Si è concluso ieri con il grande rito delle premiazioni e della sfilata di tutti i giganti finisher il Tor des Géants 2023, una delle gare di trail più famose e dure al mondo.
Eppure, sono migliaia e migliaia gli atleti che tentano di iscriversi, ogni anno, per affrontare i 330 chilometri di percorso, con un dislivello positivo di oltre 24mila metri. Si accede per estrazione, oppure se si riesce ad essere tra i primi 200 finisher della gara minore, il Tot Dret, 130 chilometri.
Il Tor des Géants è il giro della Valle d'Aosta, con partenza e arrivo a Courmayeur, attraversando le spettacolari cime della regione, 25 cime con altitudine superiore ai 2000 metri. Un'unica tappa. Punti di ristoro e basi vita, ma non ci si ferma mai.
Oltre mille atleti alla partenza, poco più di 600 quelli che hanno tagliato il traguardo entro le 150 ore previste per concludere la distanza. Una gara massacrante, solo per giganti, come dal nome stesso della competizione, che significa proprio giro dei giganti in patois valdostano.
Tra loro anche tre atleti cuneesi, che sono riusciti a chiudere il percorso piazzandosi molto bene in classifica.
Ottimo 41esimo posto per Roberto Camperi, 48enne frabosano al suo primo Tor, finisher con un tempo di 98 ore e 19 minuti.
Buonissimo piazzamento per Erik Rolando, odontotecnico 47enne di Cuneo, arrivato al traguardo in 105esima posizione dopo 113 ore e 49 minuti di gara. Anche per lui era la prima partecipazione.
Fabrizio Bongioanni, 34 anni a breve, di Pianfei, ha tagliato il traguardo dopo 121 ore e 10 minuti, arrivando 154esimo. Fabrizio, nonostante la giovane età, è al suo secondo Tor.
Perché, anche se può sembrare assurdo, dopo una gara così incredibile - un autentico viaggio anche dentro se stessi, contando che per la maggior parte del tempo lo si affronta da soli - è difficile non aver voglia di rifarla. Magari non l'anno successivo, ma al Tor prima o poi si torna.
Lo hanno evidenziato i tre atleti cuneesi, che si dividono tra lavoro, famiglia o impegni personali e allenamento. Anche se non si è mai abbastanza allenati per affrontare una gara così lunga e dura, spesso condizionata dal meteo, che in montagna sa essere violentissimo.
In questa edizione, due giorni di grande caldo, i primi, che hanno fiaccato non pochi atleti, costretti al ritiro. E poi grandine e pioggia, freddo e nebbia. E lì entra in gioco la tenuta mentale, in una situazione di fatica fisica ma soprattutto di privazione di sonno: è la testa l'elemento che fa davvero la differenza.
"E' stata un'esperienza bellissima, me la sono goduta. Stavo bene e tutto ha funzionato", racconta Camperi, che ha chiuso alla grande il suo primo Tor. Felicissimo Fabrizio, per aver chiuso il suo Tor per la seconda volta, cosa mai scontata.
Più sofferta, invece, la gara di Erik Rolando, per buona parte della gara attorno alla posizione 80. Gli ultimi 30 chilometri sono stati per lui durissimi, corsi quasi tutti al buio e sotto una pioggia battente, le gambe quasi inchiodate, ogni passo una conquista. Erik è arrivato al traguardo alle 3.50 della mattina. "Ho bisogno di un po' di tempo per capire cosa ho fatto. Le montagne della Valle d'Aosta sono molto più severe e ripide delle nostre, ma l'ho scoperto solo in gara, perché qui non avevo mai corso. Essere arrivato al traguardo in quello stato, non aver mollato... al di là del risultato, quasi incredibile viste le mie condizioni, credo sia stata la vera vittoria di questa avventura".
Ieri mattina la sfilata finale, con tutti i finisher, chiamati ad uno ad uno. Oltre un'ora di nomi e nazionalità - ben 84 quelle presenti - a testimoniare che, anche per gli organizzatori, al di là dei vincitori, che sono tutti atleti professionisti, la vera bellezza del Tor sta in chi arriva tra le lacrime, zoppicando, con i piedi martoriati, portando dentro se stesso storie, sfide e sogni. Su quella linea del finish ognuno di loro viene chiamato gigante. Perché lo è per davvero.