno a tre. Sturlese ha ribadito la necessità di tornare alle quattro coppie e addirittura a sei, come era stato in passato. Ma soprattutto è necessaria l'internazionalizzazione della linea così come l'aggiornamento della Convenzione che pone in capo all'Italia i costi della manutenzione. Una risposta dovrebbe arrivare nel pomeriggio dalla Cig.
Un lungo e accorato discorso il suo, nel quale ha sottolineato che se la ferrovia è ancora viva e non è stata dismessa, nella regione che ha il più alto numero di chilometri di ferrovie locali dismessi, è proprio grazie ai comitati e ai cittadini che, da anni, sono attivi in ogni modo per questa linea.
Hanno parlato poi tre pendolari, che lavorano in Francia ma vivono in Italia, per i quali la chiusura della strada e la scarsissima offerta di corse ferroviarie costituiscono un vero incubo da tre anni.
Escono di casa alle 6 della mattina e rientrano ogni giorno verso le 22, solo per poter lavorare. E sempre che vada tutto bene e i treni ci siano. Sono Angela De Toma, cuneese che lavora al Museo delle Meraviglie di Tenda, Annamaria Gentile, infermiera presso l'ospedale di Tenda, residente a Robilante così come Luca Giordano, che lavora nella casa di riposo di La Brigue.
Il consigliere regionale Ivano Martinetti, nel suo intervento, ha voluto ribadire primariamente questo: la Cuneo-Nizza, al di là dei tanti discorsi di utilizzo turistico, è un mezzo di trasporto che serve a chi lavora. Ed è tutt'altro che un ramo secco, perché viene utilizzata e lo sarebbe ancora di più se ci fossero più corse.
Tra gli interventi, anche quello di Mauro Calderoni, che ha ricordato come da Saluzzo non partano più treni; di Fulvio Bellora, del Comis, un altro comitato molto attivo nella difesa e valorizzazione delle ferrovie locali. Intervento anche per gli assessori del Comune di Cuneo Sara Tomatis e Gianfranco Demichelis; sono intervenuti Giancarlo Boselli e Claudio Bongiovanni, consiglieri comunali di minoranza, al fianco di Sturlese in tante battaglie.
Contributi anche da Valter Cavallo, profondo conoscitore della storia di questa linea, di cui sa davvero tutto; e di Mauro Tosello, ex ferroviere, che sulle linee della Granda ha scritto un libro. Tra le cose evidenziate nel suo intervento, in particolare la questione dei 40 km orari in Francia, non risolvibile se non a fronte di ingenti lavori.
Una manifestazione importante, avvenuta nell'anniversario di riapertura della linea, nel 1979, e nel giorno della CIG, da cui si spera arrivino risposte soprattutto sul tema della competenza sulla linea, che non può più essere solo in capo al Piemonte.
Il tutto davanti alla stazione di Cuneo, sempre più in stato di abbandono, a partire dal suo orologio, fermo da anni, come sottolineato proprio da Valter Cavallo.